In origine, la prima tribù ad esser stata creata fu quella degli Zekos.
Il Popolo Perfetto abitava la galassia da solo, su una terra meravigliosa, ricca di monti celesti e bianchissime spiagge, in cui scorrevano acque cristalline e dove colorati fiori spandevano il loro intenso profumo paradisiaco in fitte selve prive di pericoli. I caldi raggi degli astri più luminosi scaldavano la pelle di tutti gli abitanti, mentre stupende lune rischiaravano le notti fresche, solcate da brezze leggere. Su questa terra, nulla veniva a mancare e ogni desiderio veniva esaudito prima ancora di poter nascere nel cuore di uno degli abitanti. La popolazione destinata ad essere immortale incarnava le più antiche virtù dell'universo, così come i suoi vizi e le sue volontà.
Nessuna civiltà e nessun pianeta o astro abitato riuscirà ad eguagliare la bellezza e la perfezione degli Zekos o della loro patria natia. Non esiste terra in cui gli Zekos non abbiano messo piede, o pianeta che non brami nel proprio cuore il ritorno di quella popolazione, volendo poter ospitarla sul proprio suolo il più a lungo possibile. È un vanto, un vero e proprio onore. L'arrivo degli Zingari del cielo è il miracolo che capita una volta in cento vite, la pioggia copiosa durante una lunga siccità, la caccia fruttuosa in tempi di carestia, la luce della libertà in un periodo di oppressione, lo spiraglio aperto sull'immortalità da cui ogni essere mortale vuole spiare. E nei Regni che hanno la fortuna di ricevere quella tanto ambita visita, la tradizione è di nuovo la medesima, la procedura la stessa: un'usanza che si ripete di mondo in mondo, recuperata da lontane memoria e pronta a protarsi di nuovo per tutti gli anni necessari, attraverso lo spazio e il tempo. Su quei pianeti, nel giorno più arido dell'anno, all'ora più calda del giorno, la terra trema e i tamburi suonano, mentre la leggendaria tribù compare all'orizzonte, nella città più popolata, dove trascorrerà tredici giorni e tredici notti, stanziata nella pianura, nel bosco, nel deserto più vicino, in pieno contatto con la natura, fungendo da ponte tra l'antico e il moderno, tra il vecchio e il giovane, ricollegando i viventi all'origine del mondo. E a quel punto, dopo aver destato la gioia dell'intero pianeta, qualsiasi esso sia, gli Zekos avanzano la loro richiesta, famosa in tutta la galassia, serbata nel cuore della Regina e intagliata nella cultura del popolo. La tradizione della tribù, il loro destino, è nuovamente pronto per essere plasmato: la loro principessa, figlia dei Grandi Sciamani, cercherà marito in ogni angolo dell'universo, fino a trovare l'uomo che le conferirà il titolo di regina. Solo allora, con la corona degli Zekos sul capo, la ragazza potrà fare ritorno a casa, dove potrà dare origine alla sua progenie, che riscontrerà la medesima sorte, vagando per lo spazio alla ricerca di un degno coniuge.
In quei tredici giorni di sosta, ogni uomo, giovane o vecchio, è invitato a presentarsi all'accampamento degli Zingari, per chiedere la mano della figlia degli Sciamani, che come la madre incarna la perfezione, la bellezza e la bontà, la sposa perfetta, la regina più giusta.
E così, ad ogni ora del giorno e della notte, esseri brillanti e coraggiosi si presentano al cospetto del popolo, pronti a sottoporsi all'impossibile prova che identificherà il secondo re Zekos, e che dall'inizio dell'universo solo il padre della fanciulla era riuscito a superare. I candidati alla prova sono tenuti a passare un'intera ora – che sia del giorno o della notte – con la principessa, al termine della quale gli viene posto dai genitori di lei sempre il medesimo quesito: devono dichiarare il più grande difetto della fanciulla. Fiumi di giovani spavaldi e pretenziosi si presentano davanti alla candida tenda dove alloggia la figlia degli Sciamani, sicuri di poter trovare un'imperfezione in quel volto, una nota stonata nelle sue parole, una falla nel suo carattere angelico, senza che alcuno di essi sia però in grado di rispondere a quella così semplice domanda. Tutti sono costretti così a tornare alla propria casa a bocca asciutta, vedendo poi gli Zingari ripartire alla ricerca di un nuovo pianeta su cui portare la speranza di trovare un re. Il popolo nomade però non perde mai le speranze, ogni discendente di quel popolo che per la prima volta aveva visto un re ricondurre la sua sposa a casa dopo miliardi di anni, annunciando il compimento della prima grande profezia, credeva sempre possibile la realizzazione di quell'antica decisione, che già una volta si era avverata per il Popolo Perfetto.
Per l'ennesima volta, sotto il sole cocente del dì più rovente, gli Zingari del cielo toccarono il suolo di un nuovo pianeta con i loro piedi scalzi, facendo tintinnare i bracciali che portavano alle caviglie ad ogni passo, ora di corsa, ora di danza. Accerchiati da una fine nuvola di polvere sollevata da quelle centinai di passi compiuti all'unisono, gli Zekos avanzarono per quella nuova landa sabbiosa e desertica, incitati dal suono di antichi strumenti di cui si era dimenticato il nome o di moderni tecnologie dal potente rombo, marciando in un caos che portava con sé la perfezione dell'origine di tutto. Primi di tutti, a condurre quella popolazione che si avvicinava alla civilizzazzione come un circo giunge in una nuova città, i Grandi Sciamani camminavano senza esitazione, battendo sul terreno il nodoso bastone di legno legno proveninete dalla loro mistica terra, tenendo le tanto differenti mani una sopra l'altra avvolte intorno all'estremità di esso, dando così il tempo ai canti del loro popolo, a cui di tanto in tanto prendevano parte con distinti urli pieni di vigore, o esclamazioni in una lingua di cui si era smarrita la conoscenza all'interno dei millenni. Al loro fianco, con un passo tanto leggero da sembrar accarezzare il suolo, la principessa degli Zekos seguiva la strada dei genitori, avvolta in una veste bianca che si diceva esser stata creata dal riflesso di una grotta sotterranea, il capo coperto da un telo leggero e semitrasparente, che fasciava i suoi lineamenti e lasciava visibili due abbaglianti occhi azzurri, simili al ghiaccio più freddo o al cielo più terso.
“Stiamo per giungere, bambina mia.” sorrise la Grande Sciamano, lasciando che lisci ciuffi scuri come l'ebano le ricadessero sul volto, mentre alte vette dorate si affacciavano con sempre maggiore chiarezza all'orizzonte, mostrando agli occhi colorati del suo popolo la civiltà che stavano per incontrare, la cultura con cui, ancora una volta, stavano per mischiarsi. Molte grida di gioia si alzarono, mentre i più piccoli indicavano la possente città, chiamandola a sé con entusiasmo e i più anziani sorridevano alla vista di una nuova patria con cui fondersi, magari l'ultima che avrebbero visto nella loro lunghissima vita.
“Credete che questa sarà la volta giusta?” domandò con un filo di voce la principessa, riproponendo agli Sciamani la domanda che gli poneva dinanzi ad ogni pianeta in cui si fermavano. Gli Sciamani si voltarono l'uno verso l'altro, scrutandosi a vicenda con iridi bianche e lattiginose, da ciechi. Sul giovane e affilato volto del Grande Sciamano apparve un sorriso complice, che subito si rifletté su quella della moglie.
“Asgard...” chiamò in un sussurro il re degli Zekos, inspirando poi a fondo l'aria che tanto gli era mancata di quel luogo, ricordando l'odore del vento frizzante, il caldo torbido delle estati e il fresco gradevole degli inverni, lo splendore delle due lune e la luce delle costellazioni.
“Non ci ha mai deluso.”
Jotunheim
allora bella gente, la storia è finita, maaaa
(c'è sempre un ma)avevo in mente di fare una sorta di spin-off per spiegare meglio un paio di cose, ma per ora non ho ancora scritto nulla.
però aspettatevelo, anche se ora segnerò la storia come completa.
:)
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||𝐏𝐄𝐑𝐅𝐄𝐂𝐓 𝐏𝐄𝐎𝐏𝐋𝐄|| 𝘓𝘖𝘒𝘐
Fanfic《"Asgard..." chiamò in un sussurro, simile al soffio di vento che muove le fronde dei pini centenari nei boschi più grandi. "Non mi ha mai deluso."》 →|AU (non tiene conto degli eventi di "Thor")