domande senza risposta

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Si, decisi di essere io a dare l'ultimo bacio della giornata, proprio io spietata cacciatrice di ragazzi il più virili possibile, sicura di essere etero al 100%. Quella notte ebbi tanto a cui pensare, mi feci mille domande, tutte senza risposta: chi ero io? Cos'era successo? Sono cambiata o sono sempre stata così? Niente non sapevo darmi risposta. Nella mia testa c'era un caos totale che si quietò solo quando verso il tardi mi addormentai. La mattina seguente al mio risveglio Emma non c'era, ma tutte le sue cose erano lì, uscii dalla tenda e la trovai seduta insieme agli altri intenti a fare colazione. Mentre andavo verso di loro, Emma si voltò,  mi vide e mi corse incontro, arrivandomi addosso con un caloroso abbraccio: "eccoti, non ti ho voluto svegliare, sei bellissima mentre dormi" esclamò lei dandomi l'ennesimo bacio, ma il primo della giornata. Non risposi, non sapevo cosa dire, ma sorrisi, non capita spesso un risveglio così. Dopo aver mangiato iniziammo a smontare le tende: era ora di tornare a casa. Caricammo le tende nel furgone del padre di Giulio, un ragazzo della comitiva, e poi zaini in spalla e ognuno sulla propria bici partimmo. Quella notte avevo dormito poco, davvero poco la mia mente era sovraffolata di pensieri che non mi lasciavano riposare, gli stessi pensieri si ripresentarono la mattina e mischiati a sonno e stanchezza garantirono il mio scarso rendimento, facendomi essere così l'ultima della fila. Ma dalla sera prima non ero mai sola con me c'era sempre lei, Emma, che pur di stare al mio passo aveva rallentato. Aveva subito notato che in me c'era qualcosa che non andava, e probabilmente sapeva anche a cosa era dovuto: "un uomo entra in un caffè, splesh" disse lei cercando di distogliermi dai miei pensieri. E mentre ridevo per la sciocca battuta sbandai e caddi dalla bici scorticandomi mani e ginocchia, ma continuando a ridere. Tutti gli altri erano ormai metri e metri avanti a noi così nessuno si accorse della mia brusca caduta, tranne ovviamente Emma che vedendomi a terra tra un misto di lacrime di gioia, di dolore, risate e terreno venne di corsa ad aiutarmi. All'inizio Emma non capì subito se mi fossi fatta male o meno, avevo la testa piegata in avanti per nascondere il volto, ma lei cercò di farmi alzare il viso e una volta fatto mi mise la ciocca di capelli che mi copriva gli occhi dietro le orecchie così che il mio sguardo potesse incrociarsi con il suo.

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