CAPITOLO VENTITRE'

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Alex



UN ANNO DOPO.



Cercai di non perdere la pazienza, mentre spiegavo per la decima volta a Nick Sanders quale fosse la differenza tra passato semplice e prossimo, d'altronde quello era il mio primo incarico come sostituita in una scuola elementare e non potevo di certo macchiarmi la reputazione come insegnante pazza.
- Non puoi dire "ieri andavo a fare la spesa", è corretto dire "ieri sono andato a fare la spesa" - ripetei, mentre il resto della classe esplodeva nel casino generale, approfittando della mia attenzione spostata unicamente su Nick.

Era chiaro che avesse un po' di difficoltà, quindi cercavo di riservargli qualche attenzione speciale per essere sicura che potesse sempre essere alla pari degli altri.
L'anno scolastico sarebbe finito a breve, e io non avevo la più pallida idea di quello che sarebbe accaduto dopo.
La loro maestra di inglese fissa, la signora Roberts, si era dovuta prendere un anno sabbatico in seguito ad una dura operazione, ma a settembre sarebbe tornata operativa e io sarei rimasta nuovamente senza lavoro.
Beh, senza lavoro proprio no, quando avevo lasciato la tavola calda, la mia titolare si era raccomandata più volte che, semmai avessi avuto bisogno di tornare, avrei potuto farglielo sapere senza problemi. Avrei potuto riottenere il mio vecchio lavoro solamente chiedendo.

Ma avevo quasi ventiquattro anni ormai e sentivo di dover lottare per il mio futuro.

Nell'ultimo anno avevo spinto come una matta con lo studio, conseguendo in pochi mesi tutti gli esami che mi mancavano, e poi era arrivata quell'occasione, quindi avevo deciso di rischiare.

Suonò la campanella e un'orda di bambini di sei anni si affrettarono a uscire tutti insieme dalla classe, rimanendo incastrati sulla porta.

- Uno alla volta! – esclamai, mettendomi davanti a loro.

Li accompagnai all'esterno della scuola e aspettai finché ogni bambino si ricongiungesse con uno dei genitori, poi salii in macchina e mi avviai a casa.
Riuscii per fortuna ad evitare il traffico dell'ora di punta, anche perché avevo una fame terribile e non desideravo altro che mettere del cibo sotto i denti, ma per fortuna la scuola non distava molto da casa mia.

Quando entrai nel mio appartamento fui invasa dal fortissimo odore di lasagne che proveniva dal forno.

- Eccoti finalmente! - esclamò Kevin, indossando il guanto per tirarle fuori. - Stavo per iniziare senza di te. -

Mi avvicinai per annusare e per gustarmi il fantastico aspetto di quelle lasagne, quando avevo conosciuto Kevin non avevo idea che fosse così un ottimo cuoco.

- Sei fantastico, lo sai? - sospirai, sistemando i piatti in tavola.

- Me lo hanno detto qualche volta, sì. Come è andata al lavoro? -

Sbuffai. - Quei bambini sono veramente un pieno di energia! Anche alle otto di mattina, senza caffè. Ma come fanno? -

Si sedette difronte a me per mangiare, tagliando le nostre porzioni e sistemandole nei piatti.
- Detto da te è veramente spaventoso. -

- Fidati, nemmeno alla loro età ero così agitata, dovresti vederli. -

- Non ci tengo, grazie. - Rise.

Cominciai a mangiare, rimandando qualsiasi conversazione a più tardi, per gustarmi quel momento fino in fondo.
Per fortuna che c'era Kevin che sapeva cucinare, altrimenti saremmo stati tutti persi.

- Dovremmo lasciarne un po' agli altri? - chiese

Guardai quella teglia, riflettendo. - il mio stomaco risponderà tra poco a questa domanda! -

About a kiss.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora