Capitolo 19 • Egoista

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CAMI

«Señorita?»

I love it when you call me... señorita

Mi volto, con il verso in testa e la sua voce a confondermi.

Afferro la mano che tiene tesa verso di me e iniziamo a ballare sulle note di una melodia che si spande dal suo sguardo, dalle sue movenze, dal ritmo che scandiscono i suoi piedi.

Inesorabilmente lenti, è come se strisciassimo gli arti per sentire la pelle dell'altro a contatto, come se le parole in musica trovassero definizione per i nostri sentimenti.

Sguardi incatenati, labbra dischiuse, una brezza leggera. Ed ecco che si mescolano alla perfezione gli ingredienti per una ricetta disastrosa: un amore senza futuro.

Ad ogni giravolta, penso a come sarà tra di noi: io chiusa in laboratorio a pasticciare con vetrini, provette e fogli da compilare, lui in giro per il mondo a scaldare i cuori di migliaia di ragazze con la sua voce soave e la sua amata chitarra. Che relazione è? Su quali basi si regge?

«Her body fit right in my hands, la la la... It felt like: ooh la la la!» canticchia Shawn, accarezzandomi i fianchi e risalendo attraverso la vita, il busto, le braccia... riprendendo poi subito il controllo del mio corpo con un tocco leggero.

Il dilemma che mi si pone davanti nasce dalla sicurezza che lui emana. È come se sapesse esattamente dove sta andando, come andrà a finire tra di noi e quali mosse attuare per conquistarmi.

Lentamente, abbassa il capo e posa un bacio sulle mie labbra. Inizia a lasciarne una scìa che corre giù lungo il collo e s'infossa a contatto con la clavicola, risale verso la nuca, insiste lì dove la pelle è più morbida e nascosta. Lì dove mi piace. Talmente tanto che mi sento come creta nelle sue mani, pronta ad assumere qualsiasi forma lui voglia a patto che continui a baciarmi così. Umida, la sua lingua indora il lavoro con arguzia e meticolosità. Caldo velluto danza e spazza, si esibisce sulla tenera epidermide di uno sconfinato desiderio, ne ticchetta i punti più soavi come a seguire una melodia ipnotica. Risucchiato a propria volta, succhia e alimenta la brama, appicca un focolare. Ed è presto incendio. Intorno, infiamma le pupille, pulsano le labbra, vibra un corpo intero. La mente si schiude con la bocca, s'aprono scenari indicibili, fantasie erotiche, dolci pensieri. Un miscuglio di aria tesa, saliva scambiata e tessuti a contatto, in attesa che la pelle si affacci a quella dell'altro, la tiri a sé come con una corda e se la incolli appresso per non staccarsi più, nemmeno tra due ore. Perché a far l'amore capita così: si sa quando si inizia, ma non quando si finisce.

I miei vestiti planano sul pavimento con una ricognizione ben sfocata da parte mia, che so invece dire con certezza quando ho deciso di tirar giù i pantaloni al cantante del mio cuore oppure quando mi sono convinta a verificare che i muscoli messi in mostra dalle fotografie online non siano esclusivamente frutto di photoshop. Per la cronaca: photoshop si è ben orchestrato le luci per esaltarne i volumi, ma la definizione e la sostanza ci sono. Eccome.

Tocco con mano ciò che nessuna ragazza della mia età con meno di un milione di seguaci sui social si sognerebbe mai di sfiorare neanche lontanamente: ogni singolo centimetro della pelle perfetta di Shawn Mendes. Percorro con attentissima cura e lentezza i contorni dei tatuaggi sparsi qua e là, ricordando quel che ho letto a proposito sugli articoli delle fan sfegatate sul web. Il mio preferito è la rondine: non credo ci sia metafora migliore per simboleggiare la libertà che ogni individuo ricerca nella propria vita, ma con il promemoria costante di avere un nido in cui poter tornare sempre nei momenti di nostalgia o difficoltà.

La mia mente si spegne poco dopo: Shawn inizia a toccare zone sensibili ed appannarmi il senso logico. Come animata da forze esterne guidate solo dal senso del piacere, lo guido man mano nei movimenti e ci abbandoniamo insieme a lunghi preliminari che promettono scintille.

Il mio corpo viene baciato, stuzzicato, adorato nella sua interezza. Neanche per un secondo Shawn riesce a farmi sentire inadeguata: il suo sguardo è quello di qualcuno che non avrebbe potuto desiderare niente e nessuno di meglio. Renderlo così felice e soddisfatto fa sentire decisamente bene anche me.

Dopo essermi occupata a mia volta di stimolarlo, arriviamo al dunque. Molto in fretta, per quanto lo riguarda.

Completamente stizzita, lo fisso mentre si riveste e si sdraia, di nuovo nel letto con me. Prova ad abbracciarmi la vita, ma mi scanso e rotolo sul bordo del letto, in bilico tra il materasso e il pavimento.

«Cami? Tutto okay?» domanda flebile.

Silenziosa, rapprendo il lenzuolo verso di me.

«Cami? Ehi...»

Shawn mi attira a sé esercitando una lieve pressione e mi costringe a guardarlo in faccia, ma è buio e non si vede niente.

Neanche ad avermi letto nel pensiero, accende la luce dell'abat-jour presente sul comodino al suo fianco.

«Non ti è piaciuto?» sussurra.

Combatto fortemente contro la mia espressione corrucciata e cerco di convincermi a parlare, perché non c'è modo di farlo entrare nella mia testa e renderlo capace di leggermi dentro.

«Sei un egoista.» lo accuso.

«Quindi non... Non ti è piaciuto?»

Sbuffo.

«Mi stava piacendo. Poi hai smesso.» puntualizzo.

Shawn tira un sospiro di sollievo e mi rivolge uno sguardo di immensa dolcezza.

«Dammi ancora qualche minuto per recuperare, poi ti faccio contenta. Giuro.»

I miei dubbi si riversano su di lui tramite uno sguardo tagliente.

«Non mi credi? Te lo prometto.» insiste.

«Attenderò che tu agisca. Non mi sono mai fidata delle promesse in sé.»

Accondiscendente, Shawn tace e seguita a tenermi stretta, accarezzarmi, coccolarmi. Io non mi sottraggo, ma non rispondo con particolare enfasi: è il suo momento di dimostrarmi quanto può essere intraprendente.

Mi crogiolo in questo suo amabile tentativo di corruzione del mio animo crucciato e nutro il contrastante desiderio che continui a toccarmi, ora delicato ora rude, a tratti infinitamente lento e a tratti disperatamente rapido. La mia immaginazione corre senza freni.

Trascorrono molto più che appena pochi minuti, prima che Shawn si decida a sedurmi nuovamente e prendere le redini. Ma quando lo fa, Dio solo sa quanto ho ringraziato di aver portato pazienza e atteso che fosse lui a dare il via ai giochi, perché finalmente mi ha dato prova di sapersi destreggiare molto bene. Posizioni classiche, poco estro e visibile timore di sbagliare, ma tanta tanta passione. Mi ha donato tutto se stesso, anche se solo per pochi momenti, eppure in maniera indimenticabile.

Esanimi, le fibre del mio corpo mi danno la buonanotte e crollano al sicuro abbracciate alle sue.

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Parola d'ordine: permalosità. Cami ne è abbastanza peccatrice...

E voi? 😇

Io tantissimo, da sempre. Mi offendo per delle bazzecole. E non sempre sto a spiegarlo...

Vi auguro un felice inizio della terza settimana di quarantena, per quanto possibile 🙈

Besos 💖

Señorita (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora