Capitolo 9

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Mi trovo in coda presso le casse del supermercato vicino casa mia, aspettando che arrivi il mio turno per pagare.
Nell'attesa, come mio solito, prendo a guardarmi attorno.
Due donne bisbigliano concitate poco distanti da me, sicuramente immerse nella condivisione di qualche pettegolezzo, una coppia di ragazzi giovani discute a bassa voce di qualcosa, ad un tratto lei ride e lui la guarda, completamente perso, tanto da farmi sentire un minimo rincuorato al pensiero che allora c'è qualcuno al mondo che puó capire il mio stato mentale.
Vedo poi facce assonnate, persone che infilano frettolose la spesa nelle buste per allontanarsi infine con distratti "buona giornata" o cose simili, muovendosi a passi svelti verso l'uscita.
Qualcosa mi urta leggermente la schiena, facendomi risvegliare dai miei pensieri con un sussulto.
Mi volto, per trovarmi di fronte una bambina sui sei/sette anni, con capelli scuri che le ricadono in boccoli ribelli sulle spalle, pelle abbronzata e un nasino all'insù pieno di lentiggini scure.
Mi lancia un sorrisetto timido da dietro il carrello e il suo volto sbarazzino mi sembra piuttosto familiare...

"Ella! Chiedi immediatamente scusa al signore!"

Quella che presumo debba essere la madre interviene con voce severa, le braccia incrociate al petto e gli occhi troppo scuri e freddi in confronto a quelli verdi e grandi della bambina, tanto che mi viene da pensare che non siano davvero in un rapporto familiare tanto prossimo.
Ella mi osserva e nel suo sguardo leggo la maturitá e l'intelligenza di una persona giá adulta.
Perchè questa bambina cosí piccola sembra aver capito della vita piú di me? Mi sembra quasi di avere a che fare una piccola Ethan...
Tento di rimediare all'inconveniente di poco fa, sorridendo a entrambe in maniera rassicurante.

" Non si preoccupi signora, non è successo nulla."

La donna, sulla quarantina, alta e slanciata, capelli neri raccolti in una crocchia dietro la testa, non pare scomporsi particolarmente... rimane rigida nella sua giacca grigia e guarda la bambina con aria di disapprovazione.

"Sei troppo distratta Ella, a volte penso che la tua testa sia completamente vuota."

Osservo come l'espressione vivace della ragazzina si fa improvvisamente meno accesa, piena di tristezza e io vorrei davvero essere in grado di fare qualcosa per aiutarla.

"Ma mamma, stavo solo giocando! E poi-"

La sua vocina armoniosa viene bruscamente interrotta.

"Niente ma signorina! Sei sempre tra le nuvole, è ora che cominci a svegliarti una buona volta!"

Leggo la delusione, le emozioni nascoste dietro le sue iride verdi, ci guardiamo per un momento e ci capiamo.
Vorrei davvero scambiare qualche parola con questa tizia, farle capire che non può pretendere da una bambina di vedere tutto in bianco e nero, che il mondo è fatto di colori e il bello della vita sta nel riconoscere tutte le diverse sfumature, ma so che non caverei un ragno dal buco, così mi limito a sorridere incoraggiante ad Ella.

"Le ripeto signora, non fa niente, è stato un piccolissimo incidente... comunque mi chiamo Damiano David."

Non che io ci tenga particolarmente ad essere gentile con questa donna, ma sento che al momento è la cosa giusta da fare.
Le porgo la mano e lei mi osserva scettica, sollevando un sopracciglio curato.

"So benissimo chi è lei signor David, lei è l'ex cantante di quella band di scellerati che si è sciolta qualche anno fa, d'altronde eravate tutti fin troppo giovani per decidere da voi il vostro futuro, l'avevo detto io che non sareste durati... a parte questo, ci siamo appena trasferite nella sua stessa palazzina, questa mattina l'ho vista uscire di buon ora mentre gettavo la spazzatura."

Ignoro l'aria di superiorità e il calibro delle sue parole mentre una lampadina si accende nella mia testa all'improvviso.
Ora ricordo dove ho già visto questa stregaccia.
Il suo sorriso freddo, calcolatore mi fa venire i brividi e non mi é mai dispiaciuto cosí tanto per qualcuno nella mia vita come per questa ragazzina.
Mi trattengo dal risponderle in malo modo in rispetto di Ella, che osserva la scena in disparte, con un'aria di rassegnazione totalmente inadatta alla sua giovane etá.

"Beh, allora significa che ci rivedremo... è stato un piacere conoscervi."

Tronco la conversazione di netto e riservo un occhiolino complice ad Ella.
Mi accorgo che la cassiera mi guarda spazientita, in attesa che io paghi così le porgo la carta, infilo ciò che ho comprato nella busta, mi precipito fuori dal negozio e rimango un attimo irrigidito dalla scena che mi si para avanti.
Probabilmente sarebbe stato meglio rimanere dentro a conversare con quella megera.

"Guarda che hai fatto! Sei la solita stupida incapace."

Un ragazzo alto, robusto, capelli neri come ebano e pelle olivastra sbraita furioso contro una figura esile, che pare sul punto di spezzarsi tanto è pieno di tensione il suo corpo.
Nonostante tenga il capo chino a guardare la busta a terra e la spesa riversa sul marciapiede, riesco subito a riconoscere i capelli biondi, stretti in una lunga treccia fin troppo ordinata.
Victoria.

"Non l'ho fatto apposta..."

La sua voce è un sussurro, pieno di una stanchezza velata che riesco perfettamente a percepire.
Cosa cazzo é questa storia?

"Sta zitta e rimedia a questo disastro."

Ringhia lui a denti stretti.
Vic non si muove, rimane immobile, le sopracciglia corrucciate e le labbra strette in una linea, con la stessa espressione che di solito precedeva sempre la tempesta durante le nostre passate liti.
La afferra bruscamente per l'avambraccio, se la avvicina mentre con la mano libera le stringe il volto prepotentemente, costringendola a guardarlo.
Lei tenta di nascondere la sua paura, la sua rabbia dietro una facciata di indifferenza ma io la conosco e so che al momento ha un uragano dentro, pronto a fare una strage da un momento all'altro.

"Devi ubidirmi bambolina, altrimenti lo sai che ti succede."

Il suo tono é rabbioso, crudele.
La costringe ad inginocchiarsi, quasi gettandola di forza a terra e, alla vista delle sue schifose dita che la toccano così indelicatamente, un moto di rabbia mi stringe le viscere.
Chi è questo fottuto bastardo? Chi gli ha dato la facoltá di trattarla in questo modo?!
Le mani mi tremano.
Vorrei picchiarlo, prenderlo a pugni finchè vedo l'anima uscirgli dal corpo, ma qualcosa mi dice che non sarebbe la giusta cosa da fare al momento, cosí, facendo finta di nulla, come un qualunque passante, mi affretto a raggiungerla per aiutarla.

"Aspetta, ti do una mano."

Mi chino anch'io, raccogliendo i prodotti gettati sul marciapiede.
Il bell'imbusto invece rimane lì, impalato, come un perfetto stronzo e tiene gli occhi fissi su di lei.
La osservo con la coda dell'occhio.
È scossa da tremiti impercettibili, i tratti del viso sono tirati come se stesse per scoppiare da un momento all'altro.
Ci rialziamo, le porgo la busta e lei mormora un grazie senza guardarmi, ma, nonostante ciò, so che mi ha riconosciuto.
Esita un momento, come se volesse dire qualcosa ma poi, sotto lo sguardo insistente del ragazzo, ci rinuncia e si infila in macchina.
Una volta che Victoria è dentro, lui mi si avvicina con fare strafottente.
Mi lancia un sorriso falso per poi dirmi:

"Beh, non ti aspettare nulla in cambio."

I suoi occhi scuri sono pieni di una cattiveria che mi fa rizzare i peli sulle braccia.
Mi limito a fissarlo, irriverente quanto lui e incurante del suo tentativo di intimorirmi.
Alla fine mi lancia un sorrisetto forzato per poi fare il giro dell'auto, infilarsi nell'abitacolo, mettere in moto e partire, portandosi via quella che per anni è stata una delle persone più importanti della mia vita (continua ad esserlo tutt'ora, anche se non voglio ammetterlo a me stesso) e una parte della mia sanitá mentale con se.
Cosa diavolo é appena successo?

*SPAZIO AUTRICE*

Salve a tutti, so che il capitolo è un pó lungo ma mi ci è per così dire scappata la mano😅... detto ció mi piacerebbe sapere se la storia vi sta piacendo, se volete lasciate qualche commento!

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