Capitolo 十二

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Vacue promesse

"Li abbiamo seminati?"domandò Na Ra, correndo fra i banchi espositivi e le vie solitarie

"Non ne ho idea!" le rispose Ji Soo, fermandosi nel vedere la principessa faticare. "Na Ra, va tutto bene?"

La giovane si abbassò come in un inchino, ansimando stravolta. Ji Soo, preoccupato, le avvolse le braccia dietro la schiena e la sollevò, trovandosi di fronte al suo viso pallido, imporporato sulle gote. Quella donna possedeva degli occhi affilati e profondi, lucidi a causa delle sferzate del vento. Avrebbe potuto ammaliare chiunque. Persino lui. 

"Sì" mormorò lei, allontanandosi, piena di vergogna. "Non corro in questo modo da quando mi sono trasferita a Chang'an. Non pensavo fosse così faticoso ricominciare."

"Lo è sempre" Ji Soo si calmò nel sentire la spensieratezza che aleggiava su di loro. Solo il giorno prima erano nemici, ora potevano dirsi complici. "Sai, mi chiedevo se ti andasse di venire con me a vedere una cosa..."

Na Ra gli lanciò uno sguardo orgoglioso, che si infranse in un sorriso. "Direi che te lo devo, dopo quello che hai fatto per me..."

"Allora hai davvero un cuore!" scoppiò a ridere il principe, sapendo che quella constatazione gli sarebbe costata cara. 

"Certo che ce l'ho!" rispose lei, colpendolo sul petto con un debole pugno."Nascosto sotto molti strati di seta. E non dovresti essere tu a poterlo vedere."

"Invece sarò il primo a vederlo!" Ji Soo afferrò il suo polso, quando un leggero fiocco di neve si adagiò sopra le loro dita intrecciate. "Farai meglio a trattarmi come merito, se vuoi rivedere il tuo spillone."

La principessa si allontanò e lasciò ciondolare le braccia lungo i fianchi. I capelli sciolti vennero agitati dal vento freddo e altri cristalli nivei vi si adagiarono sopra. "Quello spillone, è un regalo di mia madre."

Ji Soo aggrottò le sopracciglia. "La regina?"

Na Ra negò, distrattamente. Sembrava volesse dare a quella questione meno importanza di quanta meritasse. "No, mia madre è la concubina di più alto rango a palazzo, ed è in costante disaccordo con la regina."

Il principe non ci impiegò molto a comprendere la situazione, tuttavia non gli sembrò opportuno discuterne in mezzo alla strada, alla mercé delle volubili temperature primaverili. Prese dunque Na Ra  per mano e si incamminò con lei lungo un viale di mandorli in fiore.

"Fammi indovinare, è stata la regina a proporre questo matrimonio d'alleanza?"

Lei non lo allontanò, piuttosto si lasciò trascinare in direzione di un'alta pagoda di legno. Le pareti erano dipinte di verde e le tegole degli otto tetti erano già coperte di neve. Solo le lanterne poste sulla veranda illuminavano quella costruzione, fin troppo semplice rispetto allo splendore di Chang'an. 

"Sì, è stata lei. Non sopportava che mio padre mi favorisse e lasciasse i suoi stupidi figli indietro..." borbottò la principessa, salendo con lui sui gradini scricchiolanti. "E tu? Sei nato da una concubina?"

"Io sono figlio della regina" ammise Ji Soo, con una certa fierezza. "Ma non il primo. Non sono importante come il tuo principe ereditario."

Na Ra sfilò la mano dalla sua presa e incurvò le labbra verso il basso. "Non credere che ti tratterò con più rispetto ora che so la verità. Sarai anche un figlio legittimo, ma rimani pur sempre un lupo incarognito."

"Come osi, principessa viziata?!" Ji Soo la spintonò dolcemente e approfittò della sua perdita d'equilibrio per circondarle i fianchi, portandola di nuovo accanto a sé. Na Ra posò le mani sopra il suo petto e lo guardò imbarazzata."Sei rimasta senza parole?"

Lei lanciò uno sbuffo e si avvicinò alle porte, che fece scorrere all'indietro, rivelando l'accesso a una sala illuminata da candele fuse dal loro stesso calore. "Si dice che davanti agli animali feroci si debba stare in silenzio."

Ji Soo sorrise furbesco e, una volta dentro la pagoda, chiuse le porte lasciando che l'odore dell'incenso li avvolgesse. "Mi paragoni ad un animale feroce? Ti ho salvato la vita, Na Ra, ricordati che mi sei debitrice."

"Debitrice..." la principessa tirò in su col naso e si fermò di fronte alla statua bronzea del buddha, a gambe incrociate e con un sorriso sereno scolpito sul viso. "Mi hai portato in un tempio per dirmi che farei bene a prendere i voti e scappare da una vita di prigionia?"

"Non oserei mai, la tua bellezza sarebbe sprecata in un monastero" Ji Soo parlò senza mentire e, una volta giunto di fronte all'altare, le indicò delle minuscole reliquie ingiallite. "Quelli sono i denti del buddha."

"Cosa?!" Na Ra sgranò gli occhi, schifata. "Mi hai trascinata qui a vedere dei denti ingialliti?!"

"Sì, non li trovi affascinanti?" ridacchiò Ji Soo, inginocchiandosi di fronte alla campana di vetro, sotto cui erano stati custoditi quei resti. "Si dice che un pellegrino li abbia portati da una terra lontana, dove abitano dei grossi animali chiamati elefanti."

"Quanto sono grossi?" domandò Na Ra, inginocchiandosi accanto a lui.

Sapendo di aver catturato la sua attenzione, il principe continuò. "Sono talmente grossi che non riuscirebbero nemmeno a passare per le strade di Chang'an, e sono alti, come questa pagoda."

"Dunque sono pericolosi?!"

"No, non attaccano senza un motivo, se non vengono insultati o infastiditi" le spiegò Ji Soo, appoggiando un gomito sul ginocchio. "Capisci, adesso, che gli animali non si incarogniscono senza un motivo?"

Na Ra serrò le labbra. "Non smetterò di sottovalutare voi di Goguryeo solo perché me lo chiedi tu."

"Non volevo arrivare a questo" ammise il ragazzo, senza smettere di sorridere."Volevo chiederti se non volessi, un giorno, vedere quegli animali insieme a me."

La principessa si incupì a quella richiesta e si mise a vagare con lo sguardo per la stanza, fissando gli occhi sulle campanelle di giada che penzolavano dal tetto. "Non penso che una cosa del genere potrà mai accadere."

"Io ti ho chiesto se ti piacerebbe, e se così fosse, farò di tutto per avverare il tuo desiderio" Ji Soo posò le dita sopra la sua mano e lei abbassò lo sguardo sopra quell'unione di dita, rendendola più salda. "Quindi?"

"Quindi non lo so" sorrise Na Ra, in tono afflitto. "Mi piacerebbe viaggiare e andarmene via da questa maledetta città, ma tornare a Silla significherebbe attirare la vergogna sull'intera famiglia reale, e io non ho nessun posto nel mondo oltre quello in cui sono nata e quello in cui mi hanno imprigionata."

Fu allora che Ji Soo avvertì la presenza di una strana sensazione insinuarsi nel petto. Era rimorso, per ciò che stava facendo. Il principe sapeva che se fosse riuscito a mandare a monte quell'alleanza tra Silla e il grande Tang, l'unica a pagarne le conseguenze sarebbe stata Na Ra. E qualcosa, dentro di lui, lo faceva desistere dal portare a termine il compito che suo padre gli aveva assegnato 

"Non è vero, io potrei portarti via se tu lo volessi." Esclamò Ji Soo, sentendosi uno stupido.

"Tu?" Na Ra sfilò la mano della sua e si mise in piedi, facendo fluttuare le gonne violacee della veste. "E perché lo faresti? Per salvare il tuo regno, non è così?!"

Ji Soo non rispose, non subito. Doveva prima metabolizzare quell'accusa, e trovare il modo migliore per scagionarsi. "Non è come pensi..."

"Sì invece, non avresti alcun motivo per volermi portare via, Ji Soo. Ti sembro forse una stupida?!" Na Ra fuggì da quella sala e Ji Soo le corse incontro, seguendola sotto la neve che aveva avvolto Chang'an. 

"Na Ra!" provò a chiamarla il giovane, ma la principessa era già lontana. Si era infilata il cappuccio sulla testa e si era avviata in direzione della sua prigione dorata, dove non sarebbe stato facile incontrarla. 

Era tutto andato in fumo, in un battito di ciglia.

Con una parola di troppo tutti i progressi che Ji Soo era riuscito a fare in quella sera erano stati sbiaditi dalle sue sporche, e reali, intenzioni.

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