Melodia d'incontro
Daiyu si affacciò in tempo per osservare il tramonto: il cielo si era riempito di luci arancioni e le nuvole rosa erano illuminate dai morenti raggi del sole. Era uno spettacolo meraviglioso."Daiyu" la chiamò Yunan, una volta sceso dal palanchino. Tese un braccio verso di lei e aprì la mano, come a chiederle di intrecciare le loro dita. "Andiamo a sentire questi musicisti di cui mi hai parlato."
La giovane posò la mano sopra la sua, seppur con riluttanza. "Di certo resterai sbalordito. Questi uomini vengono spesso a suonare al padiglione xiǎng lè e ricevono molti più appalusi delle danzatrici."
"Se ci fossi tu a danzare, sul palco del padiglione, saresti in grado di mettere in ombra persino il più abile dei suonatori" si complimentò Yunan, attraversando con lei la strada che li avrebbe condotti alla corte dei musicisti. Si trattava di un grande complesso che si stagliava all'interno del giardino dei Fiori Preziosi.
"Non sono così brava come pensi" lo redarguì Daiyu, di nuovo a disagio. Ogni volta che Yunan le stringeva la mano, l'addome le faceva male. "Mia madre non perde occasione per sgridarmi durante le lezioni. Manco di concentrazione, a suo parere."
Yunan diede adito a una piacevole risata, era bello anche quando si lasciava andare all'allegria. Qualsiasi fanciulla, sapendo di dover sposare un ragazzo così avvenente, avrebbe ringraziato il cielo.
Qualsiasi fanciulla, tranne Daiyu.
"Perché stai ridendo?" gli domandò piuttosto, lasciando la sua mano e imboccando un sentiero costeggiato da alberi di mandorlo.
"Rido perché sei molto modesta" le rispose Yunan, affiancandola in meno di un istante. Cercò di nuovo di prendere la sua mano e Daiyu lo lasciò fare, indispettita. "È un bene, le donne devono esserlo. Tuttavia, penso che tu mi stia mentendo."
"Non ti sto mentendo, fidati di me" gli disse la giovane, fermandosi di fronte una fitta rete di padiglioni entro cui si erano raggruppati molti cittadini, venuti ad ascoltare le melodiose canzoni della Compagnia del Cielo. Era quello il nome che utilizzavano i musicisti della corte, che non disdegnavano mai di regalare le loro note a chi le chiedeva.
Gli abitanti di Chang'an erano numerosi, alcuni avevano degli abiti eleganti, altri possedevano delle stoffe più modeste, ma tutti si stavano godendo la frescura di quel pomeriggio primaverile, attingendo vino di riso dai numerosi vassoi che venivano loro offerti.
"Andiamo a sederci?" gli domandò alla fine Daiyu, notando il proprio accompagnatore assorto dalle note dei pipa e dei guqin, che andavano a mescolarsi ai suoni prodotti dai flauti dizi.
"Certo" sorrise Yunan, dirigendosi verso dei cuscini color porpora. Si inginocchiò con lei, avvicinandosi così tanto da farle sentire la pressione della coscia contro la sua. "Sei davvero bella, stasera, Daiyu. Questa musica ti rende ancora più affascinante."
La ragazza si pentì di aver infilato tra i capelli uno spillone d'argento da cui pendevano delle campanelle dorate. Non si era fatta bella per lui, ma per Daeshim. Voleva vederlo, eppure non c'era traccia del suo principe ubriaco.
"Lo dici solo per cortesia" mugugnò Daiyu, imitando il comportamento frivolo delle ragazze di Chang'an. "Ma sono felice di sembrare piacevole ai tuoi occhi."
"Non mi sembri solo piacevole" Yunan le prese di nuovo la mano e la strinse con una possessività che le fece male. "Ma non dovrei lusingarti così tanto, o finirò per sembrare un bugiardo."
"Si, potresti rischiare di passare per un vile menzognero." Daiyu sorrise e si torturò nervosamente le gonne dello hànfú giallo. Era lei la bugiarda che desiderava sfuggire al proprio destino, in qualsiasi modo. "Devi scusarmi, ma ho bisogno di entrare per qualche istante nella struttura."
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La Giada di Chang'an
Literatura Feminina[COMPLETA E AUTOCONCLUSIVA] Nella fiorente Cina della dinastia Tang, durante la festa delle lanterne, due giovani lasciano che i loro destini si intreccino in maniera indissolubile. Lui è un principe in ostaggio, lei la figlia di un ricco uomo dell...