18. Incidente alla St. James

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05 ottobre

Il paesaggio che mi circonda riflette il mio stato d'animo. Il cielo è grigio e le nuvole lo attraversano come se stessero facendo una gara tra di loro. Gli alberi che circondano gli steccati delle case, quelli che una volta mi sembravano tanto verdi, ora risultano come morti, spenti.

A dire la verità è da un po' di giorni che c'è questo tempo cupo e triste, ma il mio umore non c'entra affatto con quello.

Stanotte non avevo per niente sonno e mi sono addormentata verso le 2.30, quindi, caro diario, puoi sicuramente capire la mia frustrazione. Inoltre a peggiorare il tutto, mi sono svegliata di colpo verso le 5.30, senza riuscire più ad addormentarmi.

Quanto avrò dormito? Sì e no, tre ore? Mi chiedo come farò ad affrontare la giornata scolastica...
In questo momento, però, sono molto sveglia e dato, che non sono riesco a chiudere gli occhi, mi preparo e prendo lo skateboard, per farmi un giro.

Ormai il mio orologio nero indica le 7.05, sono via da un'ora, ma so che la mamma non si preoccuperà perché é ormai abituata alle mie uscite notturne o mattutine.

Mi è venuta un po' di fame, quindi mi dirigo nel nostro bar di fiducia, aperto da pochi minuti e ordino un latte freddo più un croissant.

Sto per qualche minuto a guardarmi intorno, ma verso le 7.20 riprendo il cammino per la scuola. Dopotutto, meglio arrivare in anticipo, che in ritardo!
Non ci sarà nessuno, penso io e, infatti, appena metto piede nel parcheggio non vedo neanche un'anima viva.

Noto le macchine di alcuni professori e dei bidelli. Mi siedo abbastanza distante dall'entrata, perché non vorrei che, più tardi, Allyson e le altre mi prendessero nuovamente di mira.

Faccio per prendere il telefono, ma quando tasto la tasca più piccola della cartella, mi accorgo che è vuota.
"Oh, cazzo!" esclamo ad alta voce.
Ripenso al mio traumatico risveglio e mi ricordo di non averlo staccato dalla carica.

Pazienza! Più che altro mi chiedo cosa farò per la prossima mezz'ora?
Dopo aver fissato il vuoto per un tempo indefinito, noto una macchina verde entrare e parcheggiare nel posto dedicato ai docenti.

Scende la professoressa Brought, piena di cartelline fino al collo. Mi vede, così la saluto con un classico "Buongiorno, prof."
Si avvicina e mi sembra leggermente più pallida del solito. Si guarda attorno, smarrita in cerca di non so cosa.

Apre la bocca, forse per salutarmi, ma senza emettere alcun suono, cade a terra sulle ginocchia e poi su tutto il corpo.

Abbandono lo skate e corro verso di lei. Le scuoto vigorosamente le spalle: "Prof.? Professoressa, mi sente?"
"Prof., sta bene?" Nessun segnale. Le ascolto il polso che pulsa e avvicino l'orecchio alla bocca sentendo il suo respiro ansimare.

Non so che fare, così inizio ad urlare diversi "Aiuto!", ma neanche una persona si accorge della mia presenza.

"Cosa faccio, cosa faccio?" mi sta per venire un attacco di panico, ma non me lo posso proprio permettere.
Mi viene in mente quel laboratorio sull'ambulanza fatto alle elementari e dato che non ho il telefono, prendo quello che la prof. teneva in mano.
Grazie al cielo, non serve la password! Cavolo, ho appena rubato un telefono... ma per buona causa! Cosa vado a pensare?!

Digito in fretta il numero 911 sulla tastiera.
Mi risponde dopo pochi secondi, una signora. Mi chiede le informazioni necessarie per venire a prendere la professoressa.

Do tutte le coordinate e spiego che ho visto la prof. svenire davanti a me.
Mi dice che i soccorsi arriveranno subito poiché l'ospedale é abbastanza vicino.
Infatti, neanche un minuto dopo, vedo il furgone con la scritta "Ambulance" rallentare e poi fermarsi, davanti alla scuola. Tre infermieri stanno correndo qui con la barella e la valigetta in mano.

Questa sono io || Lety&EleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora