Loki era rimasto seduto nello stesso angolo della sala fin dall'arrivo dei servi con i vassoi stracolmi di cibo e ancora prima che i musicisti accordassero i loro strumenti, prima di salire sul piccolo podio appena sotto i due scintillanti troni, che per quella sera sarebbero rimasti vuoti, almeno finché la principessa degli Zekos avesse voluto mangiare; solo allora sarebbe stata spostata nella parte più alta della sala, così che coloro che volessero tentare la sorte potessero trascorrere un'ora più tranquilla in compagnia della fanciulla. Loki aveva atteso così a lungo da ritrovarsi a contare il susseguirsi di disegni sul pavimento, piuttiosto che i bassorilievi nelle colonne portanti dei muri o addirittura gli asgardiani che fuori dal palazzo attendevano che i portoni del palazzo fossero aperti. Aveva scorto la piazza riempirsi lentamente di persone, per poi svuotarsi con molta più rapidità, mentre tutto il regno si riuniva nella smisurata e sconfinata sala principale, dove si sarebbero tenuti il banchetto e i successivi balli. Il principe aveva poi visto arrivare finalmente ciò che stava attendendo: il Popolo Perfetto aveva varcato l'enorme ingresso della sala al seguito dello Sciamano e della principessa, nascosta sotto una moltitudine di teli che ne rendevano invisibili le fattezze. Odino aveva accolto il vecchio amico con parole d'amicizia e pace e aveva poi dato inizio ufficiale all'evento, facendo partire la musica, in un primo momento poco coinvolgente e solamente rilassante, affinché servisse d'accompagnamento per i pasti dei presenti. Loki si alzò finalmente dal suo angolo, un po' indolenzito dalla lunga permanenza nella medesima posizione, e si lanciò alla ricerca dei suoi amici. Riconobbe di sfuggita qualche volto qua e là di ragazzi e ragazze che erano soliti fermarsi intorno al focolare di Thor o che aveva visto rivolgere qualche breve parola a Sosia o Melodia di tanto in tanto, ma di cui non conosceva i nomi. Constatò che l'intero Popolo aveva fatto del proprio meglio per apparire affascinante, e il risultato era meraviglioso. Giovani e anziani trasmettevano una bellezza antica ed influenzata da così tante culture, che Loki avrebbe potuto perdersi nell'osservare il viso di un qualunque zingaro per l'intera serata, trovandolo splendido anche senza avere idea di chi esso fosse, senza distinzione tra donne o uomini, vecchi o giovani. Ma il ragazzo aveva altro per la testa e si abbandonò per ben poco tempo all'ammirare i presenti, tornando in fretta alla ricerca dei suoi amici tra la folla, cosa che risultò più difficile del previsto. Fu un'impresa ardua separare il volto di ciascun presente da quello di tutti gli altri quel tanto che bastava per poterlo identificare, ma alla fine Loki riuscì a scorgere Melodia che, in piedi sui grandi gradini che portavano alle ampie finestre, dava ancora una volta spettacolo di sé, circondato da un grosso gruppo di ragazzi asgardiani e Zekos, senza distinzione alcuna. Il principe si fece strada fino a loro, sbucando al fianco dell'amico, che interruppe momentaneamente l'avventuroso racconto con cui stava stupendo tutti quanti per accoglierlo, ributtandosi subito dopo nei meandri della narrazione. Loki rimase a lungo ad ascoltarlo con divertimento, scrutando i volti degli altri ascoltatori e facendo un muto gioco, cercando di cogliere il momento in cui ciascuno di quei ragazzi si sarebbe reso conto che nulla di ciò che Melodia stava narrando era realmente accaduto e tantomeno possibile. Loki rimase così impegnato per diverso tempo e quando finalmente Melodia mise un punto fermo alla fine della sua storiella e tutti i ragazzi lo mandarono al diavolo con mezzi sorrisi per le enormi sciocchezze sparate fino ad allora, il principino di Asgard si trovava seduto appena sotto una grande finestra con in mano un piatto colmo di un paio di ossa da cui era stata strappata via a morsi la carne. Una delle zingare che aveva capito fin da subito l'intenzione del fratello si era recata ai grandi tavoli straripanti di pietanze, per poi tornare a portare cibo a coloro che ancora non si erano avvicinati al banchetto, tra essi proprio Loki. Ormai rimasto solo con il giovane dio, Melodia si lasciò cadere sgraziatamente sulla superficie liscia del gradino appena sotto la vetrata, saccheggiando il piatto dell'amico di un consistente pezzo di carne non ancora toccato, ma Loki lo lasciò fare; dopo tutto quel parlare, aveva bisogno di rifocillarsi.
“Allora damerino, hai già avuto l'onore di vedere quella peste della mia sorellina, questa sera?” domandò come prima cosa lo zingaro, la bocca straripante di cibo e le dita che andavano lentamente ungendosi al contatto con l'osso ricurvo. Loki scosse la testa, mentre lanciava una veloce occhiata al ragazzo affianco a sé, porgendogli poi l'intero piatto affinché se ne servisse tranquillamente; aveva trascorso quasi l'intero tempo della sua lunga ed insensata storia a mangiare ed ora si sentiva il ventre scoppiare, lo stomaco al limite dell'esplosione.
“E' uno spettacolo.” dichiarò Melodia, smettendo per un istante di mangiare e puntando i profondi occhi scuri sul viso pallido dell'asgardiano. Era la prima volta che Loki riusciva a scorgergli così bene i lineamenti, solitamente coperti dall'enorme massa di treccine argentate che avevano posto fisso sul suo volto, ma che il ragazzo si era allontanate dalla faccia per l'occasione, legandole in un'unica, intricata coda dietro la nuca. Loki doveva ammettere che, visto così, Melodia aveva un fascino decisamente superiore alla bellezza media degli altri zingari con cui aveva avuto modo di interagire.
“Sono secoli che la conosco, e posso giurare su tutti i cieli e le terre di questo universo che mai in vita mia l'ho vista così bella. Sarebbe da sposare, se non fosse che...” Melodia lasciò in sospeso quella frase, che Loki concluse con tono sarcastico.
“Se non fosse che ha un carattere terrificante?”
“Hai fatto centro.” rispose con un largo sorriso Melodia, mentre tornava ad addentare la sua cena. Ora incuriosito dalla descrizione così interessante dello zingaro, Loki allungò il collo alla ricerca della ragazza, cercando di scorgere gli occhi ametista della zingara tra la folla di persone che si accalcavano nel salone immenso. Era impossibile riuscire a trovarla in tutta quella folla, avrebbe avuto più possibilità di rinvenire un ago da un pagliaio.
“Sai dove si trova ora Sosia?” chiese infine Loki al compagno, senza smettere di cercarla tra la massa di gente di differente etnia, sempre senza risultati. Lo zingaro al suo fianco alzò le spalle.
“Non ne ho idea, ma da quando è uscita dalla tenda non si è staccata un istante da Mente...” rispose Melodia, allungando a sua volta il collo per cercare la sorella maggiore e scorgendola quasi subito, nei pressi dei musicisti, in compagnia dello Sciamano e della regina di Asgard, “Quella ragazza là. – disse indicandogliela – Sono sicuro che lei sappia dove si trova.”
Loki ringraziò l'amico e si lanciò nella marea di persone, rischiando di annegare più volte, soffocato da tutte quelle stoffe e quei capelli, per non parlare dei vassoi pieni di cibo e i calici colmi di vino. Ma infine riuscì a raggiungere il trio insolito, che lo accolse calorosamente, nonostante lui si presentasse frettoloso. Non perse un istante e si rivolse subito alla ragazza che, con la scusa di mostrargli meglio la direzione in cui aveva scorto la sorella dirigersi, lo prese da parte, abbastanza lontano dalle orecchie del Gran Sciamano e di Frigga.
“Sosia odia le feste, se la conosci come lei sostiene allora dovresti ben saperlo.” gli sussurrò la ragazza, mettendo a dura prova l'udito del principe. “Si trova nel giardino, anche se non so dove. Il mio compito è soltanto quello di coprire la sua assenza, ma non mi ha fornito informazioni precise.”
Loki annuì, pronto ad uscire dal castello, ben volentieri, alla ricerca dell'amica, ma la giovane donna promessa in sposa ad un asgardiano lo trattenne per un braccio, facendo scontrare i loro sguardi tanto diversi.
“Fidati delle mie parole, Loki: non c'è mai stata ragazza così bella sul suolo di questo regno. Agisci con saggezza.”
Le parole della ragazza lasciarono lievemente spiazzato il ragazzo, che tuttavia non si lasciò intimidire da ciò e affrettò il passo verso l'uscita, sgusciando con facilità al di fuori della reggia e piombando nell'enorme cortile come un'ombra solitaria al chiaro di luna. Storse il naso al pensiero di dover setacciare quello spazio immenso, senza alcun riferimento della posizione di Sosia, ma preferiva di gran lunga quella lunga e noiosa ricerca alla baldoria del salone, parecchio fuori dal suo stile. Proprio come la zingara, il minore dei figli di Odino non era tipo da bisboccia e aveva sempre prediletto il silenzio di un buon sotterraneo da esplorare al caos di un banchetto festivo. Perciò poco gli pesò il girare tra siepi ed arbusti scuri, coperti dalle lunghe ombre della notte e rischiarati soltanto dalla tremula luce delle due lune asgardiane, delicate e pallide come lui. La musica nel castello si era fatta già molto più movimentata e Loki riusciva a riconoscere i primi balli tipici da festa all'interno delle mura, quando finalmente riuscì a scorgere una figura scura nel giardino, unica presenza oltre a lui. La sagoma di una fanciulla si stagliava non molto lontano dall'entrata sud del palazzo, dove un enorme lastrico recintato da bassi muretti di marmo e pietre color crema conduceva fino al limite del palazzo, portando poi al resto dell'immensa città, ai restanti edifici e costruzioni di vario tipo. Seduta su uno di quei muretti, Sosia teneva le gambe verso l'interno del sentiero, rivolgendo il capo al cielo e studiandone le costellazioni ben familiari agli Zekos. Loki non si premurò di annunciare la propria presenza, attendendo di esserle proprio dietro per potersi piegare all'altezza del suo orecchio, appena visibile nell'ombra che il palazzo gettava sulla giovane da quell'angolazione, e poterle sussurrare un commento inatteso.
“Soltanto una ragazza potrebbe odiare una tale festa.” bisbigliò il giovane a Sosia, e poco ci mancò che la ragazza cadesse in avanti sul lastrico, trattenuta soltanto dal suo innato equilibrio e dai pronti riflessi.
“Dannazione principino, stai tentando di uccidermi?” dichiarò lei con il tono di voce alto, voltandosi di scatto verso Loki nel momento in cui, per volere del Caso o forse di uno degli Zingari in grado di controllare l'universo nel suo essere, le nuvole leggere si scostavano nel cielo, lasciando libero spazio alla seconda luna della volta celeste e gettando un timido raggio di luce sul volto della zingara.
Per la prima volta in vita sua, Loki rimase abbagliato al buio.
Non aveva preso molto in considerazione le parole di Mente e tantomeno quelle di Melodia, che sapeva essere solito esagerare nel raccontare i fatti, ma una volta dinnanzi a Sosia, Loki non potè che dare ragione ad entrambi. C'erano troppi dettagli che mai avrebbe potuto immaginare su quella ragazza scorbutica e amante della caccia per non rimanerne abbagliato. Era come se quell'unico raggio di luna fosse atterrato sull'avorio più lucido, riflettendosi sulle retine del principe e infondendo un'aura di magia antica intorno alla figura della zingara. Rimase letteralmente a bocca aperta, osservando il viso rabbioso che lo scrutava nell'ombra, tentando di nascondere tanta bellezza dietro una fitta rabbia.
“Sei indescrivibile.” le parole gli uscirono di bocca prima che potesse soppesarle accuratamente, ma nonostante un filo di imbarazzo gli stesse imporporando le pallide guance, Loki convenne che quello era l'unico aggettivo con cui si poteva definire l'aspetto di Sosia: indescrivibile.
La ragazza, per un solo istante che le fu fatale nel gioco che lei e il principe stavano portando avanti, abbassò lo sguardo con imbarazzo, incurvando leggermente le labbra. Ma quella frazione di millesimo si tramutò all'istante in un ghigno molto più caratteristico della zingara, mentre un sopracciglio si faceva spazio sulla fronte, rivolgendo un'occhiata ironica all'amico.
“Ti sei incantato, Viso Pallido?” domandò con sarcasmo, mentre quella magia che aveva stretto le viscere di Loki si scoglieva quel che gli bastava per riprendere il controllo del proprio corpo e poter scavalcare, se pur con qualche difficoltà, il basso muretto, sedendosi al fianco della ragazza.
“Ti stai implicitamente dando dell'incanto? Perché ritengo sia un po' esagerato, non credi?” ribatté all'istante il ragazzo, strappandosi bruscamente a quei pochi, infiniti istanti che i due sembravano aver trascorso in una dimensione parallela, nella quale lui elargiva complimenti così puri e sinceri e lei abbassava lo sguardo intimorita da tale dolcezza. Sosia sorrise, dando un lieve pugno sulla spalla dell'amico e tornando poi a guardare davanti a sé, dove sprazzi di Asgard erano visibili attraverso il buio.
“Detesto essere qui.” dichiarò con un sospiro irritato, scrutando l'orizzonte come fosse il frutto proibito della sua salvezza.
“Non ti piacciono le feste?” chiese Loki, che doveva ammettere di non essere poi così sorpreso di quella rivelazione; era molto semplice immaginare Sosia come una di quelle persone che nutre un profondo astio nel confronto di tale baccano e spreco di ottimo cibo. Ma la sua risposta amareggiata e disgustata stupì ben di più il giovane.
“Non mi piacciono i palazzi.” rispose, “Odio i castelli, le regge, e chi più ne ha, più ne metta. Li detesto e non ci metterei piede per nulla al mondo.”
Loki la contemplò, sorpreso e ammirato da tale scoperta, ma sopratutto curioso di conoscerne i motivi più profondi.
“Come mai?”
La ragazza si strinse nelle spalle, mentre scuoteva il capo, sul quale erano stati raccolti i lunghi capelli simili a riccioli di liscio ebano, lasciando ben visbili il volto tanto bello.
“Sono cose da...principesse. Siamo un popolo nomade, noi non costruiamo palazzi, noi viviamo nella natura. I castelli sono il contrario della natura. Li detesto.”
Il ragazzo non isistetté, alzandosi invece dalla sua postazione e invitando la compagna a seguirlo per una passeggiata, poiché, per quanto non gradisse le feste, non aveva di certo intenzione di trascorrere la serata seduto sulle mura del cortile. Dunque, i due cominciarono a girovagare per i prati, guidati dalla mente esperta di Loki, che conosceva quegli ambienti come i palmi delle sue mani e che mostrò non pochi angoli poco conosciuti del grande cortile, serbati gelosamente da sua madre o da qualche dama di corte, spesso rifugi d'amore per ancelle e servi di corte.
Quando ormai la prima luna andava perdendo il suo bagliore, lasciando così spazio alla seconda per una breve apparizione sul palcoscenico della galassia, i due ragazzi si fermarono ridendo in riva al vasto laghetto artificiale che rifletteva le sagome delle stelle nel suo placido silenzio, lasciando che entrambi i giovani si abbandonassero sulla sua riva e contemplassero, insieme a quello del cielo, anche il proprio riflesso.
“E così, Thor e...”
“Grazia.” gli ricordò lei il nome della sorella, mentre lo spettro della precedente risata restava sulle sue labbra.
“E Grazia. Hanno trascorso la notte insieme?” concluse Loki, incrociando le gambe sottili appena prima della riva del laghetto.
“E non mi stupirei di scoprire che non è stata una solanotte.” concordò la zingara, guadagnandosi un fasullo sguardo di sdegno dall'amico.
“Per tutti gli dei, Sosia, non credevo tu potessi avere una mente così oscura.” la stuzzicò, guadagnandosi quella che era l'ennesima spinta sul braccio da parte della ragazza della serata, accompagnata da qualche breve risata. Poi Sosia si lasciò cadere sul prato alle sue spalle, contemplando il cielo con un sorriso. Loki si stese poco distante da lei, osservando anche lui quelle costellazioni che lei stessa, la prima notte, gli aveva mostrato e cercando di ricordarne qualcuna.
“Spero che la prossima rotta sia Altrove. L'ultima volta che il mio popolo c'è stato, era un bellissimo posto. Ora però dicono che sia molto cambiato...” raccontò la zingara, chiudendo un occhio e alzando una mano verso l'alto, il palmo rivolto al cielo, come se stesse prendendo le misure.
“Davvero?” domandò Loki, voltandosi verso di lei. La ragazza annuì, mentre un lieve sorriso le increspava le labbra.
“Ci sono tanti bei pianeti che mi piacerebbe visitare ancora o per la prima volta, anche se non spetta a me decidere dove rivolgere la rotta. Uno Zekos vive abbastanza per vedere quasi tutto l'universo che conosci adesso, anche se ora che avremo terminato di esplorare ciò che è ora, esso sarà già completamente cambiato.”
Loki si puntellò su un gomito, approfittando di quel momento per perdersi per la prima volta nel contemplare Sosia e in particolare il suo tipo di bellezza. Avrebbe ascoltato qualsiasi storia o discorso uscisse dalle labbra sottili della ragazza, tanto era rapito al momento. La lasciò parlare ancora un po', ascoltando quasi da lontano i suoi discorsi sui pianeti che ricordava di aver visitato molto tempo prima e che sperava di poter rivedere, prima di intervenire.
“Tornerai mai ad Asgard?” domandò di punto in bianco il ragazzo, accorgendosi solo nel momento in cui le parole lasciarono le sue labbra di quanto avesse bisogno di quella risposta. L'espressione di Sosia si gelò, mentre un grande conflitto si accendeva in lei, silenzioso ma burrascoso.
“Forse. La nostra non è una scelta esatta, quindi potrebbe capitare tra poche migliaia di anni, come...”
“Quando saremo decrepiti e nemmeno ti ricorderai più di essere stata qui in passato?” concluse retoricamente per lei il principe, sentendo tuttavia, sotto quello strato di ironia, una spiacevole morsa allo stomaco che lo fece pentire di aver mangiato tanto. L'espressione di Sosia si fece più cupa e seria.
“Non dimentico mai di essere stata in un posto.” dichiarò, quasi fosse stata offesa dalle parole di Loki. Poi, voltandosi verso di lui e guardandolo dal basso, aggiunse: “E sopratutto non dimentico mai una persona...” si bloccò prima di concludere la frase. Come poteva descrivere Loki? Cos'era quel pallido principino per lei, nella scacchiera di giovani incontrati nei secoli e negli uomini che avrebbero costellato il suo avvenire?
“Come me?” terminò di nuovo lui, con sarcasmo e forse un pizzico di malizia, che fece allungare un braccio a Sosia, perché riuscisse a colpirlo proprio al gomito che lo sorreggeva, così da farlo ricadere nell'erba.
“Sei uno sbruffone, principino.” lo accusò con velato divertimento. Lui si rialzò, un po' sporco d'erba sulle vesti, tornando ad appoggiare la guancia sulla mano e guardando l'amica con un moto di dolcezza che lo fece tremare interamente.
“Io vorrei che tu mi ricordassi.” le disse, con un tono completamente nuovo. “Perché so che io non ti scorderò.”Jotunheim
ieri mi sono dimenticata di postare, scusatemi. non ho altro da dire, quindi niente
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||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐
Fanfic《"Asgard..." chiamò in un sussurro, simile al soffio di vento che muove le fronde dei pini centenari nei boschi più grandi. "Non mi ha mai deluso."》 →|AU (non tiene conto degli eventi di "Thor")