PROLOGO

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Otto anni prima:

Le grandi porte si aprirono mentre lo squillare della campanella suggeriva che da lì a poco sarebbe iniziata la prima ora di quell'anno scolastico, creando un trambusto generale di ragazzi che correvano da una direzione all'altra, affrettandosi a raggiungere le proprie aule.
Alex guardò nuovamente quel confuso foglio su cui era scritto il numero del suo armadietto, guardandosi a destra e a sinistra per scorgere quel numero. Cercò di fermare qualche passante per chiedere informazioni, ma nessuno sembrava fare caso a lei.
Percorse più volte il corridoio prima di trovarlo, proprio vicino al bagno delle ragazze.
Inserì la combinazione e aprì lo sportello, inserendo subito i suoi oggetti personali.
Osservò nuovamente il foglio nelle sue mani, cercando di capire dove si trovasse l'aula B14, dove si sarebbe tenuta la sua prima lezione, ma quel posto era talmente immenso da metterla in confusione.
Sua sorella l'aveva rassicurata, dicendole che ben presto quel posto sarebbe diventato famigliare per lei e lasciarlo, quattro anni più tardi, sarebbe stata dura.
In quel momento le sembrava impossibile che quelle sterili mura che non le dicevano nulla sarebbero diventati per lei una routine.

Dall'altra parte del corridoio, Jake imprecava tra sé e sé, in disappunto con la madre per averlo fatto arrivare in ritardo il primo giorno di liceo.
L'aveva svegliato con una mezz'ora di ritardo e non aveva avuto modo di prepararsi come desiderava; l'inizio del liceo significava l'inizio di una nuova era, aveva finalmente l'occasione di dare l'impressione di sé che più desiderava, invece aveva dovuto presentarsi con i capelli spettinati e un occhio ancora mezzo chiuso.
Cercò più volte il suo armadietto, per poi trovarlo accanto al bagno delle ragazze; inserì la combinazione e dopo averlo aperto rivolse un sorriso alla ragazza accanto a lui.
Sembrava spaesata quanto lui e forse un sorriso di incoraggiamento le avrebbe fatto bene, d'altronde sarebbero stati vicini d'armadietto per i successivi quattro anni, tanto valeva comportarsi bene.

- E' un casino, vero? - chiese, cercando di farci stare tutta la sua roba in quel minuscolo spazio.

Alex, in cerca della sua amica con cui avrebbe dovuto incontrarsi prima dell'inizio delle lezioni, rispose a quel sorriso, leggermente sorpresa. - Abbastanza, sono troppo grande per avere un trauma infantile?

Jake accennò un sorriso, guardando il foglio su cui vi erano scritte le sue lezioni. - Non lo so, ma in fin dei conti siamo dei bambocci, confronto a loro – indicò un gruppo di ragazzi dell'ultimo anno, che si muovevano come se la scuola gli appartenesse.

- Oh ma un giorno saremo anche noi così, e rideremo dei pivellini spaventati come noi oggi! -

- Già, oppure ci nasconderemo ancora nei bagni a pranzare perché ci sarà sempre qualcuno più grosso di noi -

Alex arricciò il naso. - Che visione pessimistica! -

Jake scoppiò a ridere. - Preferisco non farmi illusioni. -

- Tu per caso.. sai dov'è l'aula B14? -

Lui aggrottò la fronte. - Fa vedere – prese in mano il foglio della ragazza, studiandolo. - Spagnolo avanzato? -

Alex annuì. - Mia madre è portoricana, mi ha sempre insegnato la lingua. -

- Forte! So già a chi chiedere ripetizioni. Comunque penso sia al piano di sopra! -

- Ti ringrazio. -

- Figurati, compagna di armadietto. Onde evitare di chiamarti così per i prossimi quattro anni, come ti chiami? -

La ragazza gli porse la mano, cercando di tenere i libri con l'altra. - Alexandra, piacere. -
Lui strinse la presa con decisione, guardandola finalmente negli occhi. - Jacob, piacere mio! -

About a kiss.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora