Capitolo 2 - Sogni e Richiami dell'Addio [Parte 1]

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1° maggio 2011 – Ore 23:30

Sono a letto.

E no, non è la febbre che molti, a differenza mia, hanno beccato a causa degli sbalzi di temperatura. Non riesco a dormire perché negli ultimi giorni davvero sta accadendo qualcosa di insolito nei dintorni del mio paesino di periferia.

Fisso la mia stanza.

La finestra alla mia sinistra è chiusa, altrimenti entra freddo. Ho il lumetto – qualcuno all'estero pare che lo chiami così – alla mia destra, appena acceso sul comodino di legno, mentre i miei occhi abituati al buio vedono comunque ciò che c'è nella mia stanza: molte cose riguardanti i videogame, tra cui la mia postazione da gioco davanti al letto occidentale – detesto quei fiuston o come cazzo si chiamano – le copertine e le scatole delle console dei miei giochi accumulati, da bambino ad oggi, alla mia destra in alto. Giocattoli di quando ero piccolo su di un mobiletto che abbelliscono la postazione per il PC. Il resto dei muri è scontatamente pieno di poster di videogame a base di anime: robot che mai nella realtà, neppure tra mille anni, verranno costruiti e saranno funzionanti allo stesso tempo; belle ragazze bionde dai vestiti colorati ed esagerati, che farebbero piangere qualunque cosplayer professionista per il tempo che richiederebbero prima di renderli indossabili.

Cerco di trovare il relax guardando principalmente i miei videogame: sono la cosa che in genere più mi mette di buon umore. Ma i pensieri delle ultime quattro giornate non se ne vanno, non ne vogliono sapere di farmi dormire.

Ero alla FubukArcade Station, quando Kuca mi dice aver visto Helen di profilo. Solo dopo che abbiamo giocato, mi rendo conto che non ha mentito: non era una tattica per cercare di vincere la partita dell'orgoglio.

Io rimango ammaliato e mi comporto come quando mi presi una cotta per lei. Nonostante il male che mi fece anni fa, nonostante io credessi di non amarla più.

La vedo con un uomo – o ragazzo, non lo so – proprio fuori la scuola media, ove fummo compagni di classe dal secondo anno in poi.

Al sol pensiero quel tizio m'inquieta. Perché avere il volto coperto persino con la sua ragazza? Magari non è la sua ragazza.

Non era meglio nascondersi al di là del cancello arrugginito?

Ma ormai sono sicuro che sia un criminale: quelle parole che annuivano a tortura, e che abbia fregato gente per... penso rapire. No, queste cose non me le sono sognate.

E poi... quella sparizione! Non è frutto della mia malata immaginazione da gamer: il vento si è disposto a forma di cerchio intorno a lui e a Helen, ed è divenuto così forte da rendere invisibili i due corpi. E così... Puf! Spariti!

A differenza di certi Hikikomori che vivono solo di fantasy e science fiction, non sono il tipo che crede a certe cose, ma a questo punto sono quasi sicuro che ci sia qualcosa di mistico dietro quell'uomo. Non è il solito prestigiatore dei cartoon o show televisivi anni 80-90', tipici dell'estremo occidente.

Io ne sono testimone, non può essere un trucco!

E il cuore mi sale a mille battiti quando penso al saluto di Helen, vestita col suo costume da bagno completo di accessori; tutto degno di un cosplay, che a una fiera le darebbe sicuramente il lasciapassare per la finale di un esibizione di arti marziali o per solite, noiose, gare cosplay.

Nel modo di vestirsi era sì una ragazza spinta, ma qui è andata decisamente oltre; non si spoglierebbe mai davanti a un ragazzo, al punto da lasciare i vestiti a terra, rischiando di sporcarli, per il solo scopo di rimanere in bikini. Paradossale quanto una studentessa di legge, d'intelligenza non da poco, abbia rischiato una denuncia di atti osceni in luogo pubblico!

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