Il sole iniziò a filtrare attraverso le leggere tende di seta verde, di una sfumatura abbastanza chiara da creare nella stanza che tentavano invano di oscurare meravigliosi giochi di colori dovuti alla luce riflessa. Un primo raggio, timido e pallido, proiettò il suo calore sul grande materasso talmente morbido da poterci sprofondare dentro, seguendo la linea del guanciale ripieno di piume d'oca e terminando sul pallido volto del principe di Asgard, ancora dormiente. L'insistenza di quel filamento sottile, simile ad un delicato filo d'oro, fece arricciare il naso al secondogenito di Odino, che si voltò su un lato con l'intento di sfuggire alla luce mattutina e tirandosi le lenzuola fresce fin sopra il capo, preservando una parvenza di buio. Sapeva ormai di aver perso il suo amato momento di sonno, ma si sentiva talmente stanco da essere parecchio sicuro di riuscire a riaddormentarsi, se solo le condizioni esterne gliel'avessero consentito. Erano già due notti di fila che passava quasi interamente sveglio e, in entrambi i casi, nell'accampamento Zekos. Il ciò era andato a sommarsi a qualche piccola scappatella dell'ultima settimana, in cui, senza farsi scoprire, era disceso nelle viscere del castello, leggendo antichi libri o andando in cerca di qualche prezioso tesoro nascosto di cui tutti avevano perso memoria e che avrebbe potuto intascarsi con facilità. La quantità abnorme di sonno da recuperare gravava sulle sue esili spalle e sotto i suoi occhi verdi, rendendolo ancora più incline ad abbandonare il calore e la comodità del suo giaciglio, tanto ricco e creato apposta per soddisfare ogni sua esigenza da giovane pretenzioso.
Loki non rimpiangeva la serata precedente, nella quale era riuscito a fondersi un poco di più con quella meravigliosa tribù che il suo pianeta aveva l'onore di ospitare in quei giorni, ma una volta lasciata la tenda dove Sosia si era lasciata cadere in un altrettanto lungo e meritato sonno, il ragazzo aveva messo alla prova ancora un po' la propria resistenza, rimanendo presso i focolari a parlare con gli zingari adolescenti, fin quando gli sbadigli non erano divenuti incontrollabili e il principe aveva deciso di tornare finalmente a palazzo, sgusciando tra le coperte gelate e addormentandosi immediatamente. Più il ragazzo ripensava alla piacevole nottata, più era sicuro di una cosa: mai gli era capitato di trovarsi a proprio agio così in fretta con persone che non conosceva e quella sensazione di accoglienza che gli Zingari del Cielo sembravano pronti a donare a chiunque ne bisognasse gli aveva scaldato il cuore e addolcito il volto, cosa assai rara per lui. Pur essendo un semplice ragazzino e non un vero e proprio uomo, pronto per prendere il trono e succube della potente influenza di gelosie e malizie, il giovane Loki cominciava a nutrire sentimenti poco piacevoli verso la propria famiglia, eccezion fatta per sua madre, iniziando a sentire la sottile linea che pareva dividerlo da Thor ingrandirsi giorno dopo giorno, ben evidente all'unico occhio di Odino. Ma quei cupi pensieri, che attanagliavano l'intricato intelletto di Loki quasi ogni notte, avevano completamente abbandonato i suoi pensieri da quando il Popolo Perfetto aveva scelto Asgard come prossima consigliera e in quella mattinata tiepida, nessun sentimento angoscioso o sofferente comprimeva il petto del principe. Loki teneva le palpebre ben chiuse, pensando dentro di sé che avrebbe potuto dormire per l'intera giornata e ne sarebbe stato ben felice. Ma una fastidiosa consapevolezza pareva impedirgli di ricadere nuovamente nel baratro dei sogni, o per meglio dire, un numero: undici.
Solamente undici giorni lo separavano dalla partenza degli Zekos e se avesse voluto consolidare almeno un singolo rapporto con quei giovani così particolari non poteva di certo attendere l'ultimo istante. Eppure Loki si ripeteva che di tempo ne aveva in abbondanza e tentava di far chiudere occhio alla parte di sé che stava facendo il conto alla rovescia per il fatidico momento in cui la vita del ragazzo sarebbe tornata alla normalità, senza più zingari con cui discutere la sera o una Sosia da provocare con continue frecciatine. Sarebbe ritornato il fratello minore di Thor, un principino viziato e dal discutibile senso dell'umorismo che si aggirava per i corridoi del castello senza una meta, mentre l'altro principe compiva grandi imprese e rendeva fiero loro padre.
Era quasi riuscito a convincere ogni parte di se stesso che dormire per un altro paio di ore non avrebbe guastato, quando la prima scocciatura della giornata stroncò definitivamente le possibilità dell'adolescente di riprendere sonno. La porta della sua stanza si spalancò d'improvviso, lasciando entrare la figura agitata e nervosa di suo fratello Thor, che non parve nemmeno ricordarsi di dover bussare. O dare il buongiorno.
“Voglio provarci.” declamò infatti, puntando i suoi occhi di quell'azzurro così intenso sul rigonfiamento sotto le lenzuola che era suo fratello, di cui era visibile solamente la zazzera di capelli neri spettinati, sparsi sul cuscino.
“Buongiorno anche a te, Thor.” borbottò Loki annoiato e rassegnato, scostando il lenzuolo dal capo e fissando la parete verso cui si era voltato poco prima, così da dare le spalle alla finestra. Il giovanissimo dio del tuono richiuse l'uscio alle proprie spalle, comicniando a tormentarsi la fibbia della cintura mentre esponeva a suo fratello il motivo della sua presenza nella stanza a quell'ora del mattino.
“Quella ragazza ha detto di non sprecarsi la prima notte, ma io so di essere pronto, Loki, me lo sento dentro.” proseguì imperterrito Thor, facendo corrucciare la fronte del fratello per un istante, mentre Loki si voltava sulla pancia e affondava il volto nel guanciale, sperando così di far arrivare a Thor il messaggio. Nonostante fosse parecchio assonnato e ancora non del tutto sveglio, non gli ci volle molto a capire di cosa Thor stesse andando blaterando e una piccola smorfia si formò sul viso nascosto tra le pieghe della federa quano associò la persona di Sosia al “quella ragazza” di suo fratello.
“Gli uomini più astuti ed intelligenti di questo universo hanno fallito per tutti questi millenni e tu, Thor, che non sapresti trovare un difetto neppure in bocciolo di rosa precose, pensi di saper fare di meglio?” domandò con tono più acido e tagliente di quanto avrebbe voluto, confidando però nel fatto che, sentendosi attaccato, Thor lo avrebbe finalmente lasciato da solo.
“Loki io devo sapere!” controbatté il biondo, lasciandosi cadere sul fondo del grande letto che Loki non riusciva ad occupare tutto da solo, fissando il soffito. La sua espressione cupa e malinconica si trasformò d'improvviso in un sorriso svampito e sognante. “Voglio sapere di che colore sono i suoi occhi, quanto sono lunghi i suoi capelli, se la sua pelle è chiara o scura; vorrei poterla vedere danzare intorno al focolare come fa Grazia, oppure cantare quegli antichi canti Zekos che gli anziani intonano ogni tanto.”
Loki ruotò gli occhi al cielo, nonostante gli fosse difficile in quella posizione, trovando sin patetico l'atteggiamento di suo fratello e incomprensibili quei suoi desideri così futili e superficiali.
Thor sospirò, congiungendo le mani sopra il petto massiccio e muscoloso, che si alzava e abbassava seguendo il suo respiro.
“Sento che, se non mi sarà dato di vederla almeno una volta, non potrò più addormentarmi la notte.” sospirò, melodrammatico come sempre. Loki sbuffò nuovamente, voltandosi sulla schiena e puntellandosi sui gomiti, così da poter vedere il profilo del fratello in fondo al proprio giaciglio sfarzoso.
“E' solamente una ragazza, Thor.” commentò, sperando di farlo tornare alla ragione, facendogli capire che non poteva affligersi in tal modo per una giovane che, tra le tante cose, non aveva neppure mai veduto. Thor lasciò fuoriuscire dalle labbra un altro lungo sospiro drammatico.
“Tu non puoi capire, fratello.” sentenziò, con aria distante. Sul volto di Loki si dipinse un'espressione amara a quelle parole. Quante volte se le era sentite ripetere, venendo paragonato alle gesta di Thor e risultando mediocre in suo confronto, cercando di contestare attività che al Padre degli Dei parevano di estrema importanza, ma che per lui non erano altro che inutili svaghi.
Scostò bruscamente le lenzuola dal proprio corpo magro e pallido, rivolgendo uno sguardo pieno di rancore e una parvenza di odio al fratello, troppo intento a fantasticare sulla perfetta prencipessa degli Zekos per rendersi conto di come suo fratello si sentiva.
“Sai che novità.” commentò con tono piatto, ma tenendo la voce bassa, sentendosi in un qualche modo ferito nel profondo. Davvero Thor era così tanto convinto che lui non potesse capire l'amore? Era veramente così strano pensare a Loki come ad una persona amorevole e romantica? Forse sì. Nemmeno Loki stesso riusciva ad immaginarsi in certe situazioni. Posò i piedi sul pavimento freddo, sentendo un brivido attraversargli la schiena, e si passò una mano tra i capelli scuri che avrebbe poi imbrigliato con quantità esorbitanti di grasso apposito, domando quelle ciocche scure.
“Potrei diventare re...” mormorò in tono sognante Thor, mentre accarezzava dolci visioni di se stesso a capo degli Zingari, al fianco della meravigliosa principessa Esmeralda. Loki nel frattempo si era posizionato dinnanzi al proprio armadio, cercando qualcosa da indossare per quella giornata, che stava cominciando nel peggiore dei modi. Con ogni probabilità, avrebbe finito per chiudersi nei sotterranei del palazzo, sfogando tutti quei sentimenti che gli ardevano il petto tra le pagine di un libro.
“Diventerai già re. Di quanti regni ancora vorresti essere il sovrano?” domandò aspro, dispiegando una camicia bianca ed infilandosela, cominciando ad abbottonare i pochi forellini che chiudevano l'indumento, partendo circa da metà del petto.
“Questo è differente.” ribatté con sicurezza il figlio di Odino, quasi infastidito dal modo in cui suo fratello sembrava non capire un concetto che per lui era tanto chiaro. Come poteva non volere anche lui quel destino? Il Popolo Perfetto, la creatura più splendida mai stata creata, il pianeta migliore dell'universo...
Veramente suo fratello non ambiva a tutto ciò?
“In tal caso,” rispose Loki, aprendo la porta della propria camera e fermandosi sull'uscio, così da poter fissare intensamente il fratello, con quegli occhi di smeraldo carichi di sentimenti repressi. “Agisci come meglio credi, fratello. Io vado a fare colazione.”
La porta si richiuse, forse sbattendo un po' più forte del dovuto, ma Thor non se ne accorse, la mente piena del nome di Esmeralda.
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||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐
Fanfic《"Asgard..." chiamò in un sussurro, simile al soffio di vento che muove le fronde dei pini centenari nei boschi più grandi. "Non mi ha mai deluso."》 →|AU (non tiene conto degli eventi di "Thor")