Capitolo 二十八

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Spiacevolezza

Il palanchino traballava, i sedili erano scomodi e i dolori alla schiena avevano riempito Daiyu di fastidio, ma il cuore le palpitava ancora d'amore.

"Se non la smetti di toccarti il viso rovinerai la polvere di pesca" la redarguì Xiyue, che non sembrava aver passato una piacevole serata. "Scendi, siamo arrivati. E ricordati di non mancare alle lezioni di danza."

"Come potrei dimenticarlo?" Daiyu si passò una mano fra i capelli. Erano sciolti, non aveva avuto il tempo di legarli. "Mia madre mi ci porterà ugualmente, che io lo voglia o no."

"E fa bene, mancano pochi giorni alla nostra esibizione" le ricordò Xiyue, mentre la porta del palanchino veniva aperta, rivelando il placido giardino della dimora Rong esibirsi nella sua affascinante composizione.

Daiyu scese con un salto e agitò una mano in direzione dell'amica. "Non preoccuparti a riguardo, ci alleniamo dalla scorsa primavera per l'avvenimento, di certo andrà bene. Ci vediamo dopo."

Xiyue la salutò di rimando e chiuse le porte, il palanchino si introdusse in una strada secondaria e sparì alla vista di Daiyu.

La ragazza entrò dunque in casa, chiudendo gli occhi per ricordare le sensazioni che aveva provato con Daeshim. Era così assorta che non si rese conto di essere andata a sbattere con il viso sul petto di Yunan. Il suo profumo, quello della mirra, non lo avrebbe mai potuto confondere con nessun'altro.

"Daiyu" la chiamò il giovane, dolce come suo solito. Le posò le mani sulle spalle, coperte dalla veste rosea, e gliele accarezzò. "Stavo cominciando a preoccuparmi. Volevo pranzare con te, ma non eri ancora tornata."

La felicità della ragazza si infranse sotto il peso di consapevolezze amare. Doveva aiutare Daeshim a cercare delle informazioni su suo fratello, non passare il tempo a mangiare con Yunan. "Mi hai aspettato finora?"

"Sì" asserì il persiano, osservandola stranito. "Tu e Xiyue avete dormito insieme, non è vero?"

Daiyu intuì nel suo tono di voce una punta dubbiosa. "Certo che abbiamo dormito insieme, non ho nemmeno avuto voglia di infilarmi di nuovo gli spilloni questa mattina, e i miei abiti sono sgualciti. Non potrei mai stare in tua compagnia in queste condizioni."

Yunan le passò le dita sulle guance, ancora calde, e aggrottò le sopracciglia. Daiyu non capì e sul momento fece per parlargli, ma lui la baciò, facendole sentire il sapore della sua lingua nella bocca. Daiyu lo colpì con dei pugni sul petto e si allontanò di scatto, guardandolo con gli occhi sgranati.

"Yunan... perché mi hai baciato così? Siamo nella casa dei miei genitori, non temi che mio padre possa vederti?" gli domandò, stringendo i pugni e cercando di assumere un'aria composta.

Il giovane, però, si leccò le labbra e la guardò con un sorriso. Un sorriso diverso da quello che era solito a donarle. "Hai ragione, perdonami. Starti lontano mi porta a sentire la tua mancanza."

Daiyu dubitava che fosse quello il vero motivo del suo operato, ma ingoiò il boccone e cambiò discorso. "Andrò a cambiarmi e poi verrò a pranzare insieme a te, ma stasera sarò impegnata con le prove, dunque non potrò allietarti."

Yunan scosse il capo, come a dirle di non doversi preoccupare. "Troverò qualcosa da fare, ora vai. Ti aspetto in giardino."

Daiyu non ebbe il tempo di salutarlo che lo vide andare via. Era stato sbrigativo, lasciandola in un mare di dubbi. La giovane, però, non ebbe il tempo di analizzare il suo comportamento. Lesta come una lince si diresse in veranda, attraversò il corridoio all'aperto e si diresse verso le stanze dei genitori. Quando arrivò, posò l'orecchio sulle porte di carta di riso, per assicurarsi che nessuno fosse dentro la camera da letto del padre, poi lasciò scorrere le ante da un lato, entrando.

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