15 giugno

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Stamattina per un millesimo di secondo ho pensato di scriverti. Prima di ricordarmi che non c'eri più.
Che strani giri fa il cervello. Che strane cose. Io ero lí che stavo mettendo i panni in lavatrice e ho pensato per una frazione infinitesimale di secondo, "chissà come sta".
Prima di realizzare della assurdità e balorditá di questo mio pensiero.
Mi sono fatta paura da sola. Non mi riconosco più.
Vorrei rimanere per sempre in quello stato di grazia di cui tutti beneficiamo ogni giorno senza però farci mai caso , se non nel momento in cui la vita ci pone dinanzi a certe situazioni: gli attimi subito successivi al risveglio.
Quei pochi, benedettissimi secondi in cui sei steso sul letto a occhi semichiusi e il mondo lá fuori ancora non ha preso forma. Quei pochi, celestiali attimi in cui tu non ti ricordi nemmeno chi sei e tutti i dolori, tutto ciò che ti ha tanto affranto fino alla sera prima, non ci sono: non te li ricordi. Semplicemente cessano di esistere per quei pochi momenti.
Sei lí. Sei semplicemente un corpo addormentato, chiuso nella saletta di attesa che divide il mondo onirico da quello reale, fuggiasco da un mondo di sogni che aspetta che gli si spalanchino davanti le porte della dura realtà. Sei nella sala risvegli di un ospedale chiamato esistenza. Un ospedale da cui in effetti, guarda tu che ironia, nessuno esce vivo.
E sei lí. Che fluttui al ritmo del tuo respiro, galleggiando in aria come una funambola ma senza corde. E poi ecco: ti svegli. E ti riassalgono i brutti pensieri.
E poi ti ricordi delle tue sofferenze. Le mancanze si fanno vive , il cuore torna a fare male.
E non esiste soluzione.
E non esiste via d'uscita.
E io voglio solo restare a dormire.

Diario Di Un'AnsiosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora