|| 𝙾𝚃𝚃𝙰𝚅𝙾 𝙶𝙸𝙾𝚁𝙽𝙾 ||

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Loki aprì lentamente gli occhi. Un debole mal di testa gli premeva pigramente contro le tempie mentre un grande freddo gli scuoteva il corpo, attenuato solo in parte da una fonte di calore a cui restava attaccato con forza, timoroso di morire ibernato. Gli occhi gli bruciavano leggermente e sentiva di aver dormito poco e male; a sostegno di questa intuizione c'era un forte mal di schiena dovuto alla rigida superficie su cui era sdraiato, oltre ad un altro paio di dolori qua e là sempre dovuti alla pessima posizione. Riuscì a mettere a fuoco il soffitto sopra di lui, scoprendolo lontano e roccioso, illuminato in maniera superficiale da qualche fiammella verde smeraldo sparsa per l'aria della stanza in cui si trovava. Mentre i ricordi della notte passata riaffioravano alla sua mente stanca, Loki abbassò lo sguardo alla sua sinistra, trovandosi la vista bloccata da una massa di capelli lisci che asciugandosi si erano sparsi in parte sul suo petto e in parte sullo scoglio sul quale lui e Sosia si erano addormentati, a notte fonda. Cercando di reprimere vari mugolii per il dolore a gran parte delle ossa, Loki cercò di sedersi sulla scomodissima roccia che come minimo doveva avergli causato dolori alla schiena per i prossimi tre anni. Nella poca attenzione dei suoi movimenti, Loki fece scivolare Sosia che, addormentatasi sul suo petto, si ripiegò su se stessa, mentre il capo le cadeva in grembo al giovane dio, facendola così svegliare di soprassalto.
“Cosa...” biascicò con la voce impastata dal sonno, stropicciandosi un occhio mentre si guardava intorno, cercando di capire dove si trovasse. Loki notò solo allora che la ragazza indossava, sopra la corta tuta nera tipica degli arceri Zekos, il suo soprabito verde, la cui pelliccia posizionata come colletto doveva averla scaldata durante la notte molto più di quanto la leggera camicia bianca che indossava lui avrebbe mai potuto fare.
“La prossima volta che ti porto a scoprire un posto bellissimo, impediscimi assolutamente di addormentarmi su una roccia.” mormorò il principe, passandosi una mano tra i capelli corvini per spingerseli lontani dal volto, mentre si sistemava la camicia che durante la notte si era stortata e stropicciata. Sosia si voltò verso di lui e parve riuscire finalmente a metterlo a fuoco, anche se con aria ancora perplessa.
“Non è colpa mia.” rispose immediatamente, sulla difensiva, anche se non era sicura di aver ben compreso la richiesta. Loki scosse la testa con un accenno di sorriso, mentre la sua mente si liberava dei rimasugli di sonno e si imponeva di svegliarsi. Si allacciò i penultimi due bottoni della camicia candida, scoprendo così di aver perduto l'ultimo e rinunciando fin da principio a cercarlo nella vasta distesa d'acqua che li circondava.
“Pensi sia già giorno?” domandò ancora assonnata Sosia, mentre si stringeva nel soprabito verde del ragazzo e ripescava uno dei suoi stivali, rimasto a galleggiare intorno agli scogli del lago per tutta la notte.
“Probabilmente sarà già pomeriggio. Non so te, ma io ieri sera credo di aver bevuto un calice di troppo.” ghignò il ragazzo. “Deve essere per questo che ho questo mal di testa...”
La ragazza al suo fianco si immobilizzò, mentre lo stivale ricadeva sullo scoglio con un tonfo sordo.
“Loki tu...tu eri ubriaco ieri sera?” domandò, con un tono che quasi spaventò il principe, facendo arrestare anche la sua ricerca di abiti nello specchio d'acqua circostante. Non riusciva a capire se fosse terrorizzata o speranzosa, ma ognuna delle due opzioni l'avrebbe turbato a sufficienza.
“Cosa? No, assolutamente. Io odio bere.” si affretto a rispondere lui, fingendo di sistemarsi la camicia nei calzoni, per quanto questa operazione fosse complicata da seduti. “Mi basta un bicchiere di quella porcheria che mio fratello ritiene per bambini per causarmi il mal di testa.”
Quando rialzò lo sguardo trovò le due iridi penetranti di Sosia fisse su di lui. Rabbrividì.
“Sei sicuro?”
Loki deglutì. C'erano almeno una decina di risposte diverse che avrebbe potuto dare a quella domanda. La risposta alla Thor, un divertito “temi davvero che possa trovarti splendida solo grazie a qualche alcolico da nulla?”, accompagnato da disgustosi complimenti che assolutamente non facevano per lui. O la risposta alla Loki, un commento ironico e forse un po' aggressivo, a cui solitamente Sosia rispondeva con altrettanta fasulla cattiveria. Ma qualcosa gli impediva di fare così. Sapeva che lei non avrebbe risposto.
Avrebbe voluto dirle che ogni singolo istante passato con lei era troppo importante per essere rovinato da del vino, ma si morse la lingua, chiedendosi da dove diavolo provenissero pensieri così fuori dal suo stile e talmente insulsi.
“Non mi sarei avvicinato a te, se fossi stato ubriaco.” rispose infine, fissandola negli occhi. Vide l'espressione di Sosia cambiare e una paura viscerale si impossessò di lui. Per un solo istante temette che quelli che vedeva fossero solo un riflesso dei suoi sentimenti, e come suo solito si diede subito alla fuga.
“Voglio dire, mi avresti rinfacciato di continuo qualsiasi schiocchezza io avessi fatto o detto. Non posso mica permettertelo.” aggiunse subito dopo, con un mezzo sorriso e una buona dose di ironia nella voce. Sosia rispose con un debole sorriso e tornò a svuotare lo stivale dall'acqua, cercando di renderlo abbastanza asciutto almeno da poterlo tenere in mano senza perdere acqua ad ogni passo. Loki restò qualche istante ad osservarle la schiena, pensieroso. Temeva che Sosia gli avesse appena mostrato il suo lato più debole, esponendogli le sue insicurezze e dandogli la chiave per una parte di lei che probabilmente non voleva lui conoscesse. Non poteva credere di aver visto Sosia cedere sotto la paura e sopratutto era ancora parecchio confuso su cosa l'avesse tanto terrorizzata. Avrebbe voluto parlarle, ma sapeva che nessuno dei due l'avrebbe mai fatto. Perciò si limitò ad alzarsi e saltare da uno scoglio all'altro, seguendo il percorso ben delimitato di scogli che portavano all'anello di roccia esteriore, da cui fu in grado di recuperare entrambi i propri stivali e anche il soprabito zuppo di Sosia, rimasto in ammollo per ore e ore. Lei lo raggiunse, tenendo gli stivali in una mano e lo sguardo basso.
“Il tuo soprabito...”
“Tienilo.” la bloccò Loki, alzando una mano. “Io ti porto su questo, così riesci a fare le scale.”
Lei annuì e Loki richiamò le fiammelle nel palmo della propria mano, passando poi un unico piccolo fuoco smeraldino sulla torcia spenta che aveva recuperato dal corridoio, precedendo Sosia a ritroso verso il lungo tunnel che si estendeva verso la superficie. Così come all'andata, i due giovani percorserso i corridoi in silenzio, mentre il cappotto argenteo della zingara bagnava il lato dei calzoni di Loki e la ragazza si stringeva nel grosso soprabito verde, alle spalle del principe, tenendo le iridi viola puntate sulla pietra sotto i suoi piedi scalzi. Risalirono i pioli di metallo incastonati nella roccia senza alcun tipo di lamentela o battuta, in un silenzio assordante che entrambi giustificavano con la stanchezza. Raggiunta finalmente la superficie, Sosia scoprì che Loki non aveva esagerato poi così tanto a proposito dell'orario e che effettivamente il sole aveva già quasi superato il mezzogiorno nel vasto cielo chiaro di Asgard. Il principe ripose la grande roccia che nascondeva l'imboccatura del passaggio al proprio posto e scortò l'amica fino alla grande piazza, ormai sgomberata da diverse ore dai tavoli dei banchetti e da ogni segno della cerimonia avvenuta il giorno precedente al calar del sole. Una volta lì, avvolti dal viavai di asgardiani e da qualche Zekos che aveva ben imparato a mimetizzarsi con la massa dalla diversa etnia, i due ragazzi si fermarono uno di fronte all'altro, mentre Loki rendeva il soprabito d'argento a Sosia, che già sapeva avrebbe dovuto inventarsi una bella scusa per giustificare lo stato del capo d'abbigliamento da sempre appartenuto agli arceri. L'acqua del lago sotterraneo aveva difatti lasciato macchie bianchicce sul tessuto lucente, simili alle chiazze di calcare che aveva visto sugli scogli al centro dello specchio d'acqua, e per farle sparire avrebbe dovuto chiedere come menimo gli strumenti specifici per il bucato, cosa che sarebbe già risultata sospetta di suo, dato il risaputo astio che la ragazza provava verso le faccende quotidiane, che preferiva scaricare sugli adulti della sua tribù, abituati e rassegnati al suo animo un po' capriccioso in fatto di questioni domestiche.
“Bene, allora penso proprio che le nostre strade si dividano qui, per il momento.” dichiarò Loki, cercando di far sorridere Sosia, che però restava parecchio pensierosa. La zingara annuì semplicemente con lo sguardo ancora basso, perso nel vuoto da qualche parte alle spalle del principe.
“Pensi che ci rivedremo domani?” domandò titubante l'adolescente, cercando di attirare l'attenzione della compagna e di strapparla a quel silenzio cupo che la rendeva simile ad una grossa nube temporalesca pronta per scatenare una tempesta, ma ancora in attesa del momento più appropriato per farlo.
“Sicuramente, non dormo certo così tanto.” rispose Sosia, rialzando lo sguardo ironico sul principe e incurvando all'insù un lato delle labbra. Loki si sentì esageratamente stupido nel vedere la solita espressione sul volto dell'amica, tanto da domandarsi per un istante se non fosse stata tutta una sua impressione, se non fosse lui a sperare, in maniera totalmente iraazionale, di vederla scossa. Nutriva una remota speranza di poter influenzare l'umore della ragazza, di poter entrare nei suoi pensieri in qualche modo, anche se più tempo trascorreva con lei, più pensava che se esistesse nell'universo una creatura in grado di badare a se stessa e trovare sin fastidiosa la compagnia altrui, quella doveva essere proprio Sosia.
“Allora a domani.” la salutò il principe, mentre con un largo sbadiglio contagiava anche la zingara, che si allontanò ridendo piano e trasportando i suoi abiti ancora umidi, lasciandosi alle spalle una piccola serie di goccioline provenienti dalla suola zuppa dei suoi stivali.


























Jotunheim

ho tipo un problema d'ispirazione.
tutte le storie belle che mi vengono in mente sono sempre su Loki, wtf.

io: scriviamo una bella storia su Pietro Maximoff, o su Johnny Storm, che tanto mi piacc--

cervello:


amanti di Loki, se un minimo vi piace il mio modo di scrivere e tutte quelle robacce lì, probabilmente finirete per essere gli unici che riesco ad accontentare, rip :')

||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora