Al crepuscolo, come stava diventando loro abitudine, i principi di Asgard lasciarono il palazzo, attraversando le vie movimentate della città, diretti ancora una volta dagli Zekos. Per la prima volta in tre giorni i due ragazzi si accorsero di quanti fossero gli asgardiani che, proprio come loro, percorrevano le viette di Asgard fino alla periferia, per poi gettarsi nella scura pianura secca, dove il Popolo Perfetto soggiornava, ad est del palazzo reale. I due ragazzi procedevano in silenzio, entrambi tesi per il loro ultimo colloquio, andato non nella migliore delle maniere. Entrambi avevano rimuginato a lungo sulle parole dell'altro, cercando di capire cosa non avevano voluto vedere nello stato d'animo del proprio fratello. Thor aveva ripensato alle risposte brusche che Loki aveva dato da un certo punto in poi del loro dialogo e si era chiesto, sentendo un vago senso di colpa rodergli il petto, se non avesse ferito i sentimenti del fratello minore. Loki nel frattempo, seduto sul bordo di qualche finestra ai piani alti del castello a leggere antichi libri o semplicemente divertirsi con sciocchi trucchi di magia, aveva ponderato a lungo la questione della prencipessa Esmeralda e l'urgenza di incontrarla che Thor gli aveva espresso quella mattina, senza ottenere alcun tipo di conforto o consiglio che potesse definirsi tale. Loki aveva concluso che forse Thor non stava esagerando poi così tanto nel descrivere i suoi sentimenti così confusi nei confronti della misteriosa fanciulla.
Loki aveva pensato anche a lei, per la prima volta da quando gli Zingari erano giunti.
Ci aveva provato con tutto se stesso, applicando qualsiasi regola conoscesse, ma non gli riusciva di comprendere perché una semplice ragazza riuscisse a destare tutto quello scalpore, facendo ammattire uomini forti e potenti come suo fratello, che mai si era lasciato indebolire da qualcosa di futile come un tenero bagliore d'amore. Il minore dei figli di Odino considerava la bellezza qualcosa di superfluo, che poteva fare la sua parte solamente fino ad un certo punto, ma che a lungo andare non era in grado di stabilire nulla di solido. Il canone di perfezione che tutti gli uomini associavano alla principessa Esmeralda, Loki lo rimpiazzava con una costante ricerca di forza: sosteneva che qualsiasi creatura, uomo o donna che fosse, possedesse una propria energia, una forza e una potenza che poteva comprendere campi diversi ed essere presente in quantità più o meno grandi in una persona. Loki aveva sempre trovato quello molto più affascinante di qualsiasi bel viso o taglio ordinato di capelli, tendendo a cercare in un potenziale partner un senso di sicurezza e autorità che si poteva solamente percepire, mai vedere. Si chiedeva se la principessa possedesse una simile aura, qualcosa di così armonioso e potente al tempo stesso da renderla davvero la futura erede ad un regno creato per essere il migliore sotto ogni punto di vista.
Quando i due ragazzi raggiunsero la periferia, il sole aveva proseguito la sua discesa di un generoso spicchio, ora non più visibile sopra l'orizzonte di Asgard. Se da una parte il silenzio di Loki era più che consueto, quello di Thor era ben più anomalo e straniante, perciò l'altro ragazzo decise di ridare un po' di vigore al fratello, nonostante avvertisse ancora quella sensazione amara quando, guardandolo, gli tornavano alla mente le frasi che si erano scambiati quella mattina.
“Sei turbato.” osservò Loki, guardando di sfuggita il volto di Thor, seguendo i contorni del suo profilo quasi angelico, quel volto tanto giovane eppure sicuro di sé e forte. Suo fratello riusciva a trasmettere emozioni molto forti soltanto con l'espressione del volto, ed in quel momento Loki avrebbe preferito non essere in grado di interpretare così bene le emozioni del principe.
“Uno dei miei più cari amici e compagni ha tentato la sfida impossibile.” rivelò il biondo adolescente, guardando il terreno davanti a sé con sguardo vitreo mentre avanzava con la sua solita andatura rapida e i suoi passi ampi, dati dall'alta statura e dalla lunghezza delle forti gambe. Quella sera, notò Loki, non aveva accuratamente acconciato i propri lunghi capelli sfumati d'oro puro, limitandosi a lasciare tra le ciocche qualche disordinata treccina del giorno precedente e facendo ricadere il resto della sua chioma, lievemente mossa, sul volto. Tuttavia, nonostante quell'aspetto più trasandato del solito, Thor riusciva ad apparire ugualmente bello, con un fascino proprio dei guerrieri e dei principi, qualcosa di selvaggio e raffinato allo stesso tempo, tanto raro quanto magnifico.
“Ora racconta a chiunque sia disposto ad ascoltarlo che comprende alla perfezione perché l'intero universo voglia quella fanciulla come propria sposa.” aggiunse, quasi in tono divertito, nonostante il suo volto non presentasse neanche l'accenno di un sorriso. Loki mantenne lo sguardo sul fratello, mentre finalmente abbandonavano le vie della città, lasciandosi alle spalle le case di periferia e scorgendo già in lontananza le colonne di fumo che si alzavano dai focolari degli Zekos.
“Rimangono ancora dieci lunghi giorni e dieci notti prima che gli Zingari del cielo se ne vadano, Thor.” iniziò Loki, sentendo lo stomaco contorcersi in maniera anomala al pensiero che stava veramente confortando il fratello, nonostante la mezza lite di quel mattino, “Stai mettendo fretta a te stesso perché sei un principe. Ma figlio di Odino o meno, nutro profondi dubbi sulla soluzione dell'enigma data da un asgardiano qualunque.”
Loki esitò un istante, poi allungò una pallida mano, per posarla sulla spalla del fratello, che si voltò verso di lui quella che era la prima volta da quando erano usciti da palazzo insieme.
“Non darti una scadenza, fratello.” disse Loki, guardandolo intensamente negli occhi, “Finirai per perdere altre grandi occasioni.”
Thor rimase immobile qualche istante, fissano gli occhi del fratello, entrambi fermi in mezzo alla prateria, ancora a svariati metri dall'accampamento nomade. Infine annuì piano, mentre un piccolo sorriso, forse un po' rassegnato, gli increspava le labbra.
“Grazie, Loki.”
“Adesso pensa soltanto a fare bisboccia e guardati intorno: scoprirai di poter avere molto più di ciò che credi.” gli consigliò ancora Loki, lasciando andare la massiccia spalla del dio del tuono e proseguendo così il loro cammino.
“Anche tu, fratello, anche tu.” rispose Thor, cambiando tono di voce e accelerando un po' il passo, lasciando Loki alle proprie spalle, a rimuginare sulle parole del maggiore degli eredi al trono. Arrivarono in fretta ai limiti dell'accampamento e non ci volle molto a Thor per sentir chiamare con gioia il proprio nome, mentre un gruppo di zingari adolescenti gli faceva segno di raggiungerli intorno ad un focolare, dove stavano facendo uno strano gioco a squadre. Loki si fermò ai confini del luogo, guardando il fratello allontanarsi e, finalmente, sorridere. Quando fu sicuro che il cuore di suo fratello si fosse allegerito da quel peso almeno in parte, fu il suo turno di guardarsi intorno, alla ricerca degli zingari con cui lui aveva fatto amicizia o, meglio ancora, di Sosia. Non vedeva la ragazza dalla sera precedente, quando l'aveva lasciata sul punto di addormentarsi nella tenda scura al centro dell'accampamento. Ricordò quanto morbido era stato il tocco della ragazza sulla sua guancia e, nonostante il grande caldo di quel periodo dell'anno, un brivido gli percorse la schiena.
“Cerchi qualcuno?” domandò una voce sconosciuta alle sue spalle, facendo voltare il ragazzo. Una ragazzina all'incirca della stessa età di Sorte, il ragazzino dai brillanti occhi gialli che si divertiva ad infastidire i fratelli magiori, lo guardava con il capo leggermente inclinato di lato, curiosa ed interessata. Sorrideva nella sua direzione, facendo scintillare tre distinti anellini attaccati alle sue piccole labbra rosse e teneva i capelli sorprendentemene lunghi sciolti sulla schiena, con due sole ciocche che le si intrecciavano dietro la nuca, così da non caderle davanti agli occhi. Un dettaglio che risultò curioso al principe, dato che la ragazzina era evidentemente cieca.
“In realtà...” fece per rispondere il ragazzo, venendo però interrotto subito dalla zingara che, chiudendo per un istante i lattiginosi occhi bianchi, simili a quelli dello Sciamano, alzò un dito verso di lui, in un universale gesto di richiamo al silenzio.
“Siediti al terzo focolare, quello quasi vuoto e che stanno lasciando spegnere lentamente, e aspetta che l'asgardiano con la camicia rossa faccia cadere la brocca nelle fiamme. Trenta secondi dopo arriverà lei.” diede istruzioni precise la fanciulla, riabassando la mano ed offrendo un caldo sorriso a Loki, mentre tornava a puntargli contro i bianchi occhi ciechi, che fissavano leggermente troppo a destra per guardare davvero il suo volto. Loki rimase un istante stupito, poi balbettò un ringraziamento e fece come gli era stato ordinato, raggiungendo il suddetto focolare. Nel giro di pochi minuti uno zingaro, Melodia, lo raggiunse, offrendogli latte caldo di yak e pane di cereali, che il principe però rifiutò.
“Aspetti Sosia? Ha dormito tutto il giorno, non penso ci raggiungerà.” sospirò il ragazzo, che dimostrava forse qualche secolo in più di Loki, girando un cucchiaio di legno nel suo latte tiepido. Loki fissò oltre le fiamme smorte del focolare a cui sedevano, cercando la ragazzina che gli aveva ordinato di mettersi lì.
“Non so, una delle vostre sorelle mi ha detto che mi avrebbe raggiunto proprio qui.” disse lui, ripetendo allo zingaro la precisione spaventosa con cui quella bambina aveva descritto il futuro arrivo di sua sorella.
“Bassa, capelli neri, tre anelli al labbro, cieca?” descrisse Melodia dopo averlo ascoltato attentamente, le parole soffocate dal pane che stava masticando con avidità. Loki annuì.
“E' Vera. Lei predice il futuro.” spiegò Melodia con disinvoltura. In quell'istante, qualche focolare più in là, la fiamma di un falò si ingrandì, mentre la grassa risata di Thor faceva voltare i due ragazzi verso il gruppo riunito qualche metro sulla loro sinistra. Un altro asgardiano, che Loki riconobbe come uno dei compagni d'avventure del fratello, si stava scusando con la bravissima danzatrice, che lo guardava con rimprovero tenendo i pugni puntati sui fianchi. Loki aguzzò leggermente la vista e riuscì ad identificare meglio il ragazzo che doveva aver fatto cadere qualcosa nelle fiamme, scoprendolo ad indossare una camicia rossa. Fece appena in tempo ad assimilare i dettagli, che una voce richiamò lui e lo zingaro suo compagno, facendoli voltare verso le tende.
“Voi due vi divertite senza di me?” chiese Sosia, stiracchiandosi le braccia mentre scavalcava il tronco e si sedeva tra loro due. Si voltò verso Loki e rise.
“Perché hai questa faccia, Fiocco di Neve? Sono diventata un fantasma?”
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||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐
Фанфик《"Asgard..." chiamò in un sussurro, simile al soffio di vento che muove le fronde dei pini centenari nei boschi più grandi. "Non mi ha mai deluso."》 →|AU (non tiene conto degli eventi di "Thor")