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Un'altra di cui Crowley non ne poteva farne a meno, oltre che le sue piante, era la sua macchina: una Bentley d'epoca

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Un'altra di cui Crowley non ne poteva farne a meno, oltre che le sue piante, era la sua macchina: una Bentley d'epoca.
La macchina era completamente nera e l'ultima volta che aveva messo benzina a quella macchina era stata la prima volta che l'aveva acquistata, poi basta. La lancetta rossa era sempre puntata sul pieno; effettivamente un'auto che veniva dall'inferno non aveva bisogno di benzina.
Crowley scavó  con una mano nella tasca, mentre si diresse fuori dal suo appartamento e, quando arrivò di fronte alla sua ruggente bambina nera, aprì  la portiera e si infilò  sul posto del guidatore. 
La prima cosa che fece prima di partire fu prendere un  disco dei Queen e infilarlo all'interno della radio.
Erano l'unico gruppo che il demone dai capelli rossi ascoltava, gli piaceva e poi erano anche molto bravi.
L'inferno era molto  fortunato ad avere con sé  Freddie  Mercury  e quei suoi fantastici baffetti scuri.
Almeno aveva portato un po'  di gioia in quel posto macabro che faceva venire persino la pelle d'oca a Crowley stesso.
Quel cantante era stata una bene-...una maled-... va beh, quello, per l'inferno.
Il rosso ingranó  direttamente la quinta marcia, fuggendo via come un fulmine ed evitando in tempo una anziana signora che stava a passeggio con il bastone, lei non si accorse di nulla ma si ritrovò ad andare nella direzione opposta da quella in cui stava andando.

Il demone non  vedeva l'ora di vedere il suo migliore amico e di condividere con lui uno  dei suoi vini preferiti.
Di solito, beveva sempre da solo nonostante loro, esseri ultraterreni,  non avessero bisogno di assumere liquidi per il loro corpo.
Si poteva dire che Crowley beveva più per un sfizio personale o per la maggior parte delle volte per far passare il tempo, così diceva sempre ad altri.
Ma  fatto stava che non avrebbe mai rinunciato a una bevuta con quell'angelo.
Non si vedevano dal giorno in cui erano riusciti a fermare l'apocalisse, aveva tante cose da raccontargli e presumeva anche che Aziraphale ne avesse tante da dirgliene a lui.
Parcheggió  di fronte alla libreria, sfrecciando ancora una volta, più di quanto era partito da casa, facendo addirittura colare il cappello da testa a un vigile che stava sorvegliando il perimetro li vicino.
Quest'ultimo si avvicinò e si aggiustò  il cappello, richiamando l'attenzione del demone con un dito alzato; era un uomo  paffuto con una leggera barbetta incolta.

《signore, non può parcheggiare  lì. È  divieto di sosta.》
Disse avvicinandosi a lui con il fiatone, prese un taccuino e scrisse qualcosa con una penna presa dalla tasca.

《Sì sì. 》
Rispose il demone, facendo un gesto della mano e ascoltandolo distrattamente, mentre aprì la porta ed entrò nella libreria, chiudendosi  quell'ultima alle spalle.
Cercò  Aziraphale dappertutto,  ma poi si rese conto che l'unico posto in  cui lo potesse davvero trovare era il retrobottega dove li sapeva che sorseggiava  sempre la sua solita cioccolata calda accompagnata  alla lettura di un buon libro.
Lo trovò, infatti, li seduto vicino alla scrivania e ora la cioccolata calda veniva sostituita da una bottiglia di vino e il libro invece da due bicchieri puliti.

《Ciao angelo.》
Mormorò il rosso, sedendosi di fronte a lui con un sorriso.

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