Capitolo 十五

94 16 74
                                    

Un passo verso l'oblio, un altro verso la luce

Quando il sole era sorto, Ji Soo aveva abbandonato il giardino delle Nubi Brumose e si era diretto verso il palazzo reale, maestoso e luminescente: nient'altro che una prigione dorata per uccelli dalle piume colorate.

Il principe attraversò le porte a passo sicuro, senza venire intralciato dalle guardie. Aveva mostrato loro il sigillo di suo padre, e i soldati non avevano osato ostacolarlo. 

Ciò che Ji Soo voleva era parlare con Na Ra, scusarsi e cercare di liberarsi dalle sensazioni d'angoscia che lo avevano invaso nel momento in cui aveva compreso di essersi macchiato del crimine della menzogna.

Una volta dentro il palazzo, Ji Soo fermò due dame con l'ausilio di un sorriso affabile. Non conosceva quel luogo e avrebbe dovuto chiedere l'aiuto degli inservienti per trovare la giusta strada.

"Desidero vedere la principessa Na Ra" riferì alle ragazze che prestavano servizio per i corridoi del palazzo. Le due donne si scambiarono uno sguardo dubbioso, poi quella più coraggiosa decise di proferire parola. 

"Voi... chi siete?" 

Ji Soo ci mise poco a rispondere, aveva già pensato a come destreggiarsi. "Sono un sottoposto del principe ereditario, mi ha chiesto di consegnare alla principessa un messaggio."

Le due dame, più sicure, si voltarono verso il fondo del corridoio e la coraggiosa sollevò un braccio. "Il palazzo di Sua Altezza è quello della Divina Purezza, si trova nei quartieri dell'harem."

"Vi ringrazio" sorrise il principe, avvicinandosi a colei che era stata così gentile da rispondere alle sue domande. "Ti dispiacerebbe portarmici? Non conosco le strade del palazzo."

La dama si inchinò, in cenno di assenso, e lo condusse fra i corridoi e i giardini, finché una targa dorata contenente caratteri rossi non diede loro accoglienza al palazzo della principessa. 

"Siamo arrivati, shào ye" sorrise la dama. "Non esitate a farmi chiamare nel caso vi servisse assistenza."

"Non mancherò di certo" rispose Ji Soo, rivolgendole un ultimo sguardo distratto.

Il principe si lasciò quella dama alle spalle e attraversò con calma il giardino lussuoso, dov'erano presenti dei susini in fiore che si specchiavano sul frusciare di un laghetto artificiale, delle aiuole di margherite e degli alberi da frutto facevano da contorno a un grande palazzo a due piani. Alcune dame, presenti sotto la veranda, davano da mangiare a degli uccelli variopinti. Questi ultimi possedevano un piumaggio color del cielo e, ogni volta che aprivano il becco, davano voce a uno strano verso. Sembrava quasi una frase, che Ji Soo non riusciva a comprendere fino in fondo.

"Bù ru gui qù" ripeté una voce femminile, alle sue spalle. La voce della principessa Na Ra. "Sai cosa significa, Ji Soo?" gli chiese, nella loro lingua natia.

Il principe intuì subito che la giovane non volesse farsi capire dalle serve, poste a osservarle con i loro occhi vacui e le orecchie vigili, così la assecondò.

"Non conosco la lingua del grande Tang bene quanto te, Na Ra" le sorrise, osservandola splendere in un hànfú dalle sfumature dell'indaco. La gonna cadeva leggera sulle sue gambe, confondendosi coi lunghi capelli sciolti, abbelliti solo da fermagli d'ametista. "Cosa vuol dire?"

"Non sarebbe meglio tornare indietro?" gli chiese la principessa,  furbesca. Gli camminò incontro e posò una mano sopra la sua spalla, stringendo il tessuto raffinato della casacca blu. "È questo ciò che dicono i miei cuculi zigui. Si dice che il loro canto porti disgrazia e cattiva sorte a coloro che lo ascoltano. Quindi, faresti meglio ad andare via."

La Giada di Chang'an Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora