21. Sviluppi di una storia

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Londra, aprile 2002

Thomas è uscito dallo studio dell'avvocato Mills, scuotendo la testa per liberarla da tutti i pensieri che la riempiono e per focalizzarsi unicamente sulle informazioni del prossimo caso. Lancia una rapida occhiata all'orologio che ha al polso, rendendosi conto di avere un'altra ora libera prima di tornare a casa e stare con Elizabeth.
Patrice, la baby sitter, può stare con la bambina ancora per un altro po'.
Quel giorno è una giornata particolare e Thomas non ha per niente voglia di tornare a casa prima del solito, così si chiude nel bar in cui Margaret lavora, trovandola lì, intenta a servire frappuccini. Lo nota al di là del bancone e gli lancia un rapido saluto. Thomas si siede al solito tavolo, aspettando che il suo turno finisca.
Quando Margaret si siede di fronte a lui, gli lascia davanti al viso un frappè al cioccolato con le decorazioni di panna appoggiate sopra. "Questo te lo offro io" dice, unendo le mani sopra il tavolo lucidato da poco. Le temperature quel giorno sono particolarmente miti, tira solo un leggero venticello. Thomas però non ha per niente una bella cera dipinta in viso. Così Margaret allunga una mano e la appoggia su quella di Thomas stretta intorno alla tazza del frappè.
Rimangono in silenzio per un po', poi Tom si decide a stringere le labbra nella sua direzione, giocando con la cannuccia della tazza alta. "Perdonami, non sarei dovuto venire oggi."
Margaret lo guarda, aggrottando le sopracciglia. "Invece hai fatto bene ad essere venuto. Ti può aiutare a sentirti meglio."
Ma Thomas scuote la testa, prendendo la panna con un dito e infilandola tra le labbra. "Oggi niente potrà aiutarmi a sentirmi meglio. E' il 29 aprile, non potrò mai stare bene in questo giorno." Margaret prende un ampio respiro, stringendogli un'ultima volta il polso. "E mi dispiace essere venuto qui perché non voglio appesantire la tua giornata con le mie brutte storie."
"Noi ci siamo conosciuti solo per le nostre storie, Tom. E' normale che tu voglia parlarne, seppur implicitamente tu non ti senta bene nel farlo. Ogni persona reagisce al dolore in modo diverso, il tuo è questo qui. Adesso alzati" dice, "le temperature non sono così basse. Facciamo un giro al parco qui vicino."
E infatti, dopo dieci minuti, si trovano immersi nel verde del Ravenscourt Park, seduti su una panchina circondati da foglie dal verde smagliante e fiori appena germogliati. Rimangono seduti su quella panchina per un po', cullati dal rumore del ventro tra le fronde e i bambini che giocano nel parco giochi poco distante, arrampicandosi su quell'intrico di corde nelle quali si incastrano e scoppiano a ridere di gusto.
"Come sta Elizabeth?" domanda Margaret all'improvviso, girandosi a guardare Thomas. Lui tiene gli occhi blu fissi sul prato che si estende davanti ai loro sguardi.
"Bene, credo. E' in salute ed è una bambina meravigliosa" risponde, leccandosi le labbra subito dopo. "Però mi rammarico troppo del fatto che non potrà mai ricordarsi della sua mamma e crescere bene come gli altri bambini."
Margaret si sporge verso di lui, appoggiandogli una mano sulla spalla. "Non devi assolutamente dire una cosa del genere. Tu sei suo padre ed è compito tuo parlare di Jane, in qualunque modo sia necessario. Elizabeth l'ha avuta una mamma, è tuo dovere raccontarle di lei e farla crescere nel miglior modo possibile, non importa che tu sia solo." Gli occhi di Margaret sono stranamente lucidi. "Scusami se ho alzato la voce, ma è una questione che mi tocca particolarmente."
Thomas si gira a guadarla, esaminandole il volto pallido. Le prende la mano, stringendola tra le proprie dita fredde. "Lo so. C'è ancora una storia in sospeso tra di noi."
Margaret ricambia l'occhiata, annuendo. "Lo so perfettamente." Thomas stringe le labbra, continuando però a tenere i suoi occhi blu su quelli scuri della ragazza. Al che Margaret si morde un labbro, sciogliendo la loro presa. "Ti ho parlato così perché io, ovviamente, ho avuto una mamma e nonostante le cose siano andate in un certo modo, mio padre mi ha sempre parlato di lei affinché io non la dimenticassi." Thomas abbassa gli occhi, puntandoli sulle sue mani pallide, mentre la voce di Margaret inizia finalmente a colmare quella lacuna. "Sono nata e cresciuta in una famiglia difficile" inizia a dire lei. "Mio padre e mia madre non erano nemmeno sposati quando lei è rimasta incinta di me. Non ho neanche una sua foto, Tom. Da piccola sono sempre cresciuta con i racconti di mio padre che ha cercato di rendere la storia il più accettabile possibile. Mi ha sempre detto che la mia mamma era una donna speciale, dedita alla propria famiglia... Ma poi è dovuta andare via perché non stava bene." Margaret solleva gli occhi su Thomas, scuotendo la testa. "Ovviamente non era vero. Certo, per mio padre è stata una donna speciale ma non è mai stata l'eroina che ha cercato di descrivermi. Mi ha abbandonato subito dopo avermi messa al mondo." Thomas rimane visibilmente spiazzato, mai immaginando che il racconto di Margaret potesse spingersi a tanto. Ma sarebbe andato solo a peggiorare. "Mio padre è stato fidanzato con questa donna per anni, prima di avermi. Ma lei non voleva figli. Era già troppo il fatto che avesse deciso di portare avanti la gravidanza. Così mi ha lasciato appena nata a mio padre, facendomi crescere solo con lui. Siamo rimasti da soli per anni, fin quando nelle nostre vite non è entrata Maureen, una donna più grande di mio padre e a cui volevo un gran bene. E' stata lei a donarmi mio fratello. Lo abbiamo cresciuto tutti insieme, era la famiglia che avevo sempre sognato, ma il destino si era ormai abbattuto su di noi. Maureen ha lasciato mio padre perché aveva un marito che lavorava dall'altra parte del mondo e, dopo essere tornato dalle sue missioni, ha preferito tornarsene da lui come se non fosse successo nulla e portandosi via il mio fratellino. Aveva cinque anni l'ultima volta che l'ho visto ed io ne avevo dieci. E' stato un dolore enorme da sopportare, tant'è che mio padre... " si interrompe, schiarendosi la gola. "Mio padre ha iniziato ad usare sostanze stupefacenti. A casa non tornava mai, ero sempre da sola. Avevo imparato a cucinare, a tenere in piedi una casa solo sulle mie misere spalle. Non avevo dei nonni o degli zii, quindi ho dovuto sempre cavermela da sola. Poi mi hanno scoperta gli assistenti sociali, togliendo a mio padre l'affidamento e portandomi via. Avevo tredici anni. Ho iniziato a trascorrere la mia vita in diverse famiglie affidatarie, però non stavo bene. Ormai ero troppo grande per abituarmi a dei ritmi differenti da quelli che erano entrati a far parte della mia vita. Certo, andavo a scuola e tutte le famiglie in cui andavo si preoccupavano di pagarmi e mantenermi gli studi. Però, dopo aver compiuto diciassette anni, non ce l'ho fatta più. A scuola avevo delle conoscenze che mi hanno procurato.." Guarda Thomas, scuotendo la testa. "Mi hanno dato delle cose per alleggerirmi la testa. Quando le assumevo, stavo bene. Non avrei potuto stare meglio. Tant'è che è grazie a quella roba che ho ritrovato mio padre, per poi perderlo di nuovo e quella volta sarebbe stato per sempre. Era una sera di metà aprile dello scorso anno ed eravamo insieme nella nostra vecchia casa. Eravamo immersi nella polvere, nei relitti di quell'ambiente che una volta avevamo chiamato casa. Avevamo diverse cose da raccontarci, avevamo bisogno di colmare con le parole gli anni che ci hanno tenuti lontani. Ci siamo addormentati lì, con gli ambienti intrisi di fumo e le candele accese intorno a noi per farci luce durante la notte." Thomas vede gli occhi di Margaret farsi di nuovo lucidi, così le prende la mano e gliela stringe forte. "Non eravamo in noi ma parlavamo di tutto. Continuava a dirmi che nonostante la vita fosse andata in un certo modo, mi prometteva che sicuramente ci saremmo ripresi. Poi però è accaduto il peggio. Ci siamo addormentati e lui non si era accorto che una candela fosse caduta, avvicinandosi pericolosamente alla tenda ancora appesa in cucina." Una lacrima sfugge al suo controllo, asciugandola con il dorso della mano libera. Il cuore di Thomas batte forte nel petto. Per tutto quel tempo aveva pensato solo ed unicamente a se stesso, raccontandole quello che era successo a lui senza preoccuparsi di cosa avesse passato lei. La sua gola si chiude in una morsa. "Mi sono svegliata a causa della tosse che mi stava togliendo il respiro. Quando ho aperto gli occhi, mi sono vista circondata dalle fiamme e nonostante mi girasse ancora la testa ho provato a chiamare mio padre, non trovandolo. Le travi hanno iniziato a cadere dal soffitto e a quel punto non ho potuto fare più nulla. Mio padre non mi avrebbe mai risposto. Mi sono gettata dalla finestra e lì, in mezzo alla strada, c'erano i vigili del fuoco che hanno pensato subito di spegnere le fiamme. Mio padre sarebbe stato ritrovato solo dopo, troppo fatto per potersi svegliare durante l'incendio causato da quella fottuta candela." Margaret tira su con il naso, prendendo un ampio respiro per darsi una calmata. "Da quel giorno ho cercato di riprendere in mano la mia vita. Avrei mantenuto la sua promessa e mi sarei ripresa. Non ho mai avuto notizie della mia mamma biologica, nè di Maureen o di mio fratello. Mi sono rimboccata le maniche. Prima di tutto mi sono fatta chiudere in una clinica di riabilitazione per disintossicarmi, poi dopo essere uscita avrei cercato di trovare un lavoro e soprattutto di regalarmi delle fondamenta su cui costruire la mia nuova vita. E' grazie al mio attuale datore di lavoro che ho un appartamento - che mi pago con i soldi sottratti dallo stipendio - e una vita completamente nuova. Non ho voltato soltanto pagina, Tom, sono riuscita a scrivere un libro del tutto nuovo e pieno di pagine bianche da riempire."
Thomas rimane in silenzio. Stringe le dita di quella ragazza in tutta risposta. "Io non avrei mai potut-"
"Tranquillo, Tom. E' stata una mia scelta non parlartene. Va tutto bene.Volevo solo che tu sapessi che si può essere un buon genitore anche crescendo un figlio da soli." Una lacrima sfugge di nuovo al suo controllo e poi scoppia a ridere, asciugandola con un rapido gesto della mano. "A quanto pare, Aprile non è un bel mese per nessuno."
Thomas stringe la labbra, poi lascia la presa sulle dita della ragazza e si butta su di lei, stringendola in un forte abbraccio. "Perdonami" dice. "Perdonami se sono stato così egoista da eclissare la tua storia con il mio lutto e unicamente con i miei problemi. Sei la ragazza più forte che abbia mai conosciuto."
Margaret non risponde, stringe solo la schiena di Thomas contro il suo corpo.

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