Capitolo 26

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Alle sette in punto il tanto odiato suono della sveglia inizia diffondersi nella stanza.
Lentamente sollevo le palpebre e mi ritrovo a fissare il bianco soffitto, senza alcuno scopo nella vita. Quando riesco ad ottenere un minimo di luicidità, sollevo il piumone dal mio lato e mi metto a sedere, passando le mani sul viso prima di alzarmi in piedi e dirigermi verso il corridoio, attento a non far troppo rumore per non svegliare quelle due, che dormono beatamente abbracciate l'una all'altra.
Mi fermo un momento sull'uscio ad osservarle, sorridendo alla vista dell'intreccio ingarbugliato di capelli biondi e castani e dei loro visi addormentati, apparentemente angelici.
Una volta in cucina, tiro fuori dal frigo un pó di latte, dei biscotti con le gocce di cioccolato e prendo a fare colazione seduto al tavolo. Oggi lavoro fino alle 15:00, ma non voglio svegliare Vic ora per dirglielo, cosí le lascio un biglietto sul tavolo, di fianco alla busta di Gocciole e torno in camera, scelgo silenziosamente il mio outfit e mi rifugio in bagno per darmi una rinfrescata.
Finalmente pronto, vado all'ingresso, prendo la mia cartella, apro la porta ed esco, davanti a me un'ennesima, lunga, grigia giornata di ufficio.

***

Sono le quindici in punto.
Incredibilmente grato che anche questa giornata di noioso lavoro sia terminata, mi infilo la giacca, pronto a lasciare la mia postazione anche per oggi.
Afferro la cartella, nel tragitto verso l'uscita saluto un paio di colleghi con cui spesso ho chiacchierato sorseggiando caffè e, una volta raggiunta la mia meta, timbro il cartellino ed esco dalle porte di vetro, trovandomi finalmente all'aria aperta.
Con il freddo che mi pizzica le guance e il vento lieve che smuove il codino legato sulla nuca, mi affretto a raggiungere la mia auto nel parcheggio, incentivato a sbrigarmi dal lieve lamento che proviene dai meandri più oscuri del mio stomaco, dai brividi e dalla voglia di scrollarmi di dosso questa grigia mattinata con una bella doccia calda.
Un secondo prima di mettere in moto, il telefono nella tasca posteriore dei miei pantaloni prende a vibrare, cosí lo afferro e rispondo alla chiamata.

"Pronto?"

È Ethan e quello che mi sta dicendo non mi piace per niente.
Dopo aver attaccato, giro la chiave nel quadro e parto al massimo della velocitá consentita.
Non appena giungo sotto il mio palazzo, mi affretto a parcheggiare, raggiungo di corsa l'entrata e salgo velocemente le scale fino a trovarmi di fronte alla porta del mio appartamento.
Preoccupato e ancora senza fiato, estraggo dalla tasca le chiavi e mi introduco all'interno.
Il silenzio è tanto e tale che sembra non ci sia nessuno ad abitare queste quattro mura in questo momento.

"Vic, Ella!"

Provo a chiamare i loro nomi e in risposta mi giunge un solo, lieve singhiozzo soffocato da chissà dove.
Seguendo la direzione verso la quale mi pare che il suono provenga raggiungo la mia camera, provo ad abbassare la maniglia ma mi accorgo che è chiusa a chiave.
Busso due o tre volte prima di parlare.

"Vic, sono io sei qui?"

Trascorre qualche secondo prima di sentire passi affrettati sul parquet, la serratura scatta e in un batter d'occhio mi ritrovo una Victoria completamente sconvolta aggrappata al torace.

"Ei, tranquilla va tutto bene..."

Le accarezzo i capelli dopo aver avvolto un braccio attorno alla sua vita ma lei subito si scosta, con gli occhi e le gote arrossati dal pianto, il respiro irregolare e un tremore che attanaglia tutte le sue membra.

"No, non va tutto bene! Era qui, é venuto qui con quella strega e si sono portati via Ella, mi ha vista Damiá, adesso sa che sono qui... Dio santo, ti ho messo in pericolo e adesso me ne vado subito, non posso rimanere un secondo di piú."

Si muove a passo svelto oltre le mie spalle, raggiunge il portone d'ingresso ma io subito le corro dietro e la blocco proprio mentre sta per uscire.
Dopo aver chiuso, la afferro per gli avanbracci e le dico guardandola dritto negli occhi.

"Adesso ti calmi e mi dici tutto quello che è successo. Hai promesso che saresti stata trasparente con me Victó, te ne sei già dimenticata?"

Scuote appena il capo, con gli occhi che sembrano più grandi a causa delle lacrime, che a stento riesce ancora a trattenere e della paura.
Le sorrido carezzandole una guancia  con il pollice.

"Bene, adesso mi tolgo la giacca e andiamo a sederci sul divano... vuoi qualcosa di caldo da bere tipo tè, tisana, cioccolata calda, camomilla?"

Mentre faccio ciò che ho detto, con la coda dell'occhio vedo che di nuovo fa cenno di non con la testa, così non appena mi sbrigo ad appendere tutto all'attacca panni  al mio fianco, la prendo per mano e la conduco fino al divano.
Ci sediamo, lei prende un bel respiro, con il tremolio, anche se ora più lieve, che ancora é padrone delle sue dita.

"Erano più o meno le undici, io ed Ella stavamo iniziando a preparare il pranzo quando ad un tratto abbiamo sentito il campanello suonare. Vado ad aprire e mi ritrovo avanti la madre di El, tutta tirata a lucido, con la solita aria scocciata e severe in faccia. Mi ha subito ordinato di restituirle la bambina, cose si dice di un vestito o di un oggetto qualunque, stavo per dirle di entrare e aspettare un secondo che recuperassi tutta la roba che abbiamo preso dall'appartamento ieri quando tutto a un tratto vedo lui dietro di lei. Mi sorrideva, cone per dire: - visto? da me non riuscirai mai a sfuggire. - e io mi sono sentita così impotente, così in trappola che non ho avuto la forza di fare altro se non chiedergli che ci facesse qui. È il nuovo baby sitter di Ella, sarà qui 24 ore su 24 e io ho paura, perchè la sua faccia non prometteva nulla di buono... ti ho messo in una situazione terribile Damià, non avrei dovuto cercarti dopo quel giorno e invece come una stupida egoista sono tornata da te e ora potrebbe succedere qualsiasi cosa..."

La sua voce trema sulle ultime frasi e subito la stringo a me, assolutamente impreparato di fronte a questa notizia.
Per il suo bene, tento di nascondere il mio sgomento dietro una facciata di tranquillità, la abbraccio più forte senza sapere neanche io in che modo reagire a tutto questo.

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