10. Solo io

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13 settembre

Caro diario, sono le 6.32. La sveglia è suonata da due minuti, ma io sono ancora qui nel letto. Oggi non sono particolarmente attiva... Non so bene il perché.

Su, Lisbeth, forza! Alzati!

Vado a fare una rapida colazione con solo del latte freddo, anche se la mamma mi dice che dovrei mangiare di più per essere maggiormente in forze.

Indosso una maglietta bianca con la scritta "Be Happy" arcobaleno e insieme dei jeans classici, con un solo strappo sul ginocchio. Mi infilo le nike, prendo lo zaino, lo skate ed infine esco di casa.

Arrivo a scuola e al suono della campanella, come tutti i ragazzi presenti nel piazzale della scuola, entro nella prima aula della giornata: la 17c. Qui mi aspettano due lunghe ore di matematica e un'altra nuova prof. da conoscere.

La professoressa Flekturn sembra molto brava, ma severa e fortunatamente non mi mette in imbarazzo facendomi presentare di nuovo, davanti a tutta la classe.
Visto che la materia mi piace molto, le ore passano in fretta.

Alle 9.55 finisce il corso, quindi metto i libri e l'astuccio nello zaino e esco in corridoio. La prossima lezione sarà arte, perciò per trovare l'aula inizio a cercare la cartina nel mio zaino.

Cazzo...
La piantina!
Dove ho messo la piantina!?!?
L'ho lasciata a casa? Forse è nell'aula di matematica.
E ora come faccio? Di certo non torno in classe per cercarla! Non saprei proprio dove andare.

Poi vedo un ragazzo che si dirige verso di me... ah vero, é quello che mi fissava ieri durante fisica.
"Ciao, sono Andrew.... tu devi essere Lisbeth, scommetto che hai perso la cartina" aggiunge divertito.
"Come fai a saperlo?" rispondo imbarazzata.
"Anche io l'ho persa un sacco di volte l'anno scorso" dice Andrew e poi continua: "A che corso devi andare ora?"
"Mh... arte."
"Anche io! Vuoi che andiamo insieme?" mi chiede entusiasta.
"Sì, perchè no?" accetto volentieri. È la prima volta che qualcuno si mostra gentile verso di me. Non perchè gli altri mi abbiano trattata male, ma nessuno mi ha presa molto in considerazione. In più, questo ragazzo sembra solare, simpatico e disponibile.

Iniziamo a incamminarci verso l'ala sinistra della scuola, dove si trovano le aule di tecnologia e arte.

Entrata in classe, mi saltano subito all'occhio i tavoloni che occupano la maggior parte dello spazio. Davanti a loro si trova una grande lavagna, con un portagessi colorato.
Le numerose finestre, illuminano le pareti ricche di disegni fatti dagli alunni, nel corso degli anni, mentre sulla destra della stanza è posizionata la cattedra della professoressa Cleaner.

Quasi tutti i tavoli sono occupati, tranne uno, dove ci sediamo io e Andrew.

Poco dopo arriva Ginger e al suono della campanella, si aggiunge al gruppo anche una ragazza di cui non ricordo il nome.

La prof parla per 20 minuti e poi ci da una consegna: "Tutti qui dentro avrete fatto almeno un incubo, giusto? O avete delle paure, delle paure dalle quali vi volete liberare. Ecco, bene... voglio che vi prendiate tutto il tempo per sceglierne una e poi che la riportiate sul foglio, poiché l'arte è una delle forme migliori per sfogarsi ed esprimersi. La particolarità di questo disegno, è che dovrete usare solo la matita nera, e sfumarla in tutte le tonalità che volete. Ora passerò a distribuire il materiale... buon lavoro, ragazzi."

Rimango colpita dal compito assegnato, in Arizona ci davano delle consegne molto più semplici.

Prendo la matita, e come infervorata inizio a disegnare. Non ho neanche dovuto pensarci un attimo, sapevo fin da subito il mio soggetto.

Gli altri mi guardano straniti, per la mia velocità. Traccio le linee di base, per la sagoma di un corpo rannicchiato: il mio.
Attorno a me, ci sono un mucchio di persone che camminano per la loro strada, non accorgendosi della mia presenza, evitandomi.
Ci sono solo io, di un color grigio spento. Sono sola, sto scomparendo. Le persone che ho intorno, invece, sono ben definite, di un colore più scuro. Questo disegno è legato particolarmente al periodo dove i miei genitori si sono lasciati.

L'ho finito, sono stata la prima a concludere.
Vedo che ci sono ancora delle persone con il foglio quasi bianco davanti a sè. Osservo i miei compagni di tavolo.

Il disegno di Ginger è quasi finito e come immaginavo è bellissimo. Rappresenta una ragazza, che penso sia lei. Sta scappando da un serpente, sulle tonalità del nero. Cosa vorrà dire?

Poi guardo il disegno di Andrew, non è molto bello, ma l'idea sembra carina. Un grande volto ricopre tutto il foglio. È lui, ma non è un viso qualunque: una parte è bianca, l'altra nera.

"Alice, mi puoi passare il temperino?" chiede Ginger, distraendomi dai disegni.
Vedo la ragazza, di cui non mi ricordavo il nome, annuire con la testa e passarle il temperamatite.

Quando mancano 10 minuti alla fine dell'ora, la professoressa ci dice di presentare i nostri disegni, alla cattedra, uno alla volta.
I volontari alzano la mano. Ginger è la prima a esporre.

"Questo è il mio disegno" spiega, mostrandolo all'intera classe. Guardandolo noto che la sua faccia nel disegno non è affatto impaurita, anzi...

"Ho disegnato me stessa, mentre scappo da un serpente. Il serpente rappresenta le critiche e i pregiudizi, che mi hanno perseguitata per tutta la vita e questo, anche se mi mostro mefreghista, non è facile da accettare. Ne ho veramente paura" ha gli occhi lucidi e li stringe per evitare di piangere, chissàche ricordi sta rivivendo?

Mi chiedo perchè la gente sia così cattiva, crudele per giudicare una persona al loro pari. Mi hanno sempre fatto schifo coloro che criticano senza conoscere, oppure senza una ragione.
Chissà perchè Ginger veniva presa di mira?

Mentre penso a queste cose, non mi accorgo che la prof. mi sta chiamando.
"Signorina Anderson?"
"Mi scusi, arrivo subito."

Agitata, ma meno del solito, viste le storie raccontate dai miei compagni mi dirigo alla lavagna.

Mostro il disegno a tutti e inizio a parlare: "Questa sono io, con le ginocchia al petto e la testa appoggiata sulle gambe. Sto scomparendo alla vista di tutti, nessuno si accorge di me, nessuno si preoccupa di ciò che sto vivendo."
"Perchè ne hai paura?" mi chiede la professoressa Cleaner, sembrando davvero interrata.

Sospiro: "Ultimamente nella mia vita sono cambiate tante cose, qui sono nuova, non ho niente e dietro di me c'è solo buio, un buio incolmabile che mi ha fatto soffrire molto. Le persone accanto a me, nonostante ciò non si sono mai sforzate di ascoltarmi e aiutarmi e mi hanno lasciata sola davanti agli ostacoli. Solo pochi l'hanno fatto, le persone che ho dovuto lasciare. Tutto questo mi ha fatta diventare più forte e consapevole durante i momenti di difficoltà, che la vita mi ha messo e mi metterà davanti."
"Complimenti Lisbeth, un gran bel disegno con un significato davvero importante!" esclama la professoressa, contenta.

Sento che sto per iniziare a piangere, così chiedo alla professoressa se posso andare in bagno e mi ci fiondo immediatamente. Sono ancora troppo sensibile su questo argomento.

Dopo essermi asciugata le lacrime nere di mascara torno in classe, accorgendomi che è gia finita la prima ora. Sorpresa, trovo tutte le mie cose in ordine, nella cartellina.

Tutti gli alunni sono già usciti, tranne Ginger che mi guarda preoccupata.
"Hey, ti ho messo a posto il materiale." dice comprensiva.
"Grazie, non dovevi..." devo avere ancora gli occhi arrossati.
Usciamo insieme dalla classe e iniziamo a parlare, raccontantandoci le nostre storie.

{💛}

Ciao, questo è il nuovo capitolo❤️. Speriamo che vi sia piaciuto. Grazie per le 600 letture, lasciate una stellina e un commento se la storia vi sta appassionando💕. Per scoprire di cosa parleranno Ginger e Lily, vi aspettiamo domenica con un nuovo capitolo.

Lety & Ele

Questa sono io || Lety&EleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora