13. Realize

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Sono sdraiata sul letto fissando il libro di genetica, senza leggere nulla. Decido di scendere in cucina per bere un po' di caffè, dato che potrei addormentarmi da un momento all'altro. Mi alzo riluttante e mi avvio verso la porta, con passo strascicato.
Ieri sera le bambine non avevano proprio voglia di dormire, tanto che alla fine mi sono assopita sulla poltrona, svegliandomi alle cinque senza più riuscire a chiudere occhio.

Cammino per il corridoio della scuola, troppo lentamente per i miei gusti.
Accendo il walkman, cercando qualcosa di movimentato per rafforzarmi un minimo.

Back in black
I hit the sack
I've been too long I'm glad to be back
Yes, I'm let loose
From the noose
That's kept me hanging about
I've been looking at the sky
'Cause it's gettin' me high
Forget the hearse 'cause I never die
I got nine lives
Cat's eyes
Abusin' every one of them and running wild

Strano, l'accompagnamento della batteria si sente molto più forte ed è anche fuori tempo... che si sia rotta la cassetta?!

Eppure... caccio le cuffie. Sento chiaramente qualcuno suonare la batteria. Ma il professore non aveva detto che c'era una sala per la musica... Tutto ciò mi incuriosisce non poco. Potrei andare a controllare, al massimo farei l'ennesima figura di merda...
Cerco di capire dove si trovi la stanza, tenendo le orecchie ben aperte. Ora ha cambiato completamente genere...si sente di meno, ma devo dire che è un accompagnamento jazz davvero niente male.

Finalmente capisco quale sia la porta. Sembra una normalissima porta. Abbasso la maniglia, titubante. E se mi stessi sbagliando? La socchiudo leggermente, sorgendo solo gli occhi. Ho sbagliato. Pietro suona la batteria estremamente concentrato, con gli occhi bassi e le cuffie sulle orecchie. Be'... L'unica cosa che mi viene in mente in questo momento è che sia tremendamente carino. Ed è strano, dato che non sta suonando né un pianoforte né una chitarra. Eppure ha un non so che di dolce. Non è sicuramente una sala di musica, dato che ci sono due letti sfatti ai lati della stanza. Quale sia la parte di Pietro, si capisce chiaramente. È un soqquadro completo. Magliette sparse ovunque, carte e libri di scuola per terra.

Alza lo sguardo, e i nostri occhi si incontrano per meno di un secondo.
Per lui è abbastanza.

Non ho il tempo di chiudere la porta che mi ritrovo dentro la sua camera, con Pietro davanti che mi guarda seduto sullo sgabellino con un lecca-lecca in bocca che non so da dove sia venuto.

<<Che ci fai qui? >> mi chiede squadrandomi con un sopracciglio alzato.

<<Avevo sentito il suono della
batteria e... >>

<<Ti piace? >>

Fa roteare le bacchette così velocemente che non riesco più a distinguerle.

<<Mh-mh... non era poi così male... >>

<<WOW! Alyssa che mi fa un quasi-complimento. Che giorno è oggi? >>

<<Sei un cretino. >>

Sogghigna divertito, fissandomi ancora più intensamente di prima.

<<Hai il viso stanco Al... Non hai dormito bene? >>

Ammetto che la situazione si sta facendo un filo imbarazzante, così cerco di andarmene. La porta è chiusa a chiave. Accidenti!

For a second || Pietro MaximoffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora