IV-

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《Allora

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《Allora. C'è  qualcosa che devi dirmi ?》
Chiese Crowley, mentre fece roteare il bicchiere tra le dita con un contenuto rosso tanto quanto le fiamme dell'inferno.
Forse anche più rosso.
Ed era solo il quarto.
La prima mezz'ora  di tempo l'avevano passata in silenzio, dove nessuno parlava ed entrambi preferivano bere piuttosto  che intavolare  un discorso.
Sapeva che il suo angelo l'avesse convocato nella sua libreria non solo per 'un bicchiere di vino', ma che sotto sotto c'era  qualcosa in  più.
L'angelo all'inizio  esitò,  non riuscendo a credere che Crowley  avesse chiesto cosa ci fosse che non andava, e le sue guance divennero rosse. Il demone invece, notando le sfumature di colore sulla sua pelle, perse un battito -nonostante fosse davvero una cosa impossibile, essendo un morto che camminava-, perché credeva che per entrambi fosse arrivata l'ora di potersi dire cosa provavano l'uno per l'altro.
Insomma, Aziraphale era imbarazzato e non lo aveva visto così in imbarazzo da quella volta in cui -nei primi del '700- aveva visto la caviglia di una donna.

《Credo di essermi innamorato, Crowley.》
Lo disse sotto voce come se fosse un segreto o una cosa proibita da non dire perché assolutamente vietata. Non sapeva se ci fossero tali regole in paradiso, ma a maggior ragione  sapeva che gli angeli non fossero inclini all'amore. Li vedeva troppo rigidi per poterli immaginare con un mazzo di fiori e un orsetto  tra le mani.
Nonostante ciò,  Crowley  perse un altro  battito e le sue labbra iniziarono a tremare leggermente come scosse da un terremoto. 
Sperava solo che non si trattasse di un infarto demoniaco o simili, era una cosa impossibile no ?
Ma tutto era possibile in quel mondo che lo stesso angelo aveva considerato come un effabile piano di Dio.

《Beh,  perché me lo dici come se ti fosse morto il gatto ?》

《Io non ho un gatto. E poi...non credo che accetteranno in  paradiso una probabile unione tra me e questa persona.》
Rispose l'albino,  piegando pigramente la testa sul lato e mise su un broncio carico di confusione.

Il rosso si limitò  a scuotere la testa, mentre appoggiò  il bicchiere di  cristallo e fece un profondo sospiro cercando di fermare il tremore che aveva invaso anche i suoi polpastrelli. Non si era mai sentito così, e con  quelle parole -a dirla tutta-  aveva solo voglia di avvicinarsi al suo angelo per poterlo stringere tra le braccia e dire al suo orecchio che c'era lui, ci sarebbe sempre stato per lui.

《In paradiso sono molto esigenti.》
Disse il rosso, storcendo le labbra in una smorfia  ed essendo molto fiero di sé stesso per essere nato un demone.

《Sì,  esatto. Soprattutto per gli esseri umani.》

A quelle parole, Crowley  perse un altro battito ma era sicuro al cento per cento  che fosse molto diverso da quelli precedenti.

《Esseri umani ?》
Chiese, cercando di tenere a freno quel nodo che gli si era formato nella gola e sentiva stranamente gli occhi pizzicare, ma diede la colpa ai suoi occhiali da sole.

Aziraphale  annuì, intrecciando le dita sul grembo: 《è  una umana. La più bella di tutte. Viene  qui nella mia libreria e mi sorride, quasi tutti i giorni.  Mi sono innamorato, Crowley , capisci ?》i suoi occhi brillarono e il sorriso sul suo volto parve illuminarsi.

Crowley fece un sorriso amaro, sentendo qualcosa spezzarsi dentro di lui,e si alzò dalla sedia:《spero che vada tutto bene. Non dimenticarti le protezioni,mi raccomando !》 Disse tirandosi su mentre a malapena la sua voce veniva camuffata con una più allegra.

Aziraphale, che  non se ne accorse nemmeno perché  sembrava troppo preso dell'umana, si sbatté  una mano sulla fronte:《protezioni, giusto. Io ho anche perso la mia spada!》

《Sì sì.》
Disse Crowley muovendo  appena una mano distrattamente mentre raccolse tutte le sue cose e alla fine se ne andò verso la porta, appoggiando la mano sulla maniglia.
《Io ora ho da fare. Ci vediamo ... in questi giorni. Ciao, angelo!》
E con una tale frase uscì  dal retrobottega,  poi percorse tutta la libreria e alla fine uscì da li, tirando una lunga boccata d'aria. 
Guardò  le ganasce  che avevano messo alle ruote della sua auto, schioccò  le dita facendole cadere a terra e salì  in auto partendo  verso casa.

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