Capitolo 5

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Nelle settimane successive Isaac non si fece vedere a scuola, mancò per quasi un mese. Quando ho chiesto a Scott e Stiles se l'avessero visto hanno iniziato ad ammiccare ad una possibile relazione tra lui e me.
Non mi piace Isaac, però con lui mi sentivo strana.
Evitai di pensare a lui durante la sua assenza a scuola, ero abbastanza impegnata con gli allenamenti e lo studio procedeva senza problemi, per ora.
Theo si fece più irritante, ogni secondo di più.
«Jeans e felpe extra large? Seriamente? Col tuo fisico dovresti mettere qualcosa di più aderente e meno coprente.» tra una lezione e l'altra era sempre così, mi seguiva per i corridoi dandomi indicazioni per come sembrare puttana, la sua puttana.
«Sai dove te li puoi infilare quei vestiti da prostituta?»
«Potrei farteli indossare.» allungò la mano per palparmi il sedere, ma con un movimento fulmineo lo presi per il polso che gli girai per poi farlo cadere a terra di schiena.
«Io avrei suggerito di infilarteli su per il culo, ma nessuno ti vieta di indossarli, non ho alcun problema e nulla contro il tuo orientamento sessuale.» mi abbassai per sussurrarglielo all'orecchio, poi me ne andai.

Letteratura, una delle mie materie preferite... la classe del professor Smith era sempre piena di ragazzine tutte lì per ammirarlo. Smith è uno di quei classici professori giovani appena laureati che ci sanno fare. Ero l'unica vestita in quell'aula tutte le ragazze erano mezze nude, solo per attirare la sua attenzione.
«Buongiorno, per chi non mi conosce sono il professore Smith, Lucas Smith e-» bisbigliai qualcosa e mi accorsi di averlo detto a voce alta solo quando il professore fermò la sua presentazione e tutte si girarono verso di me guardandomi male.
«Come prego?» chiese il professore, evidentemente non avevo parlato abbastanza forte da essere capita, ma nemmeno abbastanza piano da non essere sentita.
«Non è James Bond lei, non ci assomiglia per niente e la sua imitazione è penosa peggiorata dall'accento italiano, non che io abbia problemi con le sue origini, ma le consiglio un corso di teatro.» alcune ragazze mi guardarono a bocca aperta, completamente scioccate o infuriate per aver dato contro al "loro" amato professore.
«Lei è?» continuò cercando sul registro.
«Victoria Hale» sentii il cuore del prof avere un balzo e poi accelerare all'improvviso. Aveva una smorfia in viso, era contratto mentre cercava di sembrare calmo.
«Beh, signorina Hale, perché non vuole iniziare lei a parlarci della poesia di Pascoli "X Agosto"?» aveva un ghigno in viso come se sapesse di beccarmi impreparata, peccato che durante il corso d'italiano abbiamo studiato poesie per imparare.
«Con piacere, anzi è una delle mie preferite di Pascoli.» senza aprire il libro e con gli occhi chiusi iniziai a recitarne i versi.
«X agosto
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de' suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono...

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!» riaprì gli occhi e tutti in quella classe avevano una smorfia dipinta sul viso, le ragazze erano evidentemente invidiose, il professore compiaciuto.
«Pascoli in questa poesia parla della morte del padre affiancandola alla morte di una rondine madre. Il padre Ruggero è stato il primo della famiglia a morire.  Nella prima e nell'ultima strofa parla rivolgendosi al cielo, dicendo che conosce il motivo per cui le stelle cadono il 10 agosto, il cielo piange per la morte del padre insieme a lui facendo cadere le lacrime, ovvero le stelle. L'ultima strof-» venni interrotta da una ragazza bionda e riccia, con gli occhi azzurri. Addosso aveva un top bianco molto stretto e uno shorts in jeans. Era esageratamente truccata e sembrava appena uscita da uno streap club.
«Ma finiscila, non sai nemmeno di cosa stai parlando!» aveva una voce fastidiosa, molto acuta.
«SIo, a differenza vostra, sono qui perché amo la letteratura mentre voi evidentemente siete qui per altro, potete prendervi ogni attenzione del prof, ma non potere dirmi che non so di cosa sto parlando perché è una tra le poesie che preferisco, ma se credi di saperla meglio continua tu.» al prof scappò una risata e lei indignata prese la sua borsa e uscì di fretta dalla classe.
«Ma non ti vergogni?» la ragazza che era di fianco alla bionda si era alzata e stava per tirarmi uno schiaffo, le presi il sottile polso e lo strinsi un poco.
Con faccia plateale le risposi che mi vergognavo troppo e la lasciai.
«Ah, ricordati di non provarci più.» le dissi mentre usciva dalla classe per raggiungere la sua amica.
Guardavo ancora la porta quando sentii un applauso, mi girai verso la fonte scoprendo e sorprendendomi che l'artefice era proprio il prof.
«Che caratterino!» commentò sedendosi sulla cattedra con i piedi poggiati a terra. Era piuttosto alto.
«Perché non continui la tua lezione sulla poesia di Pascoli alla lavagna, così le tue simpatiche compagne comprenderanno meglio, forse.» continuò il prof con un riso divertito che non riusciva a nascondere.
Il prof, nonostante ne avesse l'aspetto, non era uno di quelli "tutto muscoli e niente cervello". Continuai parlare della poesia finché suonò la campanella.
Il professore mi fermò per parlarmi e aspettò che tutte furono uscite. Ognuna di loro mi rivolse uno sguardo di fuoco.
«C'è un concorso di poesia, non so se ti può interessare, ma so che sei l'unica della classe coi requisiti per parteciparvi e magari per vincerlo. Allora, ti interessa?» si reggeva attraverso la mano appoggiata contro il muro mentre l'altra era sorretta dalla vita.
«Esattamente di cosa si tratta?» gli brillarono gli occhi, non deve aver avuto molte studentesse dotate di cervello.
«Si divide in due parti, la prima parte è di analisi mentre la seconda è di scrittura. Non è nec-» venne interrotto dalla suoneria del mio telefono e prima di rispondere accettai di partecipare.

«Pronto»
«Allora sei viva»
«Chi parla?»
«Derek, tuo fratello»

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