Epilogo

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NOELLE

Penso di aver impiegato buona parte della durata del volo per realizzare che stavo lasciando fisicamente gli Stati Uniti d'America. Non ero mai andata oltre, salvo quando ho visitato le cascate del Niagara e, per completezza, mi è stato concesso di guardarle anche dal lato canadese.

Atterro nel Bel Paese colma di entusiasmo ed agitazione. Ho calcolato il mio outfit nei minimi dettagli per non stonare con le ragazze italiane, notoriamente belle e ben vestite, con un certo stile, come si nota anche dall'impronta decisa che ha dato questa nazione al mondo della moda. Cami era davvero entusiasta della mia gonna color cappuccino, ma è stata intransigente sull'abbinare un top bianco assoluto e non arancione con i pois viola, come avevo proposto io. Non mi sembrava tanto male, poi...

Rinnovando una passata di gloss rosato sulle labbra, mi sento immediatamente più carina. Prendo coraggio, esco dal bagno dell'aeroporto ed eseguo una rapida descrizione dell'area in cui mi trovo, così che non sia arduo trovarmi.

«Noelle! Eccoti! Noelle! Ehi, Noelle!» urla Cami, da lontano.

Inizia a correre verso di me e io procedo un po' più lenta a causa della valigia.

«Noelle! Come sei bella! Mi sei mancata tanto, cara.» piagnucola, abbracciandomi d'impeto.

«Oh, anche tu, fidati. Sono felicissima di essere qui.» cinguetto io.

Si distanzia un momento e mi osserva.

«Allora non ho visto male... Ti sei davvero fatta la frangetta!»

«Sì, solo da una parte. È un po' una scocciatura starci dietro, lavarla singolarmente perché si sporca subito e fare la piega attentamente, ma non me ne pento.» sorrido.

Cami annuisce.

«Hai fatto bene, ti dona. Sembri ancora più dolce, così.» conferma.

Ci avviamo verso l'uscita a braccetto, io un po' insicura di come appaio agli occhi altrui e lei sprizzante di gioia, ma entrambe sorridenti. Mi guida verso un'auto in fermata proprio davanti all'uscita e carichiamo in fretta la valigia nel bagagliaio, sgommando via il più rapidamente possibile per non intasare il traffico già problematico per definizione intorno ad un aeroporto.

Il Caravaggio International Airport, leggo nell'insegna, man mano che ci allontaniamo. Ero convinta che si chiamasse Orio al Serio... Così mi aveva detto Cami, aiutandomi nella prenotazione del biglietto.

«Noelle, il nostro autista oggi è mio papà. Shawn non poteva venire.»

«Sì, scusami se non sono sceso per presentarmi, ma dovevo togliermi di mezzo il prima possibile. Mi fermerò al prossimo autogrill.» assicura il signor Cabello.

Sminuisco la colpa con un gesto rapido della mano.

«Nessun problema, comprendo pienamente la situazione.» assicuro.

Il padre di Cami si rivela un uomo cordiale e dal tentativo di sembrare affabile, ma poco caloroso. Inizio a capire, studiando lui singolarmente e loro nello stesso ambiente, cosa intendeva la mia amica quando cercava di rendere l'idea di un rapporto padre e figlia piuttosto blando, se non un po' problematico. Quando passa alla radio la canzone di Shawn e Camila, Señorita, la canticchio giusto per qualche momento, prima di rendermi conto che nessuno lo ritiene un argomento comodo di conversazione, in questo abitacolo. Eppure, ha riscosso un successo incredibile, in tutto il mondo. Ho guardato le interviste che sono state fatte ad entrambi, sia in privato sia insieme, e le numerose esibizioni dal vivo in diverse occasioni. La più importante delle quali è stata quella agli American Music Awards, gestita alla perfezione e dall'atmosfera magica. Tuttavia, Camila non se n'è mai vantata, né ha considerato di intraprendere una carriera musicale, per quanto diversi produttori l'abbiano contattata per dimostrarle il contrario.

Señorita (Shawn Mendes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora