Capitolo 二

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Il padiglione dei piaceri

Daeshim aveva passato ore a girarsi nel letto, ripensando alle parole della bella dama del lago e, alla fine, aveva deciso di darle ascolto. Se l'unico modo per ottenere rispetto e fama con le sue sole forze era quello di mettersi a studiare, diamine, ci avrebbe provato.

Anche se non sapeva ancora a quale concentrazione si sarebbe aggrappato durante l'apprendimento.

Così i giorni erano passati e il principe si era chiuso nelle stanze della sua lussuosa dimora, escludendo i servi dallo scorrere del tempo, finché questi ultimi non avevano fatto capolino dalla porta e lo avevano trovato a dormire sul primo del Cinque Classici Confuciani. 

"Altezza" lo aveva pizzicato Yeeun, il suo eunuco personale, che lo aveva seguito dal regno di Goguryeo fino a Chang'an. "Altezza!"

Niente da fare, Daeshim preferiva ignorarlo piuttosto che aprire le palpebre. Solo quando l'eunuco gli ficcò un dito nell'orecchio, il giovane scattò a sedere sul cuscino e rischiò quasi di far scivolare i moccoli dai candelabri sulle pagine del libro. 

"Oh..." borbottò il principe, chiudendo il tomo. "Cosa vuoi? Sei venuto a interrompere il mio studio?"

"Il vostro studi..." l'eunuco fece per canzonarlo, ma bastò una sola occhiata per fargli abbassare umilmente il capo, nascosto sotto un cilindrico cappello scuro. "Perdonatemi, altezza, ma sono alquanto preoccupato. Non uscite dal palazzo da oltre tre giorni, e i vostri genitori vi hanno mandato a Chang'an appositamente per migliorare le vostre competenze in fatto di lingua."

"Parlo il cinese così bene che potrei essere scambiato per un cittadino della capitale!" esclamò Daeshim, incrociando le braccia al petto. Le larghe maniche verdi si attorcigliarono tra di loro, dandogli fastidio. 

L'eunuco si inchinò, parlando sottilmente. "Questo è vero, sua Altezza vanta già una buona conoscenza della lingua del posto, ma potreste migliorarla di più se invece di starvene chiuso nella vostra stanza a oziare..."

"A studiare." Lo corresse Daeshim, scagliandogli un'altra occhiataccia. "Non ozio proprio per nulla, ho intenzione di candidarmi agli esami civili e ottenere un titolo importante in città."

"E-esami civili?!" esclamò l'eunuco, incredulo. "Daegun mama, state forse male?! Vi siete davvero messo in testa di intraprendere la carriera che si addice a un dotto studioso?"

Daeshim sbuffò apertamente e si alzò dal cuscino, dirigendosi verso le finestre dipinte di rosso. "Ti sembra una possibilità così remota, Yeeun? Sono perfettamente in grado di superare quell'esame."

"Ma il vostro precettore si lamentava delle vostre scarse capacità in ambito letterario, come potrete..."

Il principe notò la luna brillare in cielo, oltre le persiane dorate, e comprese di aver dormito troppo. "Quindi dai già per scontato che verrò bocciato."

L'eunuco, a quel punto, non poté fare altro che inchinarsi. "Merito la morte, sono un servo indecente!"

In un momento come un altro, Daeshim lo avrebbe colpito con l'estremità del ventaglio che portava legato alla cintola, ma il suo sguardo venne attirato da un folto gruppo di palanchini diretti tutti nella medesima via. 

"Ma dove diamine stanno andando?" si chiese, mentre l'eunuco continuava a implorare la pena capitale per il suo mal comportamento, in un tono così lamentoso da fargli roteare gli occhi. "Yeeun, contegno."

"Avete ragione, perdonatemi!" l'eunuco si rimise in piedi affaticato. Le guance glabre erano arrossate e il petto, coperto dalla pesante veste azzurra, si alzava e si abbassa freneticamente.

La Giada di Chang'an Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora