CAPITOLO SEI

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Jake


Uscire con Cassidy si era rivelata una pessima idea. Più passavo il tempo con lei e più mi rendevo conto di vederla come un'amica. Certo, quando faceva la provocante non mi lasciava indifferente, ma ero più convinto che mai di non poterle dare quello che cercava.
Anche se si era detta favorevole ad una relazione occasionale, sapevo nel profondo che per lei non era così. Lo capivo dalle attenzioni che mi riservava, dal modo, seppure un po' nascondendolo, di comportarsi con me.
Parlargliene, però, era praticamente impossibile. Ogni volta che cercavo di iniziare il discorso sembrava deviarlo subito, trovando qualcos'altro da fare o di cui parlare.

Appena mi svegliai mi diressi in cucina, preparandomi immediatamente un caffè, mi sarebbe servito per affrontare quella lunghissima giornata in ospedale, ma almeno non mi ero dovuto svegliare alle cinque.
Dopo di me fece il suo ingresso anche Dean, grattandosi il pacco con nonchalance.

- Buongiorno anche a te – dissi, ironicamente.

- Ehi, amico. Sono un paio di giorni che non ti vedo.

- Ho passato un po' di tempo con Cassidy – ammisi

- E allora? - chiese, curioso.

- E allora nulla, la penso come prima.

L'idea di illuderla mi faceva stare male, anche se ero stato chiaro potevo sospettare cosa passasse nella sua testa in quel periodo: che io, prima o poi, avrei cambiato idea.
Avrei voluto riuscire a parlargliene a cuore aperto, spiegarle che i motivi per cui ero così restio alle relazioni risalivano ad un'infanzia legata ad un padre assente, che vedere mia madre distrutta da quella separazione mi aveva fatto capire quanto fosse pericoloso dare e avere quel potere.
Che uno, quando si innamora, perde in partenza.
Ma quelli erano pensieri solamente miei, pensieri che non avevo mai voluto condividere con nessuno, così intimi e profondi che, nemmeno in quella situazione, avrei potuto usarli come scusa per scaricarla.

- Peccato, tu e Alex avreste potuto scambiarvi gli appartamenti altrimenti. - Dean mi riportò alla realtà, con quella frase confusa.

- Che vuoi dire? - chiesi.

- Non lo sai? - rise – ha passato la notte qui, l'altra sera, e la porta di Kevin era chiusa a chiave.

Rimasi sorpreso da quella rivelazione, perché Alex non mi aveva detto nulla?
Kevin doveva piacerle sul serio, non si concedeva ad un ragazzo da una vita.

- L'ho vista di sfuggita ieri, ma non mi ha detto nulla. -

La nostra conversazione fu interrotta proprio da Kevin che fece ingresso in salotto proprio in quel momento.

- Ciao ragazzi – disse allegro – quando avete detto che ci saremmo visti poco pur abitando insieme non esageravate.

- Già – risposi, cercando di reprimere quel senso di fastidio che mi si annidava dentro. Alex non mi aveva mai nascosto niente, mi raccontava qualsiasi cosa della sua vita, perché non mi aveva detto quello?
In altre occasioni avrebbe subito preso il telefono e me lo avrebbe raccontato, invece l'ultima volta che l'avevo sentita non aveva accennato per niente alla cosa.

- Ragazzi, stasera c'è un concerto al Crown, che dite se ci andiamo tutti insieme? Invitate anche le ragazze, se volete, io porterò una che ho conosciuto in discoteca la settimana scorsa. - Esordì Dean, non curandosi della strana situazione che si era andata a creare, probabilmente nemmeno sospettava che la cosa mi suscitasse qualche fastidio.
In fondo, nemmeno io sapevo spiegarmelo.

- Per me va bene – rispose Kevin – provo a dirlo ad Alex. -

- Glielo dico io – lo interruppi, sentendo un improvviso astio nei suoi confronti – le invito io le ragazze.

About a kiss.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora