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-Salve, sono Dorothy Stevens, la ragazza delle pulizie - esordisco io, appena la porta si apre.
Ad aprire è una donna sulla cinquantina, molto alta, occhi scuri e caschetto nero, con alcuni ciuffi che si posano ai lati delle guance leggermente arrossate.
È vestita in maniera molto semplice e sobria, ma vive in una casa stupenda, e sicuramente è molto ricca.
Dopo due settimane passate al computer a cercare lavoro instancabilmente, con il signor Backey che suonava ogni ora, ho finalmente trovato un posto come donna delle pulizie nella casa di un'anziana signora...così diceva l'annuncio, ma al telefono ho parlato con una donna più giovane, e sicuramente è quella che ho davanti agli occhi.
- Ciao...mi aspettavo una donna più grande...e con più esperienza...sei in grado di fare i lavori di casa? - domanda lei, squadrandomi dalla testa ai piedi con superiorità.
- Ovviamente, di ogni tipo, mia madre mi ha insegnato qualsiasi cosa e fin da piccola ho imparato a stirare, pulire, lavare, rassettare eccetera... - rispondo io, sorridendo.
La donna alza un sopracciglio, e dopo un po' di riflessione decide di farmi entrare in casa. Come immaginavo già da fuori, la casa è bellissima, è fatta per la maggior parte in legno massiccio, ma è allo stesso tempo luminosa e spaziosa, arredata in stile un po' retrò ma con grande classe.
- Mi chiamo Debbie, e sono la figlia della padrona di casa...il tuo compito è occuparti di tutti i lavori di casa, ma devi anche costruire un rapporto di fiducia con mia madre, è una donna di ottant'anni, e come tutti gli anziani ha le sue esigenze...devi eseguire qualsiasi ordine ti impartisce, starai con lei tre volte a settimana per quattro ore al giorno, ovviamente l'orario può variare a seconda dei lavori da fare e a seconda delle esigenze di mia madre. Tu non lamentarti, non distrarti, non dilungarti troppo nelle faccende domestiche e sii sempre carina e cordiale. Sono stata chiara? - dopo il suo lungo discorso, mi sento la testa esplodere. Parla alla velocità della luce, e usa un tono molto autoritario, che un po' mi intimidisce.
- Tutto chiaro - affermo io.
- Bene, e ora seguimi che ti presento mia madre - mi ordina lei, e io annuisco, seguendola in religioso silenzio fino in cima le scale. Debbie apre la piccola porticina sulla destra e io la seguo dentro, mentre il pavimento in legno scricchiola sotto i miei piedi.
La madre di Debbie è coricata sul letto, e nutro una grande simpatia verso di lei non appena la vedo.
Ha un fisico minuto, i ricci bianchi lasciati liberi di muoversi da ogni parte, e le rughe sul viso che si inspessiscono intorno agli occhi chiari semiaperti, dato che si stava svegliando da una lunga dormita.
- Mamma...è arrivata la ragazza delle pulizie, si chiama Dorothy... - mormora Debbie, in un tono totalmente diverso da quello che aveva usato con me.
L'anziana signora si volta verso di me, e il suo viso si illumina.
- Oh, Dorothy...è un bellissimo nome...io sono Greta, molto piacere. Sono felice di avere una bella ragazza giovane e fresca in grado di farmi un po' di compagnia... - a quelle parole, il mio cuore si riscalda. È una donna molto tenera, e io ho sempre avuto un debole per gli anziani, così indifesi e soprattutto soli.
Greta continua a farmi i complimenti e a dirmi frasi tenere, e ad ogni sua parola Debbie mi squadra con odio. Deve essere gelosa, magari a lei non glieli fa così tanti complimenti.
Ad un certo punto infatti decide di lasciarci sole, raccomandandosi con me di iniziare a lavorare non appena Greta finisce di raccontarmi la storia della sua vita, e io annuisco, non molto interessata alle sue parole.
Greta infatti, mi racconta che si è sposata molto giovane, e all'età di ventidue anni aveva già quattro figli, Debbie è l'unica femmina.
Il marito è morto prematuramente di cancro al cervello, quando la donna aveva trentacinque anni, e ha dovuto crescere i suoi figli da sola.
È una laureata, ed è sempre stata una donna in carriera, diventando molto ricca da sola, senza l'aiuto di nessuno e soltanto grazie alla dedizione e al sacrificio.
Che dire, una donna straordinaria. Assomiglia molto a mia madre, anche se quest'ultima non è ricca, è stata più sfortunata ma ha comunque fatto grandi sacrifici.
Alla fine del suo lungo racconto la vedo stanca e affaticata, così decido di lasciarla riposare e di andare a sbrigare alcune faccende domestiche.
Passo l'aspirapolvere e lavo i piatti, per il resto la casa mi sembra abbastanza a posto, così mi reco in soggiorno per salutare Debbie, che mi squadra con odio.
Ma si può sapere che le ho fatto?

- Dorothy sappi che mia madre è una donna molto cara...ma anche molto ingenua. - mi ricorda lei, e io la fisso aggrottando le sopracciglia.

- Sì...è una donna bisognosa d'affetto...e di compagnia - ribatto io, e il suo sguardo diventa inferocito. 

- Dorothy, cerca solamente di non approfittarti della situazione...in caso lo facessi...beh, dovrai vedertela con me. Se ti scopro fare qualcosa di sbagliato, raggirarla, chiederle dei soldi o addirittura rubarli...la tua vita sarà rovinata, mettitelo bene in testa - mi avvisa lei, per poi aprire la porta di casa e invitarmi ad uscire. 

Esco di lì con la testa pervasa da pensieri. Che cosa intendeva dire? Io sono una persona onesta, e poi non ho fatto nulla per farle pensare il contrario.

Bah, che donna frustrata, meglio non sprecare troppi pensieri per lei. 

Ma, in quel momento, nel preciso istante in cui faccio per infilare le chiavi nel motorino e ritornare dunque a casa, vedo avvicinarsi a me la figura di un uomo maturo, sulla sessantina, pochi capelli bianchi, labbra sottili e orecchie leggermente a sventola. E' vestito molto semplicemente, e per questo ci metto un po' prima di riconoscere effettivamente chi ho davanti. 

Non ci credo, è proprio lui. 

John Deacon, lo storico bassista dei Queen. 

Sta camminando a capo chino, con un giornale arrotolato sotto il braccio. 

Sono sempre stata una fan dei Queen, e vorrei tanto avere un autografo da lui, così mi avvicino con un sorriso smagliante stampato sulle labbra, intenta a chiederglielo, ma ad un tratto mi blocco. 

So benissimo che lui non ha mai avuto un bel rapporto con la sua popolarità, e se ora gli chiedessi un autografo non gli farei affatto piacere.
Sospiro, rassegnata, e così facendo riesco involontariamente ad attirare la sua attenzione.
Appena si volta, un brivido mi percorre la schiena.
Ho davanti una leggenda.
Serro le labbra, abbastanza a disagio, ma poi emetto un respiro profondo e mi rilasso.
- Buona giornata, Mr. Deacon... - sono le uniche parole che mi scivolano di bocca.
L'uomo di fronte a me rimane abbastanza sorpreso per quel gesto, e dopo un po' le sue labbra si allargano in un sorriso luminoso.
- Altrettanto, ragazza... - detto questo, gira sui tacchi e, dopo un'istante di esitazione, decide di andare avanti per la sua strada.

Io rimango lì impalata per un bel po', a fissare la sua figura che sparisce lentamente.
Sono un po' delusa per non avergli chiesto l'autografo, ma allo stesso tempo sono felicissima perché ho incontrato il mio idolo, che mi ha regalato uno dei suoi unici sorrisi.
Sono sicura che se gli avessi chiesto l'autografo molto probabilmente l'avrei reso infelice, e non mi avrebbe fatto nessun sorriso.


Mr. Deacon and me \\ John DeaconDove le storie prendono vita. Scoprilo ora