Capitolo 29 • Volare

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SHAWN

«Io sono innamorato di te, Camila Cabello. Della tua personalità vivace e allegra, mai silenziosa anche quando non parli, della tua bellezza ammaliante e della tua voce da brivido. Sono profondamente, irreversibilmente innamorato di te.»

Lo specchio mi restituisce il mio riflesso, stanco e disperato.

Come diavolo faccio a dirle... Tutto? A spiegarle che il mio manager ha boicottato la nostra corrispondenza elettronica, che io mi sono reso conto di amarla ma non so come confessarlo e che sono bloccato qui a Los Angeles per risolvere i problemi burocratici legati al rilascio del singolo e non per fuggire da lei?

E poi mi trapassa la mente un'illuminazione brillante.

Noelle. Lei è reperibile dal mio profilo Instagram. Figuriamoci se Andy ha pensato di cancellarla.

Scorro i nomi per un buon quarto d'ora prima di riconoscere le sue foto e scriverle che ho bisogno di comunicare con Cami.

Lei mi risponde quasi subito, per fortuna: "adesso ti scrivo il suo numero, ma sbrigati a scriverle perché fra meno di ventiquattro ore sarà in aeroporto, diretta a Milano Malpensa con una valigia di lacrime".

Spalanco gli occhi, impanicato. Non rispondo neanche al messaggio, infilo il telefono in tasca e raccatto tutte le mie cose per schiaffarle velocemente all'interno del mio unico bagaglio.

Aprendo la porta della mia camera d'albergo, mi ritrovo davanti proprio l'ultima persona con cui avrei voluto parlare ora: il mio manager.

«Posso sapere dove stai andando, Shawn?» esige, infuriato.

«No.» sibilo, sorpassandolo.

Lui, accigliato, si volta e mi blocca il braccio con una presa ferrea.

«Lasciami andare, Andy. Non ti darò alcuna spiegazione.»

«Be', si dà il caso che, per contratto, tu me ne debba. Devo ricordarti che gestisco la tua vita lavorativa?» puntualizza lui, acido.

«Me ne sto andando per motivi non lavorativi, ti basti sapere questo. E adesso, ciao. Mi farò vivo entro ventiquattro ore.» istruisco, stufo marcio delle sue precisazioni.

Rimane lì, interdetto, senza sapere bene come ribattere. Sento l'eco delle sue lamentele solo quando sono in fondo al corridoio, in procinto di prendere le scale per non aspettare l'ascensore troppo vicino a lui e rischiare di finire nuovamente nella morsa soffocante delle sue domande fuori luogo.

Salto parecchi scalini e arrivo nell'atrio dell'albergo in men che si dica. Saluto cortesemente, dando disposizioni per il pagamento della permanenza secondo le modalità indicate dal mio manager, visto che smania tanto per la voglia di gestire la mia vita lavorativa. Nessuno degli impiegati osa contraddirmi o non fidarsi della mia parola, perciò vengo congedato senza problemi come desideravo.

Salgo sul taxi che trovo appena fuori dalla struttura, meravigliandomi di come stia filando tutto liscio, e durante il viaggio verso l'aeroporto, mi occupo di trovare un posto sul primo aereo diretto a Miami.

Ecco la prima cosa che va profondamente storta da quando sono partito: l'aereo che vedo decollare dalle vetrate dell'aeroporto è proprio quello diretto a Miami. Per il successivo, devo aspettare quattro ore e ce ne impiegherò quasi cinque per raggiungere la mia destinazione. Si prospetta un'attesa piuttosto lunga e angosciante.

Così, rispondo a Noelle, ringraziandola per le informazioni prezione e il tempismo ottimale, e provo a telefonare a Cami.

Suona.

Señorita (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora