CAPITOLO TRENTA

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Jake


Perderci nei boschi non rientrava nei miei piani per quella gita, ma mi sentivo abbastanza tranquillo perché, come avevo detto ad Alex, ci trovavamo vicino ad una zona turistica e non di certo in mezzo ad una foresta, in più i nostri amici si sarebbero accorti che eravamo rimasti indietro e sarebbero venuti a cercarci, se proprio non fossimo stati in grado di ritrovare la strada da soli.
Ma Alex sembrava più preoccupata di me e dopo un'ora di camminata dovemmo sederci un attimo per riposare i piedi.
Mi sedetti ai piedi di un albero, appoggiandomi con la schiena al tronco, e tirai fuori una bottiglietta d'acqua dal mio zaino.

- Hai sete? - chiesi.

Scosse la testa, appoggiandosi ad un altro albero. - Dici che verranno a cercarci? -

- Certo – sorrisi – smettila di preoccuparti così tanto. -

- Come fai a rimanere così tranquillo davanti ad ogni situazione? -

- Dimentichi che sono un chirurgo, è il mio lavoro rimanere tranquillo davanti a situazioni tragiche. -

- Pensi che sia una situazione tragica? -

Risi. - Non intendevo questo. Cerca di calmarti, ci riposiamo un attimo poi riprendiamo a camminare, va bene? -

Annuì, appoggiandosi con la testa al tronco dell'albero e socchiudendo gli occhi.
La fissai, cercando qualche modo per alleggerire il momento.

- Allora, me lo vuoi dire cosa stavi sognando stanotte o no? - chiesi, accennando una risatina. Sapevo che era ingiusto da parte mia metterla in imbarazzo così, ma l'idea che mi avesse sognato con me lì al suo fianco mi intrigava, ero proprio curioso di sapere cosa l'aveva fatta imbarazzare così tanto.

Aprì gli occhi, guardandomi incredula. - Ti ho detto che non me lo ricordo, perché insisti tanto? -

- Perché so che non è vero – risposi – tu sei quella che si ricorda sempre i sogni, me ne hai sempre raccontati un sacco. -

Fece un lungo respiro. - Se te lo dico prometti che non mi prenderai in giro? -

Misi una mano sul cuore. - Lo giuro. -

- Ok, io stavo.. stavo.. facendo un sogno erotico! - Si mise le mani davanti agli occhi, cercando di coprire il suo volto imbarazzato – ora possiamo per favore non parlarne mai più? -

- Quello l'avevo capito, pulce. Volevo che fossi più specifica – le feci l'occhiolino, divertito.

Si liberò la vista dalle mani, guardandomi. - Mi stai decisamente chiedendo troppo. Sono cose private, Jake. -

- Beh private mica tanto, dato che si trattava di me. Vorrei capire cosa ho fatto per meritarmi tutti quei gemiti. -

- Hai promesso che non mi avresti presa in giro. -

- Non lo sto facendo, infatti, voglio solo capire. -

Non era solo il fatto di prenderla in giro, quello che volevo veramente capire era se mi avesse sognato perché effettivamente lei ancora mi vedeva sotto quel punto di vista.
Era stato fin troppo facile riprendere la nostra amicizia da dove l'avevamo lasciata, ma faticavo a credere che non ci fosse più nulla sotto.
Certo, era passato del tempo, ma il ricordo di quel pomeriggio di passione ad Ibiza era ancora impresso nei miei pensieri, come qualsiasi altro momento passato con lei, nei nostri dieci anni di amicizia.
I miei sentimenti per Alex erano qualcosa che, suppongo, avevo sempre nascosto sotto la mia pelle.
Non si erano palesati da un momento all'altro, erano rimasti nascosti per lungo tempo in un posto che non ero intenzionato ad aprire, perché l'idea di farla soffrire, un giorno, mi bloccava da fare qualsiasi passo avanti.
Quindi, quel sogno in me ormai si presentava come una speranza che i suoi pensieri non fossero così diversi dai miei.

About a kiss.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora