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Dorothy's POV:

Quel giorno, dopo aver passato gran parte del mio tempo a cercare e a incorniciare foto dei Queen nella mia nuova stanza, incastrandole tra quelle della sua famiglia, ho deciso di imboccarmi le maniche e lavorare.
Così, ora sono in bagno, a pulire il gabinetto.
È un lavoro di merda...letteralmente, ma qualcuno lo deve pur fare.
Ad un tratto, il mio telefono squilla, e decido di rispondere, non appena leggo il nome della persona che mi sta chiamando.

- Ehi... - rispondo, con poca energia.

- Uela! Cos'è, la signorina è triste? - esordisce la mia amica Sophie.

- Sophy, sei già ubriaca per caso? - chiedo io, sorridendo.

- Ma va...sai che sono così. Comunque, cosa succede? Sei completamente scomparsa dalla circolazione, non ti vedo da non so quanti giorni...che fai, mi stai evitando, puttanella? - indaga lei, ridacchiando. Io e Sophie siamo amiche da sempre. Lei è ricchissima, e studia...o meglio, fa finta di studiare, ma tanto ha il papà che gliela paga, che cosa gliene frega, anche io nella sua situazione avrei fatto lo stesso.

- Oddio, non avrei tutti i torti a evitarti, ma vedi io non sono una figlia di papà come te e quindi ho dovuto lavorare...ora sto pulendo un cesso se ti interessa... - e alle mie parole, sento Sophy dall'altro capo del telefono che finge di rigettare.

- Anche se non entri nei particolari va bene lo stesso...comunque, dato che hai ancora vent'anni, stasera c'è una festa a casa di Paul, ti va di venire? - a quelle parole, sospiro. Conosco Sophie, e quando mi chiede se mi va di venire, vuol dire che devo venire, ad ogni costo, caschi il mondo.

- Senti Sophie...io vorrei tanto, ma vedi mi sono trasferita a casa di una persona...poi magari ti racconto meglio, e...insomma, dato che lavoro per questa persona...non penso di meritarmi una serata libera...o almeno non oggi... - borbotto io, speranzosa di convincere Sophie a lasciarmi in pace per una volta.

- Oh, no no no, signorina. Tu ti vesti come una sgualdrinella, non con jeans e felpa come al tuo solito, e stasera vieni a casa di Paul a mostrare il tuo bel culo a tutti. Da quant'è che tu e Jack vi siete lasciati? Hai bisogno di aria fresca, bella...o meglio, carne fresca, e questa è l'occasione migliore! - ma mentre Sophie parla, io mi perdo beccando John e Veronica baciarsi amorevolmente, e a quella visione, non posso far altro che sorridere, per poi ritornare seria e incenerire la coppia con lo sguardo.

- D'accordo...ci vengo - dico decisa.

- Wow! Fantastico, allora ti aspetto a casa di Paul alle dieci spaccate, dolcezza. Mi raccomando, non vestirti come uno scaricatore di porto - mi raccomanda lei, squittendo entusiasta per la notizia.

Dopo quelle parole, Sophie mette giù, e io rimango per un lungo istante a guardare John e Veronica abbracciarsi e sorridere, come due novelli sposi.

Ho lavorato sodo per ore, lavando, stirando, spazzolando...e verso le nove, capisco che è il momento per mettermi in tiro, e andare al ballo.
Sì da come l'ho detta sembra che sto raccontando un'altra favola della quale non perdo tempo a dirvi il nome, !a comunque, questa è la realtà.
Mi reco in camera mia, mi metto davanti allo specchio e sospiro.
Felpone logoro, jeans buchi, all stars sporche, capelli scombinati...suppongo che questo non è il modo migliore per presentarsi ad una festa.
Mi spoglio di tutti i vestiti e mi butto in doccia, spruzzandomi giusto un po' d'acqua addosso, dopodiché butto all'aria tutti i pochi vestiti che possiedo e decido di optare per uno verde acqua molto semplice ma elegantissimo, con sandali verdi abbinati e ombretto azzurro accompagnato da un po' di matita nera sotto agli occhi.
Mi spazzolo i capelli bagnati con un colpo di phon e sono pronta.
Prendo la borsa con dentro solo il cellulare e il portafoglio, una giacchetta e scendo giù le scale salterellando.
Sono felice, carica e pimpante, finalmente esco dopo tanto tempo.
Ma ad un tratto, quando ormai la libertà era vicina, mi sento chiamare da dietro.
Una voce grave e sommessa, ma alquanto autoritaria.
Mi volto.
È John.

- Dorothy...si può sapere dove stai andando? - mi chiede, con un'espressione assonnata.

- Sto uscendo, vado a una festa - rispondo, guardandomi dalla testa ai piedi come per sottolineare l'evidenza. A quella risposta il volto di John cambia, facendosi pallido e attonito.

- Che cosa? Oh, no signorina, tu stasera non vai proprio da nessuna parte... - ordina John, in tono fermo.

- Scusa? E chi saresti tu, mio padre per caso? - chiedo io, portandomi una mano sul fianco.

Mr. Deacon and me \\ John DeaconDove le storie prendono vita. Scoprilo ora