CAPITOLO DICIANNOVE

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Alex:



TRE MESI DOPO





Mi svegliai di soprassalto, con la gola secca e la fronte sudata.
L'incubo era sempre lo stesso che mi portavo dietro dall'inizio dell'università: stavo seduta difronte ai miei professori, pronta per sostenere un'esame, ma dal momento in cui cercavo di rispondere alle loro domande la mia lingua si immobilizzava, e dalla mia bocca uscivano solamente versi indecifrabili, più cercavo di parlare e più non riuscivo a farlo.
Solamente che, questa volta, in mezzo ai miei professori c'era anche Jake, in attesa che io dicessi qualcosa.

Mi alzai e mi diressi in cucina, aprendo il frigorifero per cercare qualcosa da bere.

Il rapporto tra me e Jake era stato praticamente inesistente, nelle ultime settimane.
Ci eravamo visti solamente insieme agli altri, e anche in quelle occasioni le cose tra di noi erano state diverse.
Se ne erano accorti tutti, ma nessuno aveva il coraggio di chiederci cosa fosse successo.
Tante volte Cassidy aveva provato a sfiorare l'argomento, ma mi ero mostrata sempre troppo impegnata per parlarne.
Lei non aveva mai insistito, doveva aver capito che di qualsiasi cosa si trattasse ne avrei parlato a tempo debito.

Avevo sostenuto vari esami nel frattempo e avevo riposto ogni energia nel lavoro e nello studio, evitavo di parlare con tutti perché semplicemente non sapevo cosa dire.

Jake mi mancava, terribilmente. Tante volte nel corso della giornata provavo il forte impulso di scrivergli, c'erano così tante cose che volevo raccontargli, tante cose che volevo condividere con lui. Quella conversazione era un punto fisso nella mia testa, non potevo credere di essere stata abbastanza stupida da fargli credere che quei sentimenti esistessero solamente nella sua testa.
Lo avevo fatto passare per un illuso, gli avevo fatto credere che respingevo tutto il suo amore.
Mi sentivo in colpa, ecco. Perché lo conoscevo e sapevo quanto gli era costato farsi avanti in quel modo.
Lo avevo fatto per salvaguardare Cassidy, ma anche la nostra amicizia, e avevo finito col rovinarla miseramente.

Speravo sempre che entrasse dalla mia porta e esordisse con una frase delle sue, o che quando eravamo insieme mi facesse un cenno d'intesa; un'occhiolino, una piccola smorfia.
Ma si era creato muro tra di noi e non lo avevo mai sentito così lontano.
A volte mi mancava l'aria. Cercavo di respirare a pieni polmoni ma il respiro mi si bloccava in gola e finivo col avere un giramento di testa.
Cercavo conforto nei mille impegni, in una vita frenetica, ma nulla sembrava saziarmi.

Abbandonai qualsiasi speranza di dormire, quella notte, e mi misi a guardare la TV.
Ben presto mi distrassi guardando Vite al limite, sentendomi in colpa per tutto quello che avevo mangiato quel giorno.
Ormai a metà programma vidi Cass entrare in salotto, stropicciandosi gli occhi.

- Che ci fai sveglia? - mi chiese, assonnata.

Abbassai il volume. - Non riuscivo a dormire, ti ho svegliata? -

- Mi sono alzata per andare in bagno e ho visto la luce della TV accesa, stai bene? -

Annuii. - Ho fatto il mio solito incubo. -

- Quello della lingua immobilizzata? -

- Già. -

- Che noia, potresti cambiare. -

Accennai un sorriso. - Sì, ha stufato anche me. -

Si sedette accanto a me, attirando a sé la coperta. - Ti va un po' di compagnia? -

About a kiss.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora