Mi ero dilungata sotto la doccia dello spogliatoio per godere della mia vittoria. Dopo essermi legata un asciugamano attorno al corpo andai al mio armadietto e presi i vestiti puliti, misi il reggiseno e slip per poi asciugarmi i capelli.
«Non credi che avresti dovuto perlomeno bussare prima di entrare?» chiesi a quel qualcuno dietro di me. Nessuna risposta...
«Se fossi stata nuda ti avrei denunciato.» continuai.
«Oddio no, non sono qui per questo, non sono un maniaco.» prima che potessi rispondere continuò.
«O meglio non sono un maniaco sessuale, sono stato un maniaco omicida, però.»
Mi girai smettendo di dargli le spalle e ricevetti in faccia i miei shorts in jeans.
«Beh, grazie, eh!» risposi ironica mettendomeli.
«Non sono qui per vedere mia nipote mezza nuda!» incrociò le braccia al petto dopo avermi lanciato la canottiera in faccia.
«Tu sei mio zio?» chiesi scettica.
«Sì, lo so, molto figo, vero?» aveva lo sguardo malizioso come qualunque adolescente in calore.
«Pensavo fossi più giovane!» non era vero, pensavo fosse più grande, ma non potevo dargli questa soddisfazione.
«Stai mentendo.» il tono mi fece capire che ne era certo, dovevo controllarmi.
«È stato un piacere, devo andare.» misi gli anfibi e presi il borsone che caricai in spalla e mi avvicinai alla porta. Pensavo mi avrebbe bloccato la porta, invece mi lasciò uscire senza problemi.«Tutto bene?» chiese Scott una volta salita sulla jeep.
«Perché?» non volevo mentire a loro, ma non sapevo nemmeno io cosa fosse successo.
«Ci hai messo un'eternità!» rispose Stiles.
«Scusate, il coach mi voleva parlare.»
Scott e Stiles si guardarono e dissero in coro: «Benvenuta in squadra».«Ciao zio Alan!»
«No, zio Alan non è ancora tornato da lavoro.» riconobbi la voce di mio "zio".
«Ancora tu?»
«Sei brava a nascondere la tua aura.»
«Non so di cosa tu stia parlando...»
«Sei migliorata a mentire, ma non sei ancora al mio livello.»
«Dimmi che vuoi e vattene.»
«La micetta ha tirato fuori gli artigli?» dopo quest'ultima affermazione non resistetti più e gli lanciai il coltellino, che tengo sempre in tasca, nella coscia.
«La prossima volta non sarò così clemente.» mi girai per guardarlo.
«Perché usi questo e non i tuoi artigli?» chiese maliziosamente, lo ignorai.
«Che riflessi, direi riflessi soprannaturali.» ammiccò.
«Tiro di coltelli da... cinque anni.»
«Non si diventa così bravi in cinque anni.»
«Sono uno scherzo della natura.»
«No, non lo sei. Io so cosa sei e lo sono anch'io, posso aiutarti se vuoi.» finsi di pensarci.
«No, sto bene così.»
«Come oggi? E ieri? stavi bene, vero? Quando sei svenuta e continuava a girarti la testa. Sai cosa ti ha dato il tuo amico?» lo sorpassai per salire in camera, ma mi prese per un polso e infilzò il mio coltellino nella spalla. Me lo tolsi e la ferita lentamente si rimarginò. Mi mostrò la sua gamba e sembrava che non gli avessi mai tirato alcun coltello.
«Lasciami spieg-» fu interrotto dal rumore della porta che veniva aperta e poi chiusa.
«Va via!» uscì in tempo, nell'attimo successivo a quello in cui lui era uscito entrò zio Alan.
«Com'è andata la giornata?»
«Indovina? Sono entrata nella squadra!» esclamai felice lasciandomi alle spalle ciò che era successo come se non fosse successo.
«Non ne avevo dubbi. Che fai stasera?» lo guardai con un cipiglio stampato sul volto.
«Uscire con gli amici o andare in giro... cose da adolescenti, insomma.» scoppiai a ridere e mi sentii un po' in colpa quando mio zio mi guardò non capendo.
«Scusa è che io... non esco mai, non sono più uscita dopo aver cambiato città. Uscivo solo per andare a scuola.» la mia voce divenne malinconica e mi odiai per questo.
Ho sempre odiato il contatto fisico, ma l'abbraccio che mi diede mio zio... lo adorai, tutto sembrava a posto e avrei voluto che quel momento non finisse mai.
«Questo non è un consiglio, ora chiami Scott o Stiles o tutti e due e vai fuori a divertirti. Hai 17 anni, se non esci e ti diverti ora quando lo fai?» esclamò sciogliendo l'abbraccio e cercando di fare il finto serio.
«Non posso, sono con le loro fidanzate e gli altri del gruppo... nemmeno li conosco, ma un giro da sola non mi dispiacerebbe, a meno che tu voglia accompagnarmi.» gli feci l'occhiolino.
«Non posso, devo sistemare delle scartoffie per la clinica. Non fare tardi e prendi il giacchetto che fuori è freddo.» è bello quando qualcuno si preoccupa per te.Camminavo senza sapere dove stessi andando, ma non potei fare a meno di notare che non era cambiato nulla nella mia città.
Senza accorgermene arrivai al limite del bosco. Entrai e dopo aver camminato un po' trovai un vecchio albero tagliato. Mi ci sedetti sopra a gambe incrociate, una scossa mi attraversò la colonna vertebrale.
Sentii dei passi in lontananza, lanciai il coltellino verso la figura in ombra con la luce della luna alle spalle. Lo schivò e il coltello si conficcò nella corteccia dell'albero a fianco.
«Potresti fare male a qualcuno con questo.» mi ridiede il coltello.
«Isaac! Scusami...»
«Bella mira, come mai nel bosco tutta sola?»
«Ora non sono più sola.»
Fece un sorriso, aveva i denti bianchissimi che riflettevano la luce della luna.
Si sedette accanto a me.
«C'è la luna piena.» alzò gli occhi al cielo e guardo la luna tra le chiome degli alberi. Alzai gli occhi anch'io.
«Bella, vero?» continuò spostando gli occhi su di me.
«Preferisco le notti senza luna.»
«Perché?» si girò verso di me.
«Si vedono le stelle, la luna è troppo protagonista e nasconde la bellezza delle stelle con la luce che riflette, non è nulla di speciale.»
Continuava a guardarmi.
«Che hai da guardare tanto?»
«Mah dai, preferivi Theo con la sua malizia e le sue domande sconce?» si riferiva all'allenamento, Theo non ha smesso di chiedermi... qualsiasi cosa fosse sconcia.
«Geloso?» sbuffò.
«Seriamente? Sei geloso che mi stia sul cazzo?» continuai.
«Sembrava ti piacesse...» si alzò e mi diede le spalle.
Mi alzai anch'io e gli appoggiai una mano sulla spalla.
«Non mi piace quel ragazzino in preda agli ormoni.» avrei voluto ridere, ma sembrava colpito profondamente.
«Per ora non mi piace nessuno, nessuno in quel senso.»
«Davvero non ti piace nessuno?» si era girato verso di me e avevo lasciato cadere la mano.
Si era alzato un venticello fresco e la sua sciarpa ora sfiorava il mio braccio. Scossi la testa in risposta alla sua domanda.
«Ti farò cambiare idea.» mi prese delicatamente il viso e mi baciò, un semplice e dolcissimo bacio a stampo.
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Ritorno a Beacon Hills
FanficUna ragazza, diventata matura troppo presto, torna nella propria città dopo una importante notizia comunicata con una semplice lettera. Conoscerà la propria famiglia, ritroverà gli amici persi, se ne farà di nuovi e magari troverà l'amore. La vita c...