Capitolo 4 - Prime Lezioni di Sopravvivenza per Daniel [Parte 3]

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"Daniel, cosa ti preoccupa? Così emozionato prima, ti sentivo." quando sento questa sarcastica domanda, sto ripercorrendo la prima curva larga, che in un circuito di Rally verrebbe chiamata destra 4¹.

In questa zona gli uccellini li odo chiaramente. Alcuni in un nido, su di un albero alla mia destra, non mi consolano dalla mia preoccupazione: non solo ho appena scoperto di dover camminare e vagare in un luogo sconosciuto senza orario – cosa che ho sempre guardato ogni giorno della mia vita, da otto anni di vita a oggi pomeriggio o mattina che sia; ma anche dover perdere tempo prezioso. Sento che sto iniziando un pelino ad adattarmi, dopo – credo – alcune ore sempre al massimo della mia attenzione.

Mi torna in mente che ho abbracciato i genitori di Atras, promettendogli di salvare loro figlio. Ora so di avere il potere di mantenere la promessa, ma sono molto preoccupato. Potrebbe essere intaccato nei grigi, com'è successo a me. Dovrei andare nella foresta a cercarlo, ammesso che lui sia andato lì...

Amico mio, quanto vorrei che tu fossi qui; così che io sia sicuro di poterti proteggere, e ricambiarti per avermi risollevato dalla tentata depressione di due mesi fa. Ho superato una paura incredibile di quel cerchio con lo scopo di venirti a salvare... e ora sto tornando indietro...

"Ora chiaramente la faccia di questo Atras vedo, finalmente".

Dato che ero immerso nei miei pensieri, la sua voce mi mette paura. "Cosa?"

Il mio passo accelera di poco. "Sto iniziando a entrare in sintonia con le immagini delle cose a te care. Spaventarti non devi. Sono solo molto curioso; l'immagine così diversa è, del tuo amico, rispetto quelle che vedevo con la mente del vecchio portatore. I vestiti erano diversi. Non so dirti quanto, perché ancora non ricordo. Il tuo amico biondo è, occhi azzurri, più robusto di te prima che la sfera tu risvegliassi. Un viso bellissimo secondo gli umani di sesso femmina".

"È vero. Lui è un ragazzo bellissimo, ma anche dentro nonostante ne abbiamo passata qualche brutta discussione. Quindi non merita di morire qui. La sorella è una bravissima ragazza almeno con me, dunque andrebbe salvata anche lei. Troppo eroico il suo essere venuto qui, dunque ha bisogno di aiuto solo per..."

Mi interrompe. "Lo ammiri. Si vede e lo sento".

"Sì, Drico... esatto. E poi, un conto è salvarlo da un branco di criminali come quei brutti imbusti nei locali notturni, con cui nelle risse lui ne sa uscir vincitore, un altro è un posto fuori dal mondo come questo".

Cerco di cambiare argomento, mentre percorro un'altra curva larga che ricordo viene prima della drittura – non sono l'unico, credo, a chiamare così i rettilinei – finale per arrivare al Mausoleo. "Comunque, tu hai detto umane di sesso femmina. Un tuo portatore era femmina?"

"No, no, il precedente era uomo. Le donne però le ricordo, perché lui le differenze mi spiegò. Tra cui anche alcune che rivelarmi non voleva, ma io nel suo pensiero leggevo".

Mi faccio una risata. "Oh, per questo prima hai detto della mia sensazione. L'aveva provata anche lui davanti a una super donna dell'epoca?"

Sto quasi per sentirmi meglio e rilassato, quando alla mia sinistra sento dei rumori di cespuglio! Mi fermo sul posto e d'istinto estraggo la mia nuova amica ammazza zolle – vicino a quel cratere, almeno. Senza mandare a vuoto la mano destra, ci metto un po' a trovarla dietro di me: mi ci devo ancora abituare.

Intanto, i rumori sento che si dirigono verso il Mausoleo. Ho la spada pronta, ma ammetto che ho un po' paura. Cammino piano, sono leggermente ricurvo in avanti e nel mio pensiero cerco l'intesa col draghetto.

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