Capitolo 8.

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AUTUMN'S POV

Il giorno dopo tornai al carcere.
Pensavo che mi avesse detto tutte quelle cose solamente perché era spaventato, o magari nervoso. Più che pensare, era uno sperare.
Entrai nell'edificio e andai in sala d'attesa, quella in cui la gente aspetta di essere chiamata per andare a trovare i carcerati.
Firmai la carta che attestava il fatto che fossi stata lì quella mattina e mi sedetti.
<<Non vuole ricevere visite>> disse un poliziotto, mi girai di scatto pensando parlasse di Cole, invece no, parlava con una coppia seduta accanto a me.
<<Mitchell>> mi chiamò la poliziotta che gestiva la sala. Mi alzai e camminai velocemente verso di lei.
<<Mi dispiace signorina Mitchell, non vuole vederla>>
<<Okay>> risposi con voce spezzata.
Allora era vero, era tutto vero. Era vero che non voleva vedermi più.
Avevo tanti progetti, tanta voglia di vivere la vita, di crescere e realizzare i miei sogni.
Ma se nessuna di queste cose si fosse realizzata senza di lui, non avrebbe avuto un senso.
Sembrerebbe assurdo rinunciare ai propri sogni e obiettivi per un amore. L'amore oggi c'è e domani no. L'amore oggi ama e domani no.
Ma Cole c'era ieri, c'è oggi e ci sarà domani, per sempre, dentro di me.
Non sapevo cosa fare, dove andare, con chi parlare. L'unico che mi venne in mente fu Greg. Andai immediatamente da lui, non avevo mai corso così con la macchina. Impiegai solo mezz'ora dal carcere a Vandemere.
Appena arrivata vidi che la porta era socchiusa. Bussai e richiamai Greg: <<Greg, sei in casa?>>
<<Chi è che mi chiama?>>
<<Sono io Greg, Autumn>>
<<Ah si, entra pure>>
Entrai e mi diressi in soggiorno, lui era seduto sul divano a leggere il giornale.
Mi guardò e io lo guardai anche, l'unica cosa che seppi fare fu scoppiare in lacrime e andarmi a rifugiare tra le sue braccia.
L'abbracciai stringendolo forte mentre lui mi accarezzava la testa.
<<Stai tranquilla, piccola. Non piangere, adesso guardami, dai>>
Mi alzai e mi misi seduta meglio sul divano.
<<Vedi la cosa da un'altra prospettiva>>
<<Cioè?>> Lo interruppi
<<Cole non fa così perché non vuole vederti. Sta sbagliando, questo è certo. Lui ti ama davvero e sta facendo questo perché vuole il meglio per te, nonostante il meglio per te sia lui>>
<<Crede di sapere cos'è meglio per me al posto mio? So solo io cos'è meglio per me, ed il mio meglio è lui. Lui, è il meglio di me>>
<<Lo so piccola, lo so. Cercherò di farglielo capire, te lo prometto>>
<<No, grazie Greg. Ma non voglio, se questa è la sua scelta posso solo provare a rispettarla. Ma non riuscirò a smettere di provare a vederlo>>
<<Finché lo ami, non smettere mai>>
<<Lo amerò per sempre Greg, non lo dico perché sono una bambina o credo ancora nel fatto che il primo amore non si dimentichi mai. Mi sono solo detta che probabilmente l'unico rimedio al fatto che non può stare dentro la mia vita è portarlo dentro la mia mente, sempre>>
<<Rimani sempre così Autumn, sempre>>
<<Te lo prometto Greg>>
Guardai l'ora, era tardi. Era quasi ora di pranzo, pertanto salutai Greg e gli dissi che presto sarei tornata a trovarlo e che mi aveva fatto bene parlare con lui.
Pensavo ancora a Cole. Pensavo costantemente a Cole, è un po' diverso.
Volevo dirgli una cosa, semplicemente una. Volevo dirgliene una solamente perché sapevo che non l'avrei più visto, nonostante continuassi a sperare ogni giorno della mia vita.
Ciò che volevo dirgli era questo: "Cole, vorrei solo che non ti dimenticassi di me. Che fra dieci, venti, trent'anni ti fermassi per un attimo ricordando quella ragazza che adorava i tuoi occhi. Ovunque tu sarai, con chiunque tu sarai, vorrei che ogni tanto facessi una passeggiata nei ricordi. Mi troverai sempre lì in quel ricordo ogni volta che vorrai, tanto non cambierò, non crescerò, sarò sempre la stessa. E vorrei che, passeggiando in quei ricordi ti comparisse sul viso quel mezzo sorrisetto che ti forma una fossetta sulla guancia; e immagino il tuo futuro figlio che guardandoti ti chiederà: perché sorridi papà? E vorrei tanto che tu rispondessi: niente amore, sono solo felice"
Chiedevo solo questo a Cole e alla sua futura vita.
Come avrei dovuto fare per dirglielo o almeno per farglielo sapere?
Sierra, si, ecco.
Non avevo né il numero né il suo indirizzo. La mia fortuna fu semplicemente quella di incontrarla un giorno al supermercato.
<<Sierra, ciao. Sono Autumn, ti ricordi di me?">>Sierra era di spalle, non la vedevo bene, ma era lei.
Si voltò e la vidi senza il pancione e con un meraviglioso bambino fra le braccia.
<<Ciao Autumn, questo è il mio bambino, Colton>>
Quel bambino era proprio un amore, somigliava tantissimo ad Ethan, per non dire che fosse la sua fotocopia.
<<È stupendo, è proprio uguale ad Ethan>> dissi per sbaglio.
<<Oh scusami Sierra, non volevo, scusami davvero. Forse è meglio che vada>> feci per andarmene e Sierra stessa mi fermò.
<<Tranquilla Autumn, so che non l'hai fatto apposta. Mi fa solo piacere che tu dica che è uguale a lui. Colton è l'unica cosa che mi resta di Ethan>>
<<Non sai quanto mi dispiace Sierra, scusami ancora. Però anche per me è difficile in questo momento>>
Sierra mi sorrise e mi rispose: <<lo so Autumn, lo so. Non sono ancora andata da Cole per sapere come sta. Lo farò in questi giorni, quando mia madre potrà tenere il bambino>>
<<Sai, ha detto di non volermi vedere più>>
<<In che senso scusa?>> Mi chiese Sierra quasi ridendo.
<<Ha detto che non ci sarebbe stata una prossima volta quando l'ho visto l'ultima volta. Vuole che vada avanti con la mia vita senza di lui>>
<<Non posso crederci>>
<<Pensa io>> risposi.
<<Appena vado da lui chiederò spiegazioni>> mi disse Sierra
<<No Sierra, grazie lo stesso. Voglio solo che tu gli dia questa, accertati che la legga>> detto questo le porsi la lettera con su scritto le cose che pensai uscendo dal carcere.
L'avevo con me perché lo pensavo sempre, e mi sentivo sempre peggio. Rileggerla mi faceva bene, infatti non l'avevo ancora chiusa del tutto, mi faceva proprio pensare che ciò che ci fosse scritto su quella lettera un giorno sarebbe successo davvero.
<<Che gli hai scritto? Se posso chiederti>> mi disse con voce dolce. Anche se non avessi voluto gliel'avrei fatta leggere. Mi mettevo nei suoi panni e pensavo: e se fosse morto Cole? E se fosse stato mio figlio a rimanere senza padre? Mi dispiaceva si, ma di certo non erano le stesse sensazioni che provava Sierra.
<<Tieni, leggila, non è ancora chiusa del tutto>>
La lesse velocemente e mi rispose: <<Autumn, spero proprio che mio figlio un giorno trovi una ragazza come te>>
<<Ma che dici Sierra, non sono un granché come ragazza. Io piuttosto vorrei che il mio futuro figlio trovasse una come te. Una ragazza forte, bella e che sa lottare nonostante tutte le difficoltà che la vita le pone davanti. Tu ce la fai, tu sei forte. Così forte da riuscire a trasmetterla, sia a me che al tuo bambino>>
Appena terminai il mio discorso a Sierra diventarono gli occhi lucidi.
<<Non sai quanto ti ringrazio, Autumn. La lettera arriverà a destinazione e sarà letta>>. Mi abbracciò e dopodiché facemmo la spesa insieme.
La mattina seguente mi svegliai presto, molto presto. Erano solo le sette e trenta A.M.
La scuola era finita da circa due settimane, praticamente da quando Cole andò in carcere.
Non capii bene il motivo del mio alzarmi presto. Quella notte ero stata sveglia a pensare, come al solito pensai a Cole, pensai a me stessa e pensai anche ad una cosa che mi disse mio padre all'età di tre anni.
Papà quando ero piccola veniva a darmi sempre il bacio della buonanotte.
Mi raccontava sempre che ogni stella presente nel cielo era un desiderio, un desiderio espresso da ogni bambino del mondo.
Un giorno, vidi una stella proprio grande, quindi papà mi prese in braccio, mi portò in balcone e mi disse di esprimere un sogno nella mia mente, in modo tale che lui non potesse sentire quale fosse. Espresso il sogno avrei dovuto urlare solamente "questo è il mio desiderio". Come la maggior parte dei bambini desiderai di crescere il più velocemente possibile, di andare a scuola e di fidanzarmi con il ragazzo per me più bello.
<<Questo è il mio desiderio!>> Urlai
E papà mi disse che dovevo sempre credere in me e nei miei desideri. Perché se io l'avessi fatto quella piccola stella li avrebbe avverati tutti, dal primo all'ultimo.
Adesso, perché le stelle non mi stavano ad ascoltare? Perché non realizzavano il mio desiderio di poter stare tranquillamente con Cole?
Era solo la classica storiella di papà, ma fino a quel momento tutto ciò che avevo desiderato si era realizzato. Cosa costava a quella meravigliosa stella realizzare l'ultimo?
Decisi di ritentare ad andare da Cole.
Dunque mi lavai e mi vestii in fretta e furia, presi l'auto e andai al carcere.
Arrivai ed entrai di corsa, firmai le solite carte e mi sedetti ad aspettare.
Quella mattina non arrivava nessuno, nemmeno il poliziotto dalla triste notizia per dirmi che Cole non voleva vedermi, lo chiamavo così.
C'ero solo io nella sala.
Mi voltai e vidi che una coppia di poliziotti mi stava guardando.
Non sentivo bene ciò che dicevano, dunque cercai di avvicinarmi e stare più attenta.
<<È lei, è tornata?>> Chiese il poliziotto
<<Già>> rispose la collega.
Si, si esatto. Ero tornata, e quindi? Qual era il problema loro? Sarei tornata anche tutti i giorni, non mi arrendevo al "non vuole vederla, signorina Mitchell", non l'avrei mai fatto.

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