Capitolo 1 • Fuggitiva

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CAMI

«Señorita... me pones loco.»

Il sussurro giunge inequivocabile alle mie orecchie, nonostante la musica che permea la sala come un dolce profumo. Mi volto di scatto al finale della canzone, schiaffeggiando inavvertitamente il mio temporaneo compagno di ballo, e inchiodo gli occhi allo sconosciuto che mi ha rivolto la parola.

Viso pulito, capelli mossi, labbra rosee dischiuse. E lo sguardo di chi ammira un fenomeno mai accaduto prima.

Taccio. Le mie dita scivolano sul palmo della sua mano, come fresca rugiada lungo le nervature di una foglia. Invito accettato.

Un colpo di nacchere flette la melodia su note sensuali: che le danze abbiano inizio.

«Shawn, onorato di ballare con te.» si presenta il ragazzo.

Le mie ciglia accarezzano la sua figura come un ventaglio, la mia è in movimento dall'istante in cui parte la nuova canzone. Volteggio sotto la guida delle braccia di questo improvviso compagno di ballo.

«Pensavo sapessi parlare in spagnolo, Shawn.» osservo, con la giusta dose di malizia.

«Io temevo che non sapessi parlare...» replica lui, giocoso nelle parole ma ferreo nella presa.

Il modo in cui mi accarezza le braccia, delicato, litiga con la stretta quasi carnale che ha sui miei fianchi, da sempre un punto molto debole per me. Crepita lenta la cenere riarsa di rapido appicco, congela le arterie. Pompa il cuore lava rovente.

Sollevo lo sguardo, felina.

«Gli esperti sanno comunicare senza nemmeno aprir bocca.» sussurro.

Inspira il mio profumo e mi fa roteare con grazia, bloccandomi poi contro di sé col fiato mozzo. I suoi occhi mi spogliano le labbra della tinta rossa, mi sfilano l'abito ad ipnosi. E li vedo affaticati, nel vano sforzo di spostare i miei capelli scuri come una tendina, quindi sorrido.

Eseguo qualche passo di salsa insegnatomi di recente da mia cugina Ines, sorpresa di come avesse ragione a dirmi che rende di più in coppia con un uomo fisicato e fiero di guidare. Shawn alza le sopracciglia.

«Impressionato?» lo stuzzico.

«Tu non sei americana. Il modo in cui ti muovi... Non mi hai neanche detto come ti chiami, ora che ci penso. Ci tieni a fare la misteriosa?»

La curva del mio sorriso lo ammalia. Spogliami pure, scava nell'immaginazione dietro stoffe e tessuti, io scoverò i tuoi scheletri scarni. Macerie di eterea bellezza, rilucenti negli occhi fuligginei.

«Camila...» sussurro, «mi chiamo così.»

Shawn molleggia con me finché la melodia non suggerisce di fare qualche giravolta e mi libro nella sala come una farfalla in cielo. Leggiadra, racchiusa in un bozzolo di muscoli tesi, libera di volteggiare. E rieccomi qui, contro un petto ampio quanto le dune del deserto, compatto come il fondale oceanico.

Alzo gli occhi, già preda del suo sguardo trepidante, e inspiro la freschezza del muschio bianco che indossa la sua pelle.

«Camila...» tasta il suono del mio nome sulla lingua «messicana?»

«Cubana.» lo correggo.

Curiosità mordace trapela dalle sue soffici labbra, nelle iridi una precisione che non lascia spazio a speculazioni vaghe. Chi è questo Shawn? Cosa ci fa ad una serata di ballo latino-americano talmente ricca di etnie diverse che Donald Trump rischierebbe un infarto?

«E come impieghi il tuo tempo quando non balli divinamente come stasera?» domanda.

«Mi sono laureata quest'estate e, prima di darci dentro con la carriera, mi sono voluta prendere una vacanza lontana da casa.»

I nostri corpi ondeggiano a ritmo, ma l'attenzione di entrambi è focalizzata in toto sulla conversazione che stiamo sviluppando.

Shawn si passa una ciocca dei miei capelli tra le dita, analizzandone la notevole lunghezza.

«Neanche una doppia punta, wow. Mia sorella se ne lamenta di continuo.» commenta sottovoce.

«Dille che non ha ancora trovato il balsamo giusto.» sorrido.

Le sue labbra si incurvano appena, di riflesso, ma i suoi occhi non perdono la concentrazione. I miei, invece, sono alquanto tentati di scoprire se la camicia semiaperta fa parte del pacchetto da conquistatore o se è una casualità legata alla temperatura piuttosto alta. Se si trattasse del primo caso, dovrei attribuire diversi punti alla sua inaspettata astuzia, perché fa presagire un fisico davvero niente male.

«Riferirò. Cos'hai studiato di bello?» torna all'attacco.

«Scienze della discrezione e riservatezza applicata.» replico, ironica.

Shawn si fa sfuggire una risata.

«Ti piace fare la misteriosa, non è vero?»

«Mi devo vendere bene. Se tu scoprissi che passo le giornate pensando a quali gusti di gelato scegliere, sarebbe un bel problema. Non sarei così interessante.» scherzo.

Il mio ballerino di coppia acquisito ridacchia, scuotendo la testa per l'incredulità.

Assottiglio lo sguardo e mi preparo a passare al merengue, stile che non coglie impreparato nemmeno lui. A stretto contatto, striscio beffarda contro il suo corpo e ne attendo la reazione.

«O forse...» mormoro, dubbiosa.

Mi stringe con desiderio, posso percepirlo. Rilasciano lenti sospiri le sue labbra dischiuse, la brama cresce pericolosa. I suoi pensieri più intimi gridano, convinti che nessuno li senta. Attendo immersa nel fascino.

Segue un'ultima giravolta, teatrale, slanciata, e la canzone strombetta un assolo finale.

Abbasso lo sguardo sul pavimento, esito e poi mi volto. Trattengo mia cugina Ines per dirle che ho bisogno di andarmene, ma non ho tempo per spiegarle le mie ragioni. Ho la certezza che Shawn mi stia seguendo.

Trovo una via d'uscita quanto più in fretta possibile e mi lascio investire dall'afa di Miami in piena estate. Amo questa città anche se fa dannatamente caldo, anche se si soffoca, perché la mia mente non è mai stata così priva di redini. Per me, Miami significa libertà.

«Ehi! Ehi, Camila! Fermati!»

Riconosco il timbro profondo della voce di Shawn. È un peccato che io l'abbia incontrato in questo periodo della mia vita, perché se non fossi così disperatamente alla ricerca di un modo per preservare la mia libertà personale e la mia serenità psicologica, accetterei anche il rischio di volerlo conoscere e, chissà, volerlo persino frequentare. Eppure, sono qui per un motivo ben preciso. Lui non mi scombinerà tutti i piani, non intendo permetterglielo.

Slitto dietro l'angolo e trovo un ingresso secondario al locale da cui sono appena uscita. Intravedo appena le spalle larghe di Shawn e i suoi capelli mossi arricciarsi ancor di più al vento caldo, sull'umida terrazza.

«Camila? Dove sei?» mi chiama ancora.

Silenziosa, mi convinco che sto agendo per un bene superiore. Stavolta ho deciso di mettere me stessa al primo posto. Vale come giustificazione per comportarsi in modo un po' scorretto in questo caso, no?

«Camila?»

Trattengo il fiato per minimizzare i rumori, così da non destare sospetti.

Le scarpe di Shawn scheggiano i sassolini, segno che si sta girando per tornare indietro. Qualche attimo dopo, infatti, si arrende e i suoi passi si inoltrano nel locale. Rilascio un respiro profondo, scivolando contro la parete.

Rovinose glorie nei sogni di chi rimacina affetti spenti, è scritta tra le stelle la natura ferina: folle chi s'illude d'aver via di fuga.

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Allora, abbiamo scaldato abbastanza il pentolone?

Spero di aver stimolato la vostra curiosità, ho tanto da racchiudere in questa storia.

Grazie per la fiducia che mi date nel continuare a leggere, per me significa molto.

Besos 💖

Señorita (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora