«Sicuro di non star ampliando i tuoi orizzonti?»
«Cosa intendi dire?»
L'allenamento era finto e dopo la doccia si presentò mio "zio" Peter, di nuovo.
«Magari essere un maniaco omicida non ti bastava, perciò ora sei anche maniaco sessuale.»
«Perché dovrei?»
«Ci siamo visti tre volte e due di queste ero appena uscita dalla doccia.»
«Se proprio dovessi diventare maniaco sessuale non andrei da mia nipote anche se tu-»
«Continua la frase e diventi donna.» la mia affermazione lo lasciò interdetto, ma non continuò oltre.
«Cosa vuoi?»
«Devo volere per forza qualcosa ogni volta che faccio visita a mia nipote?»
«Perché sei qui?»
«Sono qui per farti visita.»
«Che sono? Una vecchia in una casa di riposo? E perché mi faresti visita solo quando sono da sola?»
«Non è che tu abbia compagnia così spesso.»
«Perché sei scappato via l'altra sera?»
«Mi hai detto tu di andarmene.» la sua voce era rimasta calma a differenza della mia.
«Te ne saresti andato comunque.»
«Ci sarebbe stato un conflitto d'interessi tra zio legittimo e acquisito.»
«Ora basta!» urlai e nel frattempo tirai un pugno contro l'armadietto dello spogliatoio.
«Qualcuno qui ha problemi a contenere la rabbia.» ridacchiò.
«Sì e dicono che faccio anche parecchio male, perciò o mi dai una spiegazione o non ti consiglio di non farti più vedere.»
«Aggressiva la ragazza» ridacchiò. Cercai di respirare a fondo per non colpirlo o rompere qualcosa.
«Io posso aiutarti con quello che tu consideri un problema, quando in realtà non lo è. Io sono esattamente come te.» riprese il tono serio e calmo e fece qualche passo nella mia direzione.
«Non...» la voce mi uscì molto roca e bassa «Non ti avvicinare.» lo misi in guardia cercando di rimediare il "problema" alla mia voce. Gli davo le spalle, ma sentii che mi lanciò qualcosa e lo afferrai al volo.
«Potrebbe esserti utile.» non avevo nemmeno bisogno di guardarlo per capire cosa fosse, lo sapevo benissimo.
«Seriamente credi che questo possa aiutarmi?» risi, ma la mia voce era tornata roca e bassa.
«Oh, allora tu usi il mantra buddista.» rise.
«Perché mi dovrebbe aiutare il sapere di essere un omega in costante pericolo?» risi di nuovo e ancora una volta non per divertimento.
«Fallo.»
«Non tutto e tutti si piegano al tuo volere.»
«La scelta è solo tua: o reciti il mantra o...» venne interrotto da qualcuno che bussò alla porta dello spogliatoio.
«Lil-Victoria, scusa, non mi sono ancora abituato al nuovo nome. Noi dobbiamo andare, mi dispiace.» Stiles, così adorabile la sua goffaggine.
«Stasera io, Stiles, Lydia e Allison usciamo, potreste venire anche tu e Isaac.»
«Cosa stai insinuando Scott?» risi, di divertimento, e la mia voce era tornata normale.
«Nulla, non sarai ancora arrabbiata con lui?»
«No, Scott, perché dovrei? Ora vorrei solo appenderlo ad un albero a testa in giù.»
«Okay, vi aspettiamo stasera, entrambi vivi e vegeti.»
«Contaci Stiles» si sentirono i loro passi allontanarsi.«Vattene» dissi senza guardare mio "zio".
Raccolsi la mia roba e quando mi girai era sparito.
"Meglio così" pensai tra me e me.Tornai a casa a piedi e -nonostante avessi finito da poco un allenamento di ben due ore con un coach che non mi sopportava, ma che mi voleva in squadra perché ero brava abbastanza- avevo una voglia matta di correre.
Arrivata in camera mi cambiai con un pantaloncino corto della tuta, una canotta e una felpa, tutto rigorosamente nero, lasciai un biglietto sul tavolo da pranzo per mio zio dicendo che ero a correre e non sapevo che ora avrei fatto.
Presi cuffie e telefono e mi diressi verso il bosco.
Passai, inconsciamente, più volte a fianco ad un tronco tagliato e quando mi fermai per riprendere fiato mi accorsi di essermi fermata vicino alla casa dove mi aveva portato Peter. Tolsi gli auricolari e mi avvicinai. Salii i due gradini prima della porta e quando stavo per entrare una voce mi fermò.
«Cosa ci fai qui?» la voce era la stessa della chiamata di qualche giorno prima e quando mi girai vidi lo stesso ragazzo della foto: mio fratello Derek.POV ESTERNO
Ho bisogno di vedervi.
Questo è il messaggio che arrivò a Scott e Stiles da Isaac.
Un quarto d'ora dopo erano tutti e tre attorno al tavolo della cucina di Scott.
«Vi ho parlato dei sogni che continuavano a tormentarmi e anche di quando ero certo di vederla tra le persone, ma era solo frutto della mia immaginazione. Sono certo che sia lei, sia Victoria, ma non vuole nemmeno rivolgermi lo sguardo ed io mi sto logorando dentro.»
«Ti sei messo in un bel pasticcio, non è la persona migliore di cui ti saresti potuto innamorare.» Stiles scosse la testa.
«Perché dici questo?» Isaac era nel panico più assoluto.
«Tu non la conosci e nemmeno noi possiamo dire di conoscerla, l'ultima volta che l'abbiamo vista è stato 11 anni fa, potrebbero essere cambiate tantissime cose e non sappiamo come ha reagito al trasferimento da Beacon Hills, ma sono quasi certo che per lei sia stato un trauma.» spiegò Scott.
«Io non ho davvero idea di come fare.»
«Tranquillo, non è così vendicativa come dice.» aggiunse Scott.
«Come puoi saperlo?»
«Ha sempre esagerato quando era arrabbiata, ma una cosa la so per certo.»
«Cosa?!»
«Si arrabbia solamente con persone a cui tiene.»
«Con i suoi genitori adottivi, di cui non le è mai importato, non si è mai arrabbiata.» intervenne Stiles.
«State dicendo che tiene a me?» Isaac sembrava un bambino in questo momento e il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra era di una sincerità tale che si sarebbe potuto paragonare senza dubbi ad un bambino di cinque anni.
«Da come mi hai descritto quei sogni ho la sensazione che potrebbe averli avuti anche lei, chiederemo a Deaton domani.»
«Okay, ma lei non deve sapere nulla, non ancora.» rispose Isaac prima di andarsene.POV VICTORIA
«Cosa ci fai qui?» queste sono le prime parole che mi disse Derek mentre io mi aspettavo... altro.
«Io... io stavo correndo e mi sono ritrovata qui e... Peter mi ha portato qui qualche giorno fa chiedendomi se ricordassi qualcosa, ma poi ha detto che ero troppo piccola e non so come mi sono ritrovata qui oggi e...» senza rendermene conto mi ero avvicinata a Derek più vicino al bosco e mi ero bloccata, volevo dire altro non so cosa, ma volevo continuare a parlare perché così forse non se ne sarebbe andato, ma la mia voce si era bloccata, non usciva più alcun suono e le gambe avevano iniziato a tremarmi e sapevo che di lì a poco sarei caduta incapace di sostenere il mio peso. Derek mi guardava senza mostrare alcuna emozione sul viso e la mia vista diventò sfocata, gli occhi mi si riempirono di lacrime e proprio mentre pensavo sarei caduta a terra due braccia forti mi sorressero.
«Tranquilla, ci sono qui io.» Derek mi sorresse e mi strinse a sé ed io lo abbraccia come potei mentre le lacrime iniziavano a uscire senza smettere.
«Mi sei mancata così tanto.» fu l'ultima cosa che sentii prima che tutto divenne buio.
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Ritorno a Beacon Hills
FanfictionUna ragazza, diventata matura troppo presto, torna nella propria città dopo una importante notizia comunicata con una semplice lettera. Conoscerà la propria famiglia, ritroverà gli amici persi, se ne farà di nuovi e magari troverà l'amore. La vita c...