Capitolo 十

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Locanda solitaria

Quella sera il principe ereditario l'aveva lasciata sola.

Sola e senza una spiegazione.

Na Ra cominciava a sentirsi presa in giro, e, come se non bastasse, la presenza costante di Wei'er non faceva altro che infastidirla.

"Posso almeno sapere dov'è andato mio marito?" chiese la principessa, battendo le unghie dipinte di rosso sulla superficie del tavolo.

La dama di compagnia si inchinò al suo cospetto, ma scosse la testa. "Nemmeno io so dove si sia diretto il principe. Immaginò dovrà sbrigare degli impegni, gōng zhǔ."

"Impegni? Quali impegni?!" Na Ra si alzò dal cuscino e si diresse verso il grande balcone che sporgeva dalle sue stanze. Seguita da Wei'er, si avvicinò al parapetto e osservò dall'altura del palazzo la maestosa Chang'an ergersi illuminata da mille lanterne di fuoco. "Tutti sanno che la principessa Wu ha dato una festa al palazzo Daming. Sarà di certo laggiù a divertirsi, mentre io sono bloccata a palazzo..."

"Non dite sciocchezze, gōng zhǔ, il principe ereditario non vi mancherebbe mai di rispetto in questo modo" la rassicurò Wei'er, con quella sua odiosa voce materna. Avvolta in un sottile abito di seta verde, la dama posò una mano sul suo avambraccio e lo strinse con troppa forza. "Ora sarà meglio per voi mettervi a dormire."

La principessa non era mai andata a letto presto durante i suoi giorni a Seorabeol. Na Ra li aveva trascorsi tutti in compagnia di sua cugina Eunmi. Ogni sera, aveva lasciato il palazzo e insieme a lei aveva vagato per la capitale dell'elegante regno di Silla, scoprendone ogni anfratto, tra risate e litigate.

Na Ra ricordava con malinconia quel passato, che si era frantumato in una miriade di schegge quando la cugina era diventata troppo debole per seguirla fuori da palazzo, e lei era stata mandata come vittima sacrificale ai sovrani di Chang'an.

"Hai ragione" mormorò, posando il braccio fra le mani tese della dama e avviandosi con lei giù per le scale, diretta verso la camera da letto. Per quanto le costasse, doveva essere accondiscendente. Doveva fingere di obbedire agli ordini, se non voleva essere spiata persino nel sonno. "Mi sento così stanca in questi giorni..."

"Proprio per questo fareste bene a non uscire e prendere freddo" le suggerì Wei'er, aiutandola a spogliarsi del lungo hànfú celeste. "Dovrete essere perfetta per il vostro matrimonio, vi raccomando di dormire."

Na Ra le sorrise e sedette sul letto, sciogliendo la fastidiosa acconciatura e liberando le ciocche corvine sulle spalle. "Lo so, Wei'er, sono solo molto ansiosa."

"Per una sposa, è normale" le disse la dama, rimboccandole le coperte. "Se avrete bisogno, non esitate a chiamarmi, sarò qui fuori."

E questo era un problema, ma Na Ra sollevò le labbra in un sorriso di gratitudine. Doveva fingere di essere una principessa gentile, perché facendo i capricci non avrebbe concluso niente. "Non preoccuparti, Wei'er. Di certo cadrò addormentata fra qualche istante, ho già sonno..." la rassicurò, fingendo uno sbadiglio e aggiustandosi sul cuscino.

"Allora, prendo congedo" la dama sorrise a sua volta e, dopo essersi inchinata, si affrettò a uscire, lasciando che il tepore di una sola lanterna illuminasse la fredda camera da letto.

Na Ra attese con gli occhi chiusi, per molti istanti. Poi, quando fu sicura che nessuno sarebbe entrato a disturbarla, decise di alzarsi e infilarsi l'abito di cotone viola. Lasciò i capelli sciolti, mise un mantello, le scarpe e uscì dalla finestra, dirigendosi fuori da palazzo con una manciata di gioielli tra le mani. Non avrebbe resistito molto fra le sbarre dorate di quella prigione, voleva fuggire e trascorrere da sola qualche ora all'aria aperta.

La Giada di Chang'an Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora