Capitolo 24

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<<Andiamo!>> Esortò Brandon.
Era il tanto atteso giorno della partenza. Finalmente sarei tornata in patria dalla mia famiglia e dalle mie amiche. L'unico problema, in quel momento, erano le sette ore e mezza di aereo che ci attendevano.
Ci dirigemmo presto all'aeroporto e facemmo le classiche procedure: controlli di sicurezza, del biglietto, carta d'identità e check-in.
In men che non si dica ci ritrovammo in aereo, stavolta insieme, fortunatamente.
Era stato davvero molto bello parlare con la signora Anna, la prima volta, ma devo anche ammettere che sentire la sua storia mi aveva rattristata tanto.
<<Sei pronto?>> Domandai a Brandon
<<Si, perché?>>
<<Non ti facevano paura le partenze?>>
<<Se fossi solo si, ma sono con te e nulla può mettermi paura>>.
A queste parole gli sorrisi e gli baciai la guancia.
<<Il cellulare?>> Chiesi ancora io
<<Spento>>
<<Gli zaini?>>
<<All'interno degli sportelli qui sopra>>
<<Computer?>>
Domandai del computer perché i nostri zaini erano già troppo pieni, di conseguenza dovemmo lasciarlo fuori.
<<Sotto le mie chiappe>>
<<Perfetto>> dissi non facendo caso alla sua risposta. <<Aspetta, che cazzo significa sotto le tue chiappe?>>
<<Ma è qui, scemotta>>.
Allungò una mano fino al terzo sedile, lo prese e me lo mostrò. Quel posto non era stato occupato da nessuno.
C'eravamo solo io, lui e il brontolio del mio stomaco. Evidentemente il "cavallo" mangiato a pranzo non mi era bastato.
<<Gesù santissimo, stiamo partendo. Stringimi la mano adesso o muoio>> mi disse spaventatissimo
<<Vieni qui, fifone!>> Gli risposi aprendo le braccia per abbracciarlo.
<<Li vedi questi occhi?>> Si indicò il viso
<<No>> risposi ironicamente
<<Dai, non fare la stronza>>
<<Okay, li vedo>>
<<Vedi cosa c'è dentro?>>
<<Iride, cornea e pupilla?>>
<<Ti ho chiesto, per favore, di non fare la stronza>>
<<Stavolta è vero, cosa dovrei vedere?>>
<<La felicità>>
<<Si, in effetti la vedo>>.Ma quando mai, non vedevo un cazzo.
<<Sei tu la felicità che vedi nei miei occhi>> disse, dopo mi baciò.
E fu così che Brandon sconfisse la paura della partenza per sempre.

<<Mamma>> urlai
<<Oh tesoro mio, ciao>> rispose mia madre.
<<Come stai?>> Le chiesi in un forte abbraccio
<<Una meraviglia, adesso che ti ho di nuovo qui con me>>
<<Tu, invece?>> Aggiunse
<<Concordo con ciò che hai detto prima>>
<<Amore della mamma>>
<<Va tutto bene con Brandon?>>Mi chiese
<<Si, certo>>
<<Sicura?>>
<<Si, mamma>>
<<Hai pensato ancora a Cole?>>
<<Qualche volta>>. Ma qualche volta un cazzo. Quel ragazzo era il mio chiodo fisso, il mio punto debole, la mia libertà, la mia voglia di fare. Ma soprattutto il mio sole, il mio cielo e tutte le mi stelle.
In quell'anno, mentre noi eravamo in Danimarca, sono successe tante cose: Britney e Cheryl avevano lasciato il college, avevano capito non facesse per loro; mio padre aveva iniziato ad organizzare mostre in casa nostra per far vedere le sue auto ai collezionisti; la nonna di Brandon era deceduta e aveva lasciato lui la casa; infine, i miei avevano traslocato.
<<Tesoro, perché non vieni a vivere con me a casa di mia nonna?>> Mi domandò Brandon mentre disfaceva la sua valigia
<<Dove vive?>>
<<Manhattan>>
<<Qui vicino, praticamente>>
<<Si, esatto>>
<<Ormai sotto le coperte, ho bisogno del tuo profumo>>
Sorrisi e tacqui.
<<Ti porto a casa, così inizi a fare i bagagli>>
<<Va bene>>.
Mi riaccompagnò a casa e scese con me per dire a mia madre delle nostre intenzioni.
<<Ciao mamma>> la salutai io
<<Ciao Olivia>> salutò dopo di me Brandon
<<Ciao ragazzi, hai già disfatto le valigie, Brandon?>>
<<Le ho disfatte si, però ora dovrei rifarle>>
<<Per far cosa?>>
<<Vorrei che Autumn, in assenza di mia nonna, venisse a vivere a casa sua insieme a me>>
<<Dove si trova la casa?>>
<<Manhattan>>
<<Sempre qui a New York, okay. Se avete vissuto per quasi un anno in Danimarca perché non dovrei non farlo anche in America>>
<<Ti adoro, Olivia>>.
Mia madre era proprio come me, sorrideva e non parlava più.
<<Perfetto, tesoro. Vado a rifare le valigie, tu prendi qualcos'altro, in caso ti serva e poi andiamo>>
<<va bene>>
<<dammi un bacio prima che vada>>
si avvicinò e gli porsi la guancia, mi imbarazzava sbaciucchiarmi davanti a mia madre.
<<Autumn, tesoro. Tu e Brandon fate una bella coppia, siete fantastici insieme. Ma ti conosco, non è quello che vuoi davvero. Sei sempre in tempo per rimanere qui. A Copenaghen era una cosa destinata ad una fine, qui se non fai un taglio adesso durerà per sempre, e sarai infelice>>
<<Lo so mamma, hai ragione. Però lui è la mia un'opportunità, per sfuggire a questa malinconia. So che vuoi il meglio per me, ma questo meglio è in galera. Ormai ci sono troppo dentro, non posso più tirarmi indietro>>
<<È questo ciò che desidera il tuo cuore?>>
<<No, ma è l'unica cosa che posso fare per aiutarlo a battere di battiti forti e vivi>>
<<Allora sii felice, figlia mia>>
<<Ti voglio bene mamma>>
<<Anch'io, piccola. Dammi un abbraccio>>.
Mi strinsi fra le braccia di mia madre, era così bello farlo, mi sentivo a casa. Sapete com'è stata la mia vita dopo l'arresto di Cole: triste, straziante, una continua infelicità.
In quel momento, l'unico modo per sfuggire a quella realtà, era Brandon. Ci provavo a far qualcosa per star bene, nonostante io fossi ancora piena degli sguardi di Cole.
Andai in camera mia a prendere le valigie. L'unica cosa che avrei dovuto portare nella casa nuova erano i miei libri.
Stavo raccogliendo i miei libri delle superiori e tutti quelli letti negli anni. Non sarei riuscita a vivere senza una libreria in casa.
Vidi il quaderno ad anelli in cui tenevo i miei più cari ricordi. Cazzo, quel quaderno.
Era il libro in cui avevo deciso di far appassire la rosa che mi aveva regalato Cole.
Aprii il libro, la rosa era appassita da un bel pezzo.
Sussultai dicendo: <<mamma, mi spii?>>
<<No, tesoro. È solo che tu sei la mia bambina, mi piace guardarti. Pensavo che una volta tornata dal viaggio saresti rimasta ancora un po' a casa, con me. Invece no, vai già via>>
<<Mi dispiace, mamma>>
<<Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola. Lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà>> disse guardando la mia rosa
<<Io l'ho fatto, l'ho raccolta. Il mio tempo, è già finito. La mia rosa è già sbocciata, regalandomi grandi emozioni, ma in un attimo, mi sono rimasti solo i ricordi avvizziti>>
<<E a questo punto, puoi fare solo due cose: puoi scegliere di rimanere fedele a questa rosa, il tuo primo amore, la prima che hai guardato con occhi diversi, il tuo tutto. Fallo, così vivrai di una felicità lontana e astratta.
Oppure puoi decidere di tradire la prima rosa con la seconda, colei che ti regalerà emozioni che tutti riescono a provare. Non ti regalerà mai emozioni come ha fatto la prima, quella ti ha lasciato un segno. Certi segni, soprattutto alla tua età, quando si vive tutto in modo amplificato, sono come marchiatura a fuoco. Se hai un marchio sulla tua pelle, allora sei diversa, sei diversa da tutti gli altri esseri presenti in questa terra. Quell'emblema ti ha cambiata. E fino alla fine dei tuoi giorni, penserai ancora alla prima rosa, colei che ti ha cambiata per sempre.>>
<<Ti amo, mamma>>
<<Io di più>>
"<<Voglio andare avanti, anche se sarò infelice. Non sono capace di rimanere ferma ad un punto morto>>
<<In ogni cosa che sceglierai, sappi che io sarò sempre d'accordo e felice per te">>
Dopo questa frase sentii un clacson suonare, mi affacciai dalla finestra sulla parete della mia camera. Era Brandon, era tornato a prendermi.
<<Va' e fatti sentire, stronzetta>>
<<promesso>> risposi a mia madre.
Dopo mi baciò la fronte, mi aiutò a portare le valigie al piano di sotto e andammo a caricarle in macchina.
Mentre ci allontanavamo salutavo mia madre con la mano.
So che non era la fine del mondo, che avrei potuto ancora risentirla, vederla, parlarle.
Ma per me, quell'andar via di casa per sempre, era come un nodo alla gola, e dovevo pure sopportarlo.

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