Capitolo 30 • Controtempo

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CAMI

Scoppio a piangere. Inizio a battere i pugni contro il suo petto, arrabbiata.

«Non puoi! Non puoi venire qui così e... E dirmi che... Oh, e dirmi che mi ami! No! Non lo puoi fare! Sei cattivo. I-Io ti odio.» singhiozzo.

Le lacrime scorrono a fiotti lungo le mie guance e la voce mi esce appena, perché il groppo che mi si è formato in gola mi sta soffocando.

Non può venire qui e spiattellarmi in faccia che mi ama sperando che risolva tutto. Non è corretto.

Piango come una forsennata. Perché sono frustrata, non so cosa devo fare, a chi credere e se mi devo mettere in coda per l'imbarso visto che...

«Il volo per Milano parte fra poco, signorina. Glielo dico perché l'avevo vista in coda e... Mi sembrava... Giusto... avvisarla.» mi informa una signora anziana, passandomi vicino.

Annuisco, tentando inutilmente di asciugare le lacrime.

«Grazie.» mormoro, a fatica.

«Non prenderlo. Cami, non farlo. Mi spezzi il cuore se lo fai.» mi implora Shawn, tenendomi le braccia con le mani e trattenendo visibilmente le lacrime.

La voce rotta che usa mi uccide.

Cosa diavolo devo fare? Mia madre mi ammazzerà se non parto, ma mi rimarrebbe il rimpianto di non aver mai colto l'occasione di amare Shawn Mendes. Probabilmente scriverebbe un album super triste su quanto io sia stata stronza e priva di pietà verso il cuore. Già immagino il titolo: pietà, abbi pietà di me, vacci piano col mio cuore.

«Non ti lascerò partire, sono tutte cazzate quelle sul non obbligarti a fare nulla. Io ho bisogno di te. Di cantare con te, di averti vicina, di vederti sempre. Non permetterò a nessuno di portarti via da me.» promette Shawn, disperato.

«Il mio volo parte fra poco. Mi dispiace.» mormoro, tirando su col naso.

«Tu non vuoi partire. Dimmi che non partirai. Dimmelo, cazzo!» urla lui.

Il mio pianto subisce una nuova crisi isterica e inizia a farmi male la testa.

Cerco di staccarmi, di togliergli le mani di dosso da me.

«Allora vengo con te. Non mi interessa niente, senza di me non vai da nessuna cazzo di parte.» decide, impulsivo.

«Devi lasciarmi andare, Shawn. Non siamo fatti per stare insieme.»

Shawn perde le staffe.

«Quindi vuoi dargliela vinta? Andy ha cercato di dividerci dal primo momento, non voleva neanche farci cantare insieme, ha provato in tutti i modi a tenerci separati. Io sono corso qui, non ho dormito né mangiato per qualcosa come venti ore in totale, ti ho cercata come un dannato, ti ho trovata e ti sto supplicando di rimanere... Ti ho detto che ti amo. E tu vuoi andartene via così?»

«Mia madre...» comincio.

«Cosa te ne frega di quel che pensa tua madre? Sei venuta a Miami per guadagnarti la tua indipendenza, la tua libertà e fare il cazzo che ti pareva. Adesso hai deciso di restituirle tutto? Dov'è quella famosa libertà per cui hai combattuto tanto? Persino contro di me che voglio solo renderti felice? Eh? Dimmelo! Non restare lì come una stupida, dammi una risposta! A fuggire sono bravi tutti, ma è il momento di tirare fuori le palle e affrontare la situazione.» sbraita Shawn.

Spaventata dall'irruenza ed il volume alto della sua voce, scoppio nuovamente a piangere.

Invano, tento di asciugarmi il viso.

«Ho paura.» confesso, spezzata dentro. «Ho paura che non funzioni, tra noi. E allora che ne sarà di me? Mi lascerai sotto un ponte, in pasto ai media malvagi, protagonista di note lugubri e canzoni strappalacrime, costretta a tornare dai miei genitori perché sono gli unici che non mi sbatteranno mai la porta in faccia. Mi puoi biasimare?» domando piano.

Shawn respira lentamente, si calma. E apre le braccia.

«Vieni qui. Non ti succederà niente, te lo prometto. Chiunque voglia farti del male passerà sul mio cadavere, prima. Okay?»

Con la guancia premuta contro il suo petto solido, annuisco.

«Ho paura, Shawn. Non posso...»

«Non puoi farcela da sola? Nemmeno io. Vedi, è per questo che siamo fatti per stare insieme. Non saremo pentola e coperchio dello stesso diametro, non saremo un biscotto e la sua formina precisa, non saremo due pezzi combacianti dello stesso puzzle, ma insieme dobbiamo stare. E, nel profondo, lo sai anche tu.» replica lui.

«Ultima chiamata per il volo per Milano MXP delle 17:40. L'aereo atterrerà alle 9:05, orario italiano. Preghiamo i gentili passeggeri di presentarsi al gate designato. Grazie per la collaborazione.» annuncia una voce automatica.

Shawn mi guarda con tutto se stesso racchiuso in uno sguardo che trema di lacrime.

Mi volto verso la fila ormai inesistente. Sono rimasta solo io a dovermi imbarcare.

Afferro la mia valigia e cammino in direzione della hostess di terra senza voltarmi indietro.

Non giunge nessun rumore da dietro le mie spalle, ma ad ogni passo mi sento mancare l'aria e annaspo, finendo per scoppiare a piangere a metà del percorso. Di nuovo.

Cado per terra, totalmente incapace di tenermi in piedi, dentro e fuori.

«Cami!» urla Shawn, terrorizzato.

Corre da me e mi abbraccia.

«Non mi lasciare. Non lasciarmi andare. Io ti amo e non voglio partire. Non voglio. Non riesco ad andare da nessuna parte.» singhiozzo, con la vista annebbiata.

«Ci sono io, adesso. Ti porto via da qui, mi prendo cura io di te, amore mio.» sussurra lui, con il cuore in gola.

Mi resta in bocca il sapore di un bacio salato, contaminato di lacrime e amore. Il calore del suo corpo, una macchia indistinta di ricci che la mia mente ricorda bene, castano cioccolato e soffici come una mousse. Parole dolci, una vaga sensazione di casa anche se, ormai, ho perso il volo. E poi più niente. Il nulla. Anche Roma è capitolata, come ho potuto sperare io di salvarmi?

Accoglimi fra le braccia tue di pregiato velluto, scortami nel mondo dei sogni e scaldami con la forza del tuo amore. Giaccio inerme, urlo esanime come se fosse l'ultimo dei giorni, e la vita non cominciasse adesso. Ascoltami. Guardami. Sarò quel che ti ho promesso e molto di più. Sarò i colori delle tue iridi. I rumori del tuo respiro. Le lettere del tuo nome scolpite nell'anima, una danza frivola condotta in due, una guerra e una pace che sviluppano nel vortice dell'immaginazione i miei occhi che parlano con i tuoi.

Voglio fare l'amore con te. Dimenticare quel che è stato, quel che sarà. Scordare il mio nome, ripetere il tuo all'infinito. Finché avrò voce.

Amore, io e te dobbiamo cantare insieme. Ripetilo con me.

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Eccoci qua, alle porte dell'epilogo, che arriverà domani. Vi è piaciuto questo capitolo?

Tutto il blocco finale della vicenda è stato scritto negli stessi giorni e mi auguro che l'effetto che lascia sia soddisfacente 🙈

A domani con l'ultimissimo tassello della storia!

Besos 💖

Señorita (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora