Sangue caldo
La notte nel deserto era gelida, molto più di quanto Na Ra si sarebbe mai aspettata. La principessa non aveva smesso di tremare, mentre Ji Soo era rimasto fermo a osservare le stelle. Nemmeno un gemito era fuoriuscito dalle sue labbra e nemmeno un tremolio aveva abbandonato il suo corpo rigido."Come fai a resistere?" gli domandò Na Ra, inginocchiandosi sulla sabbia fredda. La testa le vorticava, la gola era secca e la pelle irritata.
Ji Soo sedette accanto a lei, cercando di mascherare il dolore. "Il trucco sta nella distrazione."
La principessa strinse le mani sopra le spalle. "E tu riesci a distrarti osservando le stelle?"
"Diventa noioso dopo qualche ora" Ji Soo la prese per mano e la tirò in piedi. "Siamo stati in silenzio per troppo tempo, adesso è arrivato il momento di scambiare quattro chiacchiere."
"Ho la gola secca, Ji Soo" lo redarguì Na Ra, sentendo i conati di vomito risalire in gola. "Se non troveremo una fonte al più presto, temo che sverrò."
"Ma io non potrei portarti sulla schiena" le sorrise lui, annuendo verso la ferita sulle spalle. "Ti converrà resistere finché non arriveremo a un'oasi."
"E quant'è lontana, quest'oasi?" Na Ra appoggiò la guancia al braccio del suo unico compagno, camminando con lui sotto la luce della luna.
"Non lo so" ammise il principe, guardandosi intorno. "Le stelle mi indicano la via, ma è difficile suppore la durata del nostro cammino."
Na Ra rise d'amarezza. Aveva perso tutto l'ottimismo che aveva dimostrato in partenza. "Quindi stiamo avanzando senza sapere per quanto ancora potremo farlo."
"È così, ma almeno siamo insieme. Non è meglio che stare da soli?"
"Sicuro, è pure meglio che stare a palazzo" Ji Soo lasciò scivolare una mano nella sua e Na Ra arrossì. "Come sta la tua ferita?"
"Brucia" rispose lui, in un sussulto. "Ma la sera sono ristorato, questa mattina mi sembrava di avere dei carboni ardenti sulla pelle."
Na Ra si piegò leggermente, volendo riprendere fiato. "Quando saremo arrivati, mi prenderò cura di te. Te lo devo."
Ji Soo sorrise, ancora, poi l'aiutò a mettersi in piedi. "Pensi di dovermi molte cose, ma la verità è che..." non riuscì a dire altro, che il rumore degli zoccoli interruppe ogni parola.
Il sangue della principessa si gelò nelle vene, quando delle risate sguaiate le raggiunsero le orecchie. Non poteva credere che i meng-ku li avessero trovati, in un deserto così grande e dispersivo.
"Sono lì!" urlò uno di loro.
"Dannazione!" Ji Soo imprecò e le prese il braccio. Erano ormai stati intercettati, non avrebbero potuto fare altro che correre, sperando che la sabbia non li rallentasse. "Na Ra, devi essere veloce!"
"Sarò più lesta del vento!" urlò la principessa, tenendo le gonne dell'abito per facilitare quella fuga improvvisata, che non li avrebbe portati da nessuna parte.
I due corsero tra le sabbie, sollevando pulviscoli che si dispersero nell'aria. Si distanziarono più di quanto dovessero da quegli uomini, ma non riuscirono a evitare l'avvento delle loro frecce. Quando queste vennero scagliate, Na Ra si gettò sopra Ji Soo e insieme rotolarono lungo un'alta duna. La sabbia entrò nelle loro narici e nelle loro bocche, ma quando la caduta si arrestò non ci misero che un attimo a mettersi in piedi.
"Andiamo!" urlò Na Ra, prima di venire afferrata da uno dei tre uomini rimanenti. Un mongolo l'aveva presa per i capelli e l'aveva atterrata con un calcio dietro la schiena. Ji Soo la chiamò, ma la sua voce la raggiunse come un suono ovattato, troppo lontano da poter afferrare.
**
Quando Ji Soo aveva visto la compagna cadere prona al suolo, aveva perso ogni senso del controllo. Se non fosse stato tenuto a bada dagli altri due uomini, avrebbe afferrato il mongolo intento a sollevare le gonne di Na Ra e lo avrebbe ucciso soffocandolo.
"Lasciatemi!" urlava lei, dimenandosi, mentre le dita rozze del meng-ku le strappavano la gonna, per scoprire le gambe nude.
"Stai zitta!" la rimbeccò lui, spingendole il capo sulla sabbia, in modo tale che non respirasse.
"No!" Ji Soo riuscì a pestare un piede all'uomo che lo tratteneva e, approfittando di quel vantaggio, lo colpì con una gomitata allo stomaco. Questo ricadde all'indietro, dandogli modo di utilizzare il braccio destro per ferire il terzo assalitore con un pugno sul viso. La ferita aveva ripreso a sanguinare, ma poco importava.
"Ji Soo" mugugnò Na Ra, cercando di sollevare il viso dalla sabbia. Ora l'uomo le aveva sollevato del tutto le gonne, e si stava slacciando le brache.
Il principe gli si gettò addosso, ficcando le unghie sotto la sua carne. Un urlo atroce lasciò le labbra dell'uomo, che cercò di raggiungere il pugnale che teneva legato alla cintola. Ji Soo fu più veloce e lo prese prima di lui, ma, al contempo, uno degli uomini cercò di soffocarlo facendogli passare l'arco sulla testa e stringendolo in una morsa che gli fece mancare il fiato.
Venne liberato dopo qualche istante da Na Ra che, sollevatasi, era riuscita a ficcare sul petto del meng-ku la punta di una freccia. Il mongolo crollò al suolo in preda agli spasmi e Ji Soo riuscì a togliersi quell'arnese di dosso, appena in tempo per evitare l'attacco del proprio avversario, ora armato di sciabola.
Na Ra venne afferrata dal terzo, che l'attirò per la lunga chioma e la costrinse di nuovo in ginocchio. Ji Soo, invece, fu costretto a voltarsi quando un dolore bruciante si propagò sul suo braccio sinistro, là dove la lama del meng-ku aveva creato un lungo taglio.
Il principe, allora, afferrò nuovamente il pugnale e si gettò contro di lui, riuscendo a colpirlo prima con un calciò alla base dell'addome e, dopo, con un pugno sul naso che lo fece rotolare per terra. L'uomo che teneva in gabbia Na Ra urlò un'imprecazione nella propria lingua, poi gli corse incontro. Ji Soo sfruttò quell'attacco per roteare su se stesso, abbassarsi ed evitare il colpo che avrebbe potuto ferirlo. Poi si sollevò di scatto e gli sfilettò il collo.
Il meng-ku ricadde al suolo in preda al dolore, un attimo prima che Ji Soo venisse colpito alle spalle dall'uomo armato di sciabola. Il principe scivolò sulla sabbia, mentre il sole sorgeva e il calore cominciava a scottare la pelle. Fu allora che il mongolo gli ficcò la punta della lama tra le scapole.
Na Ra gridò e, in preda al panico, corse verso di lui. Ji Soo la vide gettarsi sopra l'assalitore e spingerlo al suolo, cercando di appropriarsi della sciabola senza successo. L'uomo era più forte e riuscì a farla rotolare supina, ferendola sulle braccia e sulle gambe.
Ji Soo si rimise in piedi a causa delle grida di dolore che giungevano dalla gola della principessa. L'aveva portata in quel luogo per farle assaporare la libertà, non per farla crollare sotto la prigionia di un altro carceriere.
Facendo appello all'ultimo briciolo di forza che il giovane sentiva d'avere, recuperò il pugnale insanguinato e lo lanciò con estrema precisione sulla nuca del mongolo. La gola venne perforata e la lama fuoriuscì dal lato opposto della giugulare, facendo sì che la vita gli scivolasse dalle dita.
Na Ra lo spinse all'indietro, con le vesti sminuzzate e la pelle rigata dal sangue. Era stanca e spaventata. Ji Soo non era da meno, sentiva le forze abbandonarlo e le membra dolere ma, prima di perdere i sensi, riuscì a sorriderle.
Poi cadde svenuto e l'ultima cosa che sentì fu la voce di Na Ra risuonare disperata tra le dune del deserto.

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La Giada di Chang'an
Chick-Lit[COMPLETA E AUTOCONCLUSIVA] Nella fiorente Cina della dinastia Tang, durante la festa delle lanterne, due giovani lasciano che i loro destini si intreccino in maniera indissolubile. Lui è un principe in ostaggio, lei la figlia di un ricco uomo dell...