Capitolo 4 - Prime Lezioni di Sopravvivenza per Daniel [Parte 2]

63 14 32
                                    


Dopo essere stato seduto sullo scalino, per chissà quanto tempo, mi alzo lentamente, provando ad immaginare quali diavolerie possano fare altre sfere come la mia. E non è facile, poiché conosco ancora pochissimo le potenzialità della mia che, secondo me, sono immense. "Anche da preoccupato lo pensi. Notevole, a quanto pare scelto a caso non sei stato".

Nel mare della mia fantasia, fatta di ogni potere usato nei videogame, gli rispondo come a badarci poco. "Non sei stato tu a scegliermi?"

"Non penso che nelle mie capacità sia. Per qualche motivo che non ricordo, so che darti il permesso per la sfera e la spada dovevo..." me lo sarei dovuto aspettare, "... però un pochino conoscendoti ti sto, quindi che sai mantenere la mente più attiva quando non sei tranquillo leggo. Dote che chi deve quell'arma usare importante è!"

Mi sento sollevato per qualche secondo, anche se la domanda diventa più pressante. Perché proprio io sono stato scelto? Ho qualche abilità innata come nei personaggi dei videogame di genere JRPG, che dal nulla tirano fuori una forza immensa e salvano il mondo? Ma gli altri sette o otto?

Mi volto d'istinto e corro fuori da questa specie di mini-tempio. La spada la lascio fuori dal suo fodero per la forte emozione che mi sta salendo.

Fuori, il cielo è azzurro con qualche nuvola sparsa e il vento è più forte che vicino al Mausoleo dove sono stato benedetto dal fuoco. Guardo con molta attenzione quello che sicuramente è un campo di battaglia di non centinaia d'anni. Gli uccellini li sento eccome, paradossalmente, come se non fosse mai successo un putiferio.

Mentre cammino con lo spadone saldo sulla mano destra, facendolo sbattere contro le zolle di terreno, che solleva quasi come un piccolo bicchiere pieno d'acqua, fisso più volte quella voragine. Prima sembrava un meteorite invisibile, ma ora, guardandolo da vicino... è quasi come se prima ci fosse un'enorme roccia, di quelle che non la rimuovi neppure con un bulldozer. E una prova effettivamente c'è: ci sono molti sassolini intorno alle piastrelle del sentiero, sparsi sull'erba vicino agli alberi stretti. Questi sono più alti che vicino la spiaggia, e alcuni hanno delle foglie rovinate o peggio rami senza foglie. Inoltre, su uno grosso si vede chiaramente la corteccia non perfetta, quasi incrinata.

Poi, i cadaveri sembra che siano stati feriti da un'arma da taglio, ma non sono profonde come quelle che ho inferto io.

Oh! Questo sembra bruciato! Com'è possibile? C'è un'altra sfera dai poteri del fuoco? Allora non è detto che gli altri non possano avere i miei stessi poteri.

Dalla mancata risposta del drago, presumo che non ricordi ancora quali sono i poteri delle altre sfere, né quante siano. Ma adesso ho un'informazione utile: qui, appena hanno ottenuto i poteri, gli altri hanno combattuto contro i grigi, forse allo stesso modo di me. Ma in quanti erano per aver fatto tutto questo casino, al punto da sconvolgere un ambiente che magari si è mantenuto stabile per chissà quanti decenni?

Io non so ancora se sono capace di fare da solo un bel disastro come questo, quindi non posso neppure intuire quanto possano essere forti, singolarmente.

Simulo un urlo di dolore!

Questo grigio ha i coglioni fracassati! Uno di quelli che ha una sfera o è un sadico o davvero era alle strette. Affianco al corpo ci sono altri due compagni.

Sto sfiorando la mano sinistra sulle mie di sfere, perché mi è venuto in mente di quanto fu doloroso un calcio che mi diede Helen con un tacco dodici di quelli di legno. Accadde una volta dal nulla, nei primi periodi di fidanzamento, quando stavamo giocando con le mani – ma lei anche con i piedi. Col tacco che alza il corpo delle ragazze, non il punto anteriore della scarpa, mi fece alzare il mio di coglione destro, trafitto come se fosse nudo. Mi accasciai e, per rialzarmi, dovetti resistere volgendo lo sguardo verso il suo intimo slip nero coi bordi a fiori, leggermente esposto dal pantalone di blue jeans a vita bassa; così da trovare forza nel piacere. Ho improvvisato follia pura. Se fosse stato con un'altra ragazza, non avrei provato a rialzarmi perché non avrei avuto bisogno di fingere una sceneggiata da uomo forte. Mi mantenni i testicoli per tutta la giornata; seppur dal volto sembrasse un po' preoccupata, lei non riusciva a guardarmi. Decise di scherzarci su e io, coinvolto, riuscì a farmi su una risata, mentre mi appoggiavo sulla sua spallina sinistra esposta da quell'eccezionale top nero. Ma non mi si rizzava neppure avendo le sue straordinarie curve vicino ai miei fortunati occhi; la sera non riuscivo a dormire per il dolore. Provai a masturbarmi, data la rotonda visione paradisiaca che ancora dovevo toccare per mano – se non per rari errori che io pagai con un suo fenomenale ceffone o calcio spettacolare, ben sferrato alle ginocchia o allo stomaco; in generale di pugni ne tirava pochi e infatti quelli, rivolti allo stomaco, mi facevano molto meno male delle altre due prodezze – in quanto ancora dovevamo ingaggiare; ma neppure quello riuscì a fare per il gingillo destro infiammato!

La Leggenda di Beta-ArcadiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora