Capitolo 7

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«L'hai già incontrata?»
«Sì, è l'unica nell'aula interessata alla lezione, si distingue bene tra le altre.»
«Bene, fammi sapere appena hai novità.»
«Sì, signore.»
La chiamata venne chiusa dall'uomo e un gatto nero saltò sulle gambe del ragazzo che aveva risposto alla chiamata.
Il ragazzo dai capelli neri era seduto sul divano, le palpebre chiuse, aveva appoggiato la testa allo schienale cercando di rilassarsi, ma il gatto iniziò a soffiare in cerca di attenzioni.
«Non ora Drea» disse solamente facendo scendere il gatto dalle proprie gambe.
Aveva le braccia ai lati delle gambe.
Il ragazzo sentì qualcuno sedersi a cavalcioni sulle sue gambe.
«Sicuro di non avere tempo ora?» sorrise un ragazzo dai capelli bianchi all'incirca della sua età.
«Devo preparare la lezione di domani.» rispose il moro.
«No, tu non devi preparare nessuna lezione.» il bianco si mosse sul suo ragazzo.
«E domani che storia racconto?» chiese il moro aprendo gli occhi e portandosi la mano sulla tempia.
«Lascia fare alla saputella domani e ora lascia fare a me.» continuò il bianco.
«Drea è troppo furba sospetterebbe qualcosa e-»
«Andiamo Lucas, non conosce i nuovi sviluppi di Beacon Hills, ora rilassati.» Andrea interruppe Lucas per poi lasciargli un soffice, ma voglioso bacio poco casto sulle labbra.

«Buongiorno» il professor Smith era diverso dal solito, distratto o disattento.
Tutte le sue ochette risposero in coro mostrando le proprie scollature.
«Signorina Hale ha preparato la poesia a piacere come avevo richiesto?» chiese il professore sedendosi sulla cattedra come ad ogni lezione.
«Prof lei non mi ha chiesto di preparare nessuna poesia.»
«Che strano, io mi ricordavo proprio il contrario, voi che dite ragazze?» chiese riferendosi alle oche che ovviamente gli diedero ragione. Avrebbe potuto dire che il cielo fosse rosso e piovesse sangue degli antenati caduti in guerra e quelle senza cervello gli avrebbero dato ragione.
«Beh, a quanto pare non ero io a sbagliarmi.» un sorriso di scherno nacque sulle labbra del professore.
«No, a quanto pare no» mi sistemai meglio sulla sedia decisamente irritata.
«Non credo che la mia migliore alunna voglia tirarsi indietro senza nemmeno provare, o sbaglio?» il suo tono di sfida era palese e se prima le oche erano soddisfatte di avermi messo in difficoltà, o così credevano, ora erano deluse per non essere loro stesse le migliori alunne del professore.
«Se vuole spiego direttamente alla lavagna e lei viene a sedersi al banco, magari impara qualcosa.» lo ammetto sempre: io sono vendicativa, ad ognuno la propria pena.
Il professore rimase sorpreso e offeso dalla mia risposta, ma si sedette comunque al mio posto. Presi il mio zaino e lo appoggiai sulla sedia del professore.
«Ora oche ascoltate la lezione senza starnazzare, signor Smith sono convinta che rimarrà sorpreso perché è ovvio che mi ha sottovalutato.» mi appoggiai alla cattedra.
Iniziai a recitare e poi a spiegare L'infinito di Leopardi quando un gatto uscì dalla borsa del professore e restando sulla cattedra iniziò a strisciare la sua coda su di me.
M'interruppi. Ho sempre voluto avere un gatto, ma non me lo posso permettere.
Iniziò a giocare con l'orlo della mia felpa.
Il professore si alzò di scatto e si scusò imbarazzato.
«La lezione per oggi è finita.» uscì di fretta dall'aula col gatto in braccio, le oche si alzarono e si dispersero, qualcosa non tornava. Perché così agitato per un gatto, può capitare che la mattina ti entri nella borsa. Insomma, nella vecchia scuola succedeva di peggio. In più, il preside o la preside inesistente non lo licenzierà di sicuro, il suo corso è molto seguito.
Lo seguii cercando di non farmi vedere. Portò il suo gatto dietro la scuola e lo mise a terra.
«Drea, cosa ti avevo detto, non devi farti vedere ancora, se qualcuno scoprisse qualcosa, se lei scoprisse qualcosa sarebbe la fine e Brown ci ucciderebbe, letteralmente, sai che è così.» il professore era troppo serio per parlare ad un gatto, quello che diceva non aveva senso. Chi era lei? E Brown? Che fosse il preside della scuola?
La cosa più strana, però è che il gatto si trasformò in un ragazzo all'incirca dell'età del professor Smith, quest'ultimo gli passò la propria giacca per coprirsi essendo lui nudo.
«Eddai, non ho fatto nulla di male e sono riuscito a sentire che i gatti le piacciono. Potresti invitarla a casa per studiare o per lezioni extra e casualmente finirei nel suo zaino e sarebbe costretta a riportarmi da te, ma potrei scoprire qualcosa.» il ragazzo-gatto allacciò le braccia intorno al collo del professore per poi baciarlo.
«Va bene, le parlerò oggi, ma tu devi ritornare ad essere un gatto. Se qualcuno ti vedesse...»
«Nessuno mi vedrà.» disse il ragazzo-gatto dopo avergli lasciato un altro bacio poco casto, poi tornò gatto e il professore riprese la sua giacca.

Rientrai a scuola velocemente e tornai nella classe per raccogliere il mio zaino, ma mentre uscii mi scontrai con qualcuno, il professor Smith.
«Mi scusi prof, avevo scordato lo zaino.» cercai di superarlo ed uscire dalla classe, ma mi bloccò. Le oche avrebbero pagato per essere al mio posto.
«Tranquilla, anzi, meglio così, ti stavo cercando.»
«Mi stava cercando? Di cos'ha bisogno?» rispose con un sorriso malizioso come quelli degli adolescenti americani nei film.
«Volevo chiederti se accetti un invito per uno scambio di idee sulla letteratura, a casa mia se non è un problema.» sorrise ammiccante. Davvero pensa che io lo creda etero? Anche prima della sceneggiata sapevo fosse gay. Solo le oche sono troppo ceche per vederlo.
«Nessun problema, ma dopo scuola ho gli allenamenti, giovedì no, se per lei va bene.»
«Perfetto» un altro sorriso da adolescente nei film.
«Smetta di fingere di provarci, è palese che lei è dell'altra sponda.» mi congedai lasciandolo interdetto e solo mentre mi allontanavo verso la mensa capii che lei ero io.

«Meglio così» disse Drea all'improvviso, era comodamente seduto sul divano con solo un paio di boxer addosso. Il suo ragazzo lo guardò interrogativo.
«Almeno non devi più fingere di provarci.» Lucas sorrise, non era quello il lavoro che amava e tutto questo lo stressava non poco.
«Vieni» Andrea prese per un braccio il moro e lo fece sedere a cavalcioni su di sé.
«Ho io un rimedio per lo stress.» i suoi occhi si riempirono di malizia mentre il moro rise di gusto.
«È la tua soluzione a tutto.» rise Lucas per poi baciarlo in modo decisamente poco casto.

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