|| 𝙽𝙾𝙽𝙾 𝙶𝙸𝙾𝚁𝙽𝙾 ||

833 58 7
                                    

Il cervo si piegò sulle zampe posteriori, stendendo poi anche quelle anteriori sul terreno umido e sdraiandosi vicino ad un enorme albero che offriva ombra fresca alla bestiola. Dalla parte opposta della vasta radura, una punta di ferro brillò per un istante tra le foglie di un alto albero, colpita da un raggio di sole ricaduto in obliquo sui rami più alti della pianta. Il cervo mosse le orecchie allarmato, guardandosi intorno ma non vedendo alcun predatore, tornando quindi a piegare il piccolo capo sulle zampe e chiudendo le palpebre sui due grandi occhi ambrati. In un istante, una freccia sibilò nell'aria della radura, troppo veloce e improvvisa per dare il tempo all'animale di alzare il capo e capire da che parte stesse giungendo la minaccia, così da poter fuggire o nascondersi.
Una figura scivolò giù dall'albero, facendo cadere qualche foglia mentre saltava da una ramo all'altro e graffiando la corteccia appiccicosa e ruvida con le unghie mentre scivolava lungo esso e atterrava su un letto di foglie morte e spugnose, che ricoprivano gran parte dei margini della radura. Il cacciatore si abbassò il cappuccio verde con una mano, rivelando una lunga treccia scura come l'ebano che spariva al di sotto del mantello, mentre con l'altra mano facceva passare l'arco a tracolla. Le frecce tintinnarono nella grossa faretra mentre la cacciatrice si abbassava al fianco del cervo e lo voltava su un lato, controllando che fosse morto per poi staccare la freccia dalla sua carne, osservando la punta insanguinata, sperando che erra non si fosse ammaccata contro qualche osso dell'animale. Sosia ripulì la freccia nel lembo del proprio mantello, rimettendola poi nella faretra e si rimise in piedi, pronta ad afferrare le zampe dell'animale e farsi passare la carcassa sopra le spalle, così da renderle più facile il trasporto della preda fino all'accampamento, dove l'avrebbe lasciata affinché i cacciatori esperti ne ricavassero le corna e la pelle e gli altri adulti trasformassero il resto in un abbondante pranzo per i ragazzi.
Tra il fogliame alle sue spalle qualcosa si mosse e Sosia si pietrificò. Mentre il rumore aumentava di intensità e si faceva sempre più vicino, la ragazza riprese l'arco con destrezza ed incoccò una freccia, puntandola dritta al centro del grosso cespuglio che poco prima aveva usato per nascondersi dal cervo, così da non spaventarlo e attendere il momento migliore per colpirlo. Le foglie più vicine cominciarono a frusciare tra di loro e Sosia tese l'arco fin quasi a spezzarlo, pronta a lasciare la cocca non appena la creatura si fosse inoltrata nella radura, se fosse stato necessario.
Ma quando le foglie si spostarono nessuna belva feroce o possibile preda si palesò agli occhi della zingara, bensì un ragazzo alto e tremendamente magro, dalla pelle bianca come il latte e una camicia bianca infilata nei calzoni verde scuro, che a loro volta sparivano dentro due grossi stivali neri, tirati a lucido e macchiati di fango nella parte più vicina alla suola e sulle punte. Loki avanzò con le mani in alto, in segno di resa, mentre Sosia riabbassava la sua arma con un mezzo sorriso.
“Mi sarei aspettata un'entrata in scena più sorprendente. Qualcosa che mi facesse sputare il cuore per la sorpresa, come piace a te.” lo prese in giro la ragazza, riponendo la cocca insieme alle altre e abbandonando il braccio con l'arco lungo il busto.
“Non ti hanno mai insegnato che prendere alle spalle un predatore può costarti la vita?” rispose ironico il ragazzo, abbassando le braccia e avvicinandosi a lei, puntando lo sguardo sulla bestia morta alle sue spalle. Un sorriso improvviso sfuggì al controllo di Sosia, mentre ricordava la volta in cui lei gli aveva detto quelle stesse parole, all'alba del secondo giorno su Asgard. Si chiese se quel giorno sua sorella Mente già sapesse che di lì a cinque giorni avrebbe partecipato al proprio matrimonio e se Vera l'avesse predetto, mantenendolo però segreto, come suo solito.
“Diamine, sembrava così carino.” commentò il principe nel frattempo, aggirando la ragazza e osservando il cervo che giaceva sul terreno su un fianco, i grossi occhi vitrei spalancati e una striscia di sangue scuro che gli colava lungo il collo, fino a macchiare il terreno sottostante. Sosia si voltò verso il suo bottino, guardandolo con indifferenza.
“E' solo un animale. Ce ne sono a bizzeffe.” rispose alzando le spalle, afferrando il cervo per le corna e cominciando a trascinarlo verso l'esterno della radura, sotto lo sguardo di Loki.
“Sei davvero insensibile.” la apostrofò con finto disgusto, affiancandola mentre cercava di non far impigliare il cadavere in radici o rovi, che costellavano la radura nella parte più vicina al fiume, distante una ventina di metri da loro.
“D'accordo.” rispose lei ruotando gli occhi al cielo, mentre faceva strada al principe ripercorrendo i propri passi, in direzione del confine nord del bosco che, se pur più distante dall'accampamento rispetto al confine est, era il più vicino a loro.
“In ogni caso non sono venuto qui a quest'ora soltanto per insultarti.” riprese il principe poco dopo, mentre Sosia deviava dal percorso stabilito, piegando invece verso nord-ovest, dove si trovava il fiume, che aveva superato prima in un punto in cui le due sponde erano molto vicine e l'acqua era abbastanza bassa da non trascinarla via durante la traversata.
“Ah no?” chiese lei con sarcasmo, scostando vari arbusti ed evitando qualche rovo che intralciava la strada nei pressi della sponda sud del fiume, non molto distante dai tre massi che qualche giorno addietro aveva usato come ponte naturale per raggiunere la stalla. Quando anche Loki riuscì a liberare la propria camicia dal ramo di spine che si era avvinghiato al tessuto candido, trovò l'amica già accovaciata sul bordo del fiume, intenta a dare una pulita alla bestia morta.
“No. Si può sapere che diavolo stai facendo?” domandò il principe, osservando la scrupolosità con cui la zingara sciaquava il pelo dell'animale, lavoro che avrebbe facilitato poi le operazioni dei cacciatori di rimozione della pelle e di possibili organi utili per scopi secondari.
“Puzza.” rispose lei con una smorfia, aprendo poi la bocca del cervo e cominciando a strappare i denti lisci e squadrati dalle gengive. Loki alle sue spalle emise un verso di disgusto, alzando le mani come per ripararsi dalla visione disturbante.
“Per l'amor degli dei, che schifo! Potevi almeno avvisarmi!” si lamentò il principe, fingendo di rabbrividire e voltando le spalle alla ragazza, che alzò gli occhi al cielo, continuando il suo lavoro.
“I cacciatori odiano togliere i denti agli animali, quindi cerco sempre di portargli bestie già sdentate.” spiegò lei, mentre gettava i denti uno dopo l'altro nel fiume, lasciando che la corrente li trascinasse via, seguiti da una smorta striscia di sangue al seguito. “Cosa stavi dicendo a proposito della tua presenza qui?”
“Oh, sì.” ri riprese Loki, voltandosi di nuovo verso la schiena dell'amica e sbirciando appena oltre le sue spalle, ma distogliendo lo sguardo quando vide un grande occhio d'ambra fissarlo, vuoto e morto. “Volevo invitarti ad accompagnarmi nella mia passeggiata a cavallo settimanale.”
Ancora inginocchiata accanto al fiume e con la mandibola insanguinata del cervo stretta nella mano sinistra, la zingara si voltò verso di lui, alzando un sopracciglio.
“Stai parlando sul serio?”
“Certamente. Credo tu sappia bene che c'è una scuderia qui vicino.” rispose Loki, rivolgendole un sorrisetto malizioso e dimenticandosi momentaneamente del cadavere che Sosia stava mutilando. Le guance della ragazza si tinsero di porpora mentre ricordava come si era svolta la sua prima visita alla stalla nel bosco; subito si voltò per nascondere il rossore, tornando invece a concentrarsi sugli ultimi denti rimasti nel fondo della bocca dell'animale.
“D'accordo, accetto.” borbottò lei in risposta, cercando di ricomporsi mentre si sciaquava via il sangue dalle mani e si rimetteva in piedi, spolverandosi i pantaloni beige dal terriccio e dai sottili peli del cervo. “Ma prima riportiamo questo all'accampamento.”
“Come desidera, mia signora.” acconsentì Loki, ben contento di potersi liberare di quel cadavere, fingendo un profondo inchino verso Sosia, che raccolse la bestia dalla sponda per le zampe e se la passò sulle spalle, facendo ciondolare in modo sinistro il capo sulla propria spalla, mentre le corna imprigionavano qualche ciocca dei suoi capelli scuri, sottraendoli alla treccia già spettinata di suo. Loki rivolse l'ennesimo sguardo disgustato alla bestia, mentre affiancava l'amica e la seguiva lungo la riva del fiume, che stavano costeggiando in attesa di un tratto più sottile e facilmente attraversabile, dato anche il grosso peso che Sosia portava con sé. Per un istante il principe pensò che, per comportarsi da vero gentiluomo, avrebbe dovuto offrirsi di portare lui la bestia morta sulla schiena, così da non far affaticare la sua compagna; ma per quanto ci tenesse a Sosia e volesse fare il galante con lei, non avrebbe mai portato addosso quell'animale ciondolante e probabilmente puzzolente. Si disse che Thor al posto suo l'avrebbe di sicuro fatto, ma in suo favore aggiunse che Grazia non avrebbe mai potuto uccidere una bestiola dolce ed indifesa come quella, perciò suo fratello non avrebbe mai dovuto fare nulla del genere.
“Sai, sono varamente impaziente di liberarmi da quel coso.” disse ad un tratto il ragazzo, mentre Sosia rallentava in vicinanza di un passaggio sicuro, indicando con un cenno il capo ciondolante del cervo e la mascella richiusa e cosparsa di colate di sangue ancora fresco, ma più chiaro rispetto a quello che aveva visto sgorgare dal suo collo. L'acqua lì era parecchio più bassa e la corrente meno potente, così Sosia non avrebbe rischiato di perdere l'equilibrio e finire in acqua o, peggio ancora, di perdere il pranzo. La cacciatrice avanzò per prima nell'acqua limpida del fiume, che le lambiva la parte inferiore degli stivali da caccia, non sopra la caviglia.
“E poi, tu non potresti assolutamente venire a cavalcare vestita così, in ogni caso.” aggiunse il principe, mentre teneva lo sguardo fisso sulle proprie scarpe, attraversando il fiume con tre grandi falcate e scrollando gli stivali bagnati una volta tornato sul terreno. Sosia abbassò per un istante lo sguardo sul proprio vestiario, corrugando la fronte, mentre riprendeva il tragitto sulla terra ferma, evitando gli alberi.
“Cos'hanno che non va?” chiese, rivolgendo uno sguardo all'adolescente al suo fianco che, con le mani ficcate nelle tasche dei calzoni, scavalcava le grosse radici nodose tenendo lo sguardo fisso sul terreno insidioso.
“Non sono affatto pratici.” rispose lui, dopo qualche metro, quando il terreno si fece piano e il bosco meno fitto, segno che erano vicino ai margini. Avanzò di qualche passo, così da poter superare Sosia, e si voltò verso la ragazza, camminando all'indietro ma riuscendo, con grande ammirazione e stupore da parte della zingara, ad evitare ugualmente i grossi arbusti. “I tuoi stivali sono troppo larghi per entrare nelle staffe e quel mantello è decisamente troppo lungo; se il vento soffia nella direzione sbagliata, te lo ritroverai davanti agli occhi di continuo.”
Sosia corrugò ulteriormente le sopracciglia, trovando quasi assurda tutta quell'attenzione nell'abbigliamento. Durante i suoi spostamenti con la tribù aveva cavalcati animali di ogni genere e dimensione, anche con vestiti molto più scomodi e meno adatti di quelli che indossava al momento, senza però trovare ciò un grosso impedimento.
“E, se devo essere completamente sincero,” aggiunse il ragazzo, tornando a camminare nel verso giusto, oltrepassando gli ultimi alberi della foresta e sbucando nella grossa landa desolata che ospitava, a qualche minuto di distanza, il grande e appariscente accampamento Zekos. “Questa tenuta non ti rende molto giustizia.”
Sosia sentì le guance scaldarsi nuovamente, mentre Loki lasciava che un sorrisetto malizioso gli vagasse sul volto, indovinando la reazione dell'amica nonostante le stesse dando le spalle. Il restante tratto di strada venne percorso dai due nel totale silenzio, uno avanti all'altro, finché non raggiunsero i limiti del territorio abitato dal Popolo Perfetto. Lì, Sosia si liberò in fretta del proprio bottino e lasciò le proprie armi a Mira, chiedendogli gentilmente di tenerle finché non le sarebbero nuovamente servite. Nonostante non lo ritenesse affatto necessario, spese qualche istante nella sua tenda per disfarsi del lungo mantello verde scuro e degli stivali, che cambiò con un paio più simili a quelli che aveva visto indosso al principe e che riteneva lui trovasse più adatti. Quando la vide tornare, Loki rivolse uno sguardo d'approvazione al suo abbigliamento e non fece ulteriori commenti per il resto del viaggio a ritroso verso il bosco e fino alla scuderia, dove lui scelse con cura i destrieri per entrambi e li sellò.
“D'accordo, inesperta amica mia,” esclamò a lavoro ultimato, battendo le mani una volta e rialzandosi, una gocciolina di sudore ferma ad imperlargli la fronte coperta da un paio di ciuffi scuri ricadugli sul volto durante l'operazione. “Ti aiuto a salire.”
“Ma io so montare a cavallo.” rispose la ragazza, alzando entrambe le sopracciglia scure nella direzione del ragazzo. Lui le si avvicinò ugualmente, posandole una mano sulla schiena e sospingendola con essa verso il fianco dell'equino, mentre lei lo guardava confusa.
“Devi sempre rovinarmi tutto il divertimento?” le sussurrò a denti stretti lui, voltandola in modo che si trovassero uno affianco all'altra accanto all'animale. Quando Loki le posò le mani sui fianchi, le rughe formatesi sulla fronte di Sosia di distesero e la ragazza capì quali fossero le intenzioni dell'amico. Nonostante trovasse vagamente frustrante essere aiutata in un movimento per lei così semplice e naturale, non fece niente per fermare il ragazzo dal sollevarla e aiutarla a salire sul dorso del suo cavallo. Una volta in sella, Sosia parve accorgersi per la prima volta di quanto Loki fosse alto per la sua età e, nonostante lei fosse molto più alta di tutte le sue sorelle, anche rispetto a lei. Ancora affianco al destriero che lei avrebbe cavalcato, il principe le fece un piccolo sorriso, passandosi una mano tra i capelli e tirandoli all'indietro, in quella maniera che – Sosia odiava ritrovarsi a pensarlo – lo rendeva affascinante in un modo tutto nuovo.
“D'accordo, piccola guasta feste.” la richiamò il ragazzo, mentre saltava con un gesto più che abituale sulla sella scura del suo cavallo. “Vediamo se sei capace di starmi dietro.”
Loki diede una forte scossa alle briglie del suo cavallo, colpendo contemporaneamente il ventre dell'animale con i tacchi degli stivali, partendo a tutta velocità e prendendo di sorpresa Sosia, che spronò a sua volta il cavallo, gridando proteste in direzione dell'amico.

||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora