Mi svegliai per un raggio di sole sfuggito alla tenda.
Isaac dormiva ancora abbracciato a me, mi teneva stretta tra le sue braccia contro il suo petto. Un viso così rilassato gli illuminava il volto, senza la preoccupazione di tutti i giorni: non lo dava a vedere, ma era costantemente preoccupato per me.
Potevo sentire chiaramente il suo cuore battere senza l'uso delle abilità. Il suo calore mi scaldava e mi faceva sentire protetta, al sicuro.
Ho degli esami di recupero del periodo di assenza, a quanto pare quelli nella vecchia scuola non valgono.
Cercai di alzarmi senza svegliarlo, rimisi l'intimo della sera prima e dopo aver preparato un cambio andai a farmi una doccia. Quando uscii Isaac dormiva ancora, abbracciato ad un cuscino. Sorrisi a quell'immagine e gli scattai una foto.
Dovevo preparare la colazione o avrei fatto tardi. Preparai qualcosa anche per Isaac. Gli lasciai un biglietto sul letto.Nei corridoi c'erano le solite facce, nessuna conosciuta, se non quelle dei professori.
Lasciai la giacca nell'armadietto, presi alcuni libri e mi sistemai meglio la borsa sulla spalla mentre procedevo nel corridoio verso la classe dove avrei svolto il primo recupero.
Qualcuno mi venne a sbattere facendomi cadere i libri.
«Dovresti stare più attenta quando cammini.» riconobbi la voce del professor Smith e sbuffai piegandomi a raccogliere ciò che mi era caduto.
«Dovrei, sì»
«Che hai? Sei un po' spenta, non hai fatto nessuna battuta.» osservò. Mugugnai qualcosa.
«Ciclo?»
«Non è che se a noi donne girano significa che abbiamo il ciclo, okay?» sbottai per poi sorpassarlo lasciandogli una spallata, volontaria solo in parte.Ogni professore mi interrogò o fece svolgere un compito. I risultati sarebbero usciti di lunedì, fra due giorni.
Finalmente arrivò la pausa pranzo e con essa anche la stanchezza. Dopo il pranzo avrei avuto letteratura.
Decisi di appoggiarmi al tavolo e chiudere gli occhi cinque minuti, misi una sveglia per sicurezza, in caso mi fossi addormentata.Sentii delle voci, due forse, discutere. Non avevo ancora aperto gli occhi, ma l'ambiente mi sembrava buio. Un forte dolore alla testa mi colpì, come se avessero deciso di prendermi a martellate.
«Si sta risvegliando...» una voce familiare, ma non riuscivo a capire chi fosse.
«Io non la colpisco di nuovo.» l'altra voce, anch'essa familiare, più della prima, ma comunque non riuscivo ad attribuirla a nessuno in particolare.
«Usa la s...» le parole mi arrivavano ottavate e lontane.
«Bambini, smettetela di bisticciare, basta fare così.» una terza voce parlò, ero sicura di conoscere anche lui, ma proprio non riuscivo a collegare chi fossero.
L'aria divenne soffocante, irrespirabile. Aprì gli occhi di scatto e... non ci vedevo. Nulla. Zero. Buio totale, ma i miei occhi erano aperti. Sentivo che l'attacco di panico era vicino. Iniziai a scuotere la testa freneticamente, non volevo iniziare di nuovo quel periodo, no no no no, proprio no! All'improvviso ululai, ululai come non avevo mai fatto. Mi accorsi di essermi trasformata, ma non ricordavo di averlo fatto. Le manette che avevo e non mi ero accorta di avere non servivano più. Cercai di mettermi in piedi. Non ci riuscii. La vista era appannata, vedevo, ma come se davanti agli occhi avessi un fine panno bianco che lascia vedere attraverso, ma solo in parte. Il mio pelo prese fuoco e la respirazione corta. Stavo avendo un attacco di panico, non potevo non ora. Sentii puzza di vomito e di cibo andato a male, di tabacco, menta, fumo e tanto altro. Era peggio della mia prima trasformazione... cosa mi sta succedendo? Iniziai a tossire alla ricerca di aria, annaspai, ma non servii a nulla, divenne tutto buio.POV ESTERNO
«Dove cazzo è?» Derek appariva estraneo come al solito, ma se sapevi leggergli gli occhi avresti visto solo preoccupazione.
Isaac era seduto con le mani tra i capelli e i gomiti sulle ginocchia. Stava così da ore, non aveva detto una parola.
«Isaac, non la troveremo se rimaniamo qui impalati, dobbiamo fare qualcosa!»
Isaac alzò la testa e si sentì bene lo scricchiolio delle ossa del collo e della schiena risuonare nel loft.
«È una settimana che cerchiamo senza aver trovato nulla. Ormai potrebbero averla uccisa.» gli occhi di Isaac erano terribilmente scuri, neri, una distesa di disperazione.
«No, non la uccideranno, è utile e se è stata rapita da chi penso, non l'aiuteranno a sviluppare le sue abilità nascoste.» Peter era appoggiato alla porta con la spalla. Indossava la solita maglietta bianca con scollo a V e jeans.
«Dove sei stato in questa settimana?» Derek era nero di rabbia che usava per nascondere la preoccupazione per la propria sorellina.
«Non credo che non serva altro per perdere tempo, ne è stato perso abbastanza.» Peter indossava benissimo quel suo ghigno fastidiosamente strafottente. Era bravissimo in questo, a fingere che nulla lo toccasse, solo i soldi. In realtà era terribilmente preoccupato. Isaac aveva la sensazione che si sarebbero potuti attaccare, che a Derek stesse per uscire il fumo dalle orecchie. Aveva paura di intromettersi, ma qualcosa lo fece scattare.
«Smettetela! Così non la aiuterete, okay? Sappiamo di non essere tutti amici per la pelle, ma abbiamo un obiettivo comune e sì anche tu Peter.» il nominato richiuse la bocca precedentemente aperta per intervenire.
«Sentiamo, secondo te chi è stato?» Derek sciolse i pugni che le nocche gli erano diventate bianche e muoveva le dita cercando di calmarsi.
«Davide Maroni» Isaac e Derek si guardavano, sembrava un nome inventato e come se Peter leggesse i loro pensieri...
«No, non me lo sono inventato sul momento. È un cacciatore italiano, la sua famiglia è rinomata per i suoi metodi, davvero unici.» Peter si sedette comodamente alla scrivania, come se stessero discutendo di affari e non della nipote/sorella/fidanzata.
«Perché un italiano dovrebbe essere un nostro problema?» la domanda di Isaac era dipinta sul volto du Derek.
«Perché è nota anche per le sue prede.»
«Vuoi darci una spiegazione completa, tralasciando tutti questi misteri e questa souspance?» Derek aveva sopportato anche troppo: tra un ragazzino innamorato e uno zio che aveva la costante voglia di lanciare al muro.
«Va bene, va bene, non cacciano lupi mannari semplici, li lasciano ai cacciatori più incompetenti. Amano catturare coyote mannari, kitsune, segugi infernali, kanima, ma la preda che preferiscono è Victoria. Vi sarete accorti che non è un semplice lupo mannaro come noi, vero?» Isaac lanciò uno sguardo a Derek per capire se fosse l'unico a non essersene accorto.
«Con che gente ho a che fare!» sospirò Peter.
«Aspettate!» i due Hale si girarono verso Isaac.
«Davide Maroni potrebbe essere David Brown?» Peter sgranò gli occhi.
«È il nome che usa fuori dall'Italia, ma tu come lo sai?»
«Vicky aveva i recuperi la settimana scorsa, tra cui anche letteratura con il professor Smith, David Brown è il mentore di Smith e credo che dopo il recupero sarebbe rimasta un'ora in più per parlare di un concorso sulla poesia italiana.» poi Isaac tirò fuori il telefono.
«A volte di notte parla nel sonno, parla in italiano, credo, non capisco quello che dice, ma l'ho registrato.»
Derek strappò di mano il telefono ad Isaac e fece partire la registrazione.
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Ritorno a Beacon Hills
Hayran KurguUna ragazza, diventata matura troppo presto, torna nella propria città dopo una importante notizia comunicata con una semplice lettera. Conoscerà la propria famiglia, ritroverà gli amici persi, se ne farà di nuovi e magari troverà l'amore. La vita c...