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Crowley crollò  dal sonno

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Crowley crollò  dal sonno.
Era un demone, vero, e i demoni non potevano provare stanchezza o fame. Ma lui era decisamente crollato; pensava che con una dormita tutti i problemi e lo stress potessero svanire. Ma non fu così quando si svegliò.
Quando aprì  gli occhi, infatti, si sentiva molto più nervoso ed arrabbiato di prima.
Venne colto  da un grandissimo scatto d'ira  tanto che ribaltò  le piante, tutte, non se ne fregó  nemmeno se fossero macchiate o meno.
Ormai la sua rabbia aveva preso il sopravvento e alla fine, quando ebbe ribaltato tutto, si lasciò scivolare lungo i pavimento.
Le dita ossute  si andarono a infilare tra i capelli rossi e li tirarono appena.
Crowley  pianse, come non aveva mai fatto prima.
Era la prima volta che piangeva, in tutti i sui seimila e passa anni che aveva, e sentiva il cuore rompersi.
Rimase così, non sapendo che poco lontano da lui, nella stanza a fianco, sotto la scrivania ribaltata la segretaria  telefonica  si era attivata e il nastro stava registrando la voce del suo angelo.
Crowley non aveva sentito, perché il pianto disperato aveva tappato anche le sue orecchie.

《Ciao, Crowley. Ti ho chiamato molte volte, ma a quanto pare hai la segretaria  quindi a quanto pare mi tocca parlare con lei. Volevo solo sapere se tu stessi bene, mi hai fatto molto preoccupare questa mattina e sei scappato via. Di solito, rimani ancora un altro po'  anche se hai da fare. Va beh, forse era urgente ma fammi sapere quando ci sei per un'altra rimpatriata tra amici.》

La registrazione si concluse, infine, con un sonoro 'bip' e una luce rossa che si spense, essendo che era rimasta accesa per tutta la durata di essa.
Crowley  non accennò  a muovere  nemmeno un muscolo, rimanendo accovacciato a terra con la testa infilata in mezzo alla ginocchia e le lacrime che scorrevano ancora sul viso, andandoglielo a bagnare.
Non avrebbe mai sentito quella registrazione.
Ah, se i suoi colleghi dell'inferno lo avessero visto ridotto in quello stato, lo avrebbero preso in giro fino alla fine dei suoi tempi.
Anche se i suoi tempi non sarebbero mai finiti, si poteva dire che lo avrebbero preso in giro per l'eternità. Sopratutto Hastur e Ligur.
Loro avrebbero riso fino a farsi collassare qualche organo e magari sarebbero anche morti, per la gioia di Corwley.
Non riusciva a crederci ancora. I suoi pensieri arrivavano sempre in un unico punto, concentrandosi su quelle come mosche su un cumulo di letame: Aziraphale non provava nulla per lui. Avrebbe dovuto farsene una ragione e andare avanti ?
Oppure avrebbe lottato con le unghie e con i denti per fargli capire che ci teneva a lui più  di un amico ?
Se glielo avesse detto, non savrebbe concluso a nulla, forse entrambi si sarebbero allontanati, perché il suo amico pensava solo a quella umana.

Scosse la testa; no, non avrebbe portato a nulla dirglielo.
Per lui sarebbe bastato soffrire li in silenzio.
Non gli avrebbe parlato nemmeno per sogno, era troppo orgoglioso e ferito nel profondo per poterlo fare.

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