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Dorothy's POV:

Ciao a tutti, mi chiamo Dorothy, ho vent'anni e sono una ragazza normale con una vita normale. 

Come tutti i comuni mortali di questo mondo, ho i miei problemi, e non mi lamento, anzi, li affronto ogni giorno, certa di superarli. 

Mio padre dopo la mia nascita ha lasciato mia madre da sola e non si è fatto più vedere, mia madre mi ha sempre detto che si è comprato una barca e ha iniziato un'avventura in mare aperto, nella speranza di trovare un forziere pieno d'oro in qualche isola sperduta nel bel mezzo dell'oceano, e di ritornare ricco, permettendoci di vivere una vita agiata...

Sì, ha sempre avuto una grande fantasia, a differenza mia, perché io sono molto realista e ho sempre saputo che ci aveva semplicemente abbandonate, ma per farla contenta ho sempre finto di credere a questa sciocchezza. 

Mia madre è la persona a cui tengo di più in assoluto. Forse perché è il mio unico punto di riferimento, dal momento in cui non abbiamo altri parenti, ma la stimo molto per quello che ha fatto e fa per me, tutti i giorni. 

Mi ha cresciuta da sola, e ha continuato a lavorare sodo per permettermi di studiare e prendere il diploma. Voleva che mi laureassi, ma io, preso il diploma e compiuti diciotto anni, mi sono messa a lavorare, dato che i soldi scarseggiavano e io tanta voglia di studiare non l'ho mai avuta. 

Ora faccio la cameriera, ma ho fatto la commessa, la badante, la donna di pulizie e ho lavato anche le scale, non mi faccio problemi, basta lavorare e fare la mia parte nel mantenimento della nostra piccola famiglia.

Mentre sto per uscire di casa per andare a lavorare, in questo giovedì piovoso, al solito, incontro l'ultimo uomo sulla faccia della Terra che voglio incontrare. 

- Ma ciao, mia bellissima Dorothy...allora, tu e tua madre tardate anche questo mese? - eh sì, e proprio lui. Backey, il padrone di casa. è un riccone sfacciato, sgradevole, con la puzza sotto il naso, tanto ricco quanto grasso, e basso...e unto. Ha il riporto, e ogni mattina mette sempre due quintali di lacca sui capelli per farli rimanere a posto. Ha degli occhietti piccoli e cinici, che non si fanno sfuggire nulla, e che mi guardano sempre con quell'aria di superiorità, come se i poveri fossero degli straccioni che non si lavano.  è il proprietario di tutto il condominio in cui viviamo, e noi abbiamo l'appartamento più umile, non ci chiede molto, ma la cosa più sconcertante è che a volte non riusciamo nemmeno a dare i pochi soldi che ci chiede.

- Buongiorno, signor Backey... - lo saluto io, cercando di essere più carina possibile. Io e mia madre dobbiamo pagare, sappiamo benissimo di essere in torto, ma lui deve anche capire che la nostra situazione economica non è delle migliori, anzi, è disastrosa. 

- è il terzo mese che saltate...questa situazione deve andare avanti ancora per molto? Sono stato fin troppo gentile con voi due...inoltre, per evitarmi vi chiudete in casa, non mi risulta che tu e tua madre siete uscite oggi... - incalza lui, ironico. 

- mi dispiace, Mr. Backey...le promettiamo che questo mese paghiamo...e poi mia madre ieri ha fatto il turno di notte, non è uscita perché è troppo stanca...mentre io...ma lei non può seguirci in ogni nostro movimento! - 

- le promettiamo, le promettiamo, le promettiamo...è troppo stanca, ci sta stalkerando... - mi scimmiotta lui. 

- state sempre a promettere, voi due. Quand'è che invece di promettere pagherete? - continua, insolente. 

- mi dispiace così tanto... - balbetto io, timorosa ma anche molto scocciata dal suo comportamento. In quel momento, noto che la sua espressione muta, e i suoi occhi mi guardano in una luce diversa. 

- beh, mia dolce Dorothy...so benissimo che sei disperata, ma sai, in questo mondo ti devi anche fare un po' furba...ci sono un sacco di modi per pagare, se mi segui in camera, il tuo debito sparisce in men che non si dica... - mormora, sfiorandomi il braccio per tutta la sua lunghezza, per poi poggiare la mano grassoccia sulla mia spalla, alla base del collo, iniziando ad accarezzarlo. 

A quel punto, mi scanso schiaffeggiandogli la mano. 

- Ehm, mi dispiace...ma ora devo andare a lavorare...e a guadagnarmi i soldi onestamente... - così, rabbrividendo, mi precipito giù per le scale, esco dal condominio, indosso il casco, metto in moto il motorino e parto, vedendo il signor Backey dallo specchietto che mi osserva in malo modo. 

"Come si permette, quel lestofante..." penso io, confusa e alquanto spaventata per ciò che è appena successo. Ha una moglie, due figlie, e una di loro ha addirittura la mia età! Bah, la gente è veramente strana.

 Appena arrivo a lavoro, mi cambio velocemente e inizio il mio turno. I turni di sera sono sempre i più pesanti, perché il locale si riempie e io devo fare tutto veloce, correre dalla sala alla cucina in un batter d'occhio, sopportare le lamentele dei clienti, le sgridate del caposala...è una rottura, ma dopotutto, è un lavoro, e per pagare Backey, devo fare questo ed altro.

Dopo cinque ore di duro lavoro, il mio turno finisce, e dopo essermi cambiata, faccio per uscire, ma mi sento tirare da un braccio. 

- Ehi Dorothy...ti posso per caso parlare un attimo? - mi volto, è il responsabile. 

Mi porta nel suo ufficio, e io in quel breve tragitto rimugino su tutte le azioni che ho fatto, cercando di capire la causa di quel colloquio inaspettato. 

- siediti pure qui - mi ordina lui, e io eseguo. Quella poltrona era la stessa sulla quale ho scoperto di essere assunta. 

- ho fatto qualcosa di sbagliato? - 

- oh no, mia cara...in tutti questi mesi che ti abbiamo qui hai fatto del tuo meglio, e di certo non mi posso lamentare...non pensavo che potessi imparare così in fretta questo mestiere, da molti scontato ma che presenta delle insidie nascoste. Una ragazza giovanissima come te poi, senza un briciolo d'esperienza... - 

- e allora posso chiedere il perché di questo gradevole richiamo? - e alla mia domanda, il capo sorride. Vedo però nei suoi occhi una certa amarezza.

- ...vedi, hai presente la nuova ragazza che è arrivata? - a quella domanda, il sorriso sul mio volto scompare del tutto. La nuova cameriera è un incapace, sempre con la faccia addormentata, non sa fare nulla e mi sta antipatica, si crede di essere chissà chi, di saper fare tutto, ma in realtà è solo un'imbranata.
- ...beh, vedi...ora abbiamo lei, e tu...insomma ci sei di troppo. - a quel punto, i miei occhi si rimpiccioliscono così tanto da diventare due fessure, colme di odio nei confronti di quella ragazza.
Sapevo che sarebbe andata a finire così.
Quella raccomandata del cazzo...è lì solamente perché il capo, la persona che mi sta licenziando in questo esatto momento, è suo fratello, e ovviamente, dato che ora siamo in troppi e gli altri camerieri sono qui da anni, la scelta è ricaduta su di me.
- Non te la prendere, è stata una decisione dura ovviamente, non sapevo su che criterio basarmi, insomma, siete due ragazze con poca esperienza... -
- ...e allora ha pensato che l'essere suo fratello era un requisito più importante dell'efficienza sul lavoro... - concludo io, irritata, e il capo subito si irrigidisce.
- Dorothy, ascolta... -
- Nossignore, ho già ascoltato abbastanza. Il messaggio è arrivato, sono sveglia io, non sono come sua sorella. E so come gira il mondo. I raccomandati sempre prima degli altri, punto. Divertitevi, passerete settimane, se non mesi a formare come si deve quella ragazza, con me ci avete impiegato tre giorni, e non ho mai rotto un bicchiere o una bottiglia, sono sempre stata corretta e non ho mai risposto male a nessuno, come ho trovato questo lavoro ne troverò un altro, quindi va benissimo così, anzi, me ne vado con piacere - così dicendo, mi alzo e lascio il ristorante, lasciando il proprietario incredulo.

Sì, ora ho detto così, ma in realtà sono cazzi.

Mr. Deacon and me \\ John DeaconDove le storie prendono vita. Scoprilo ora