CAPITOLO 6

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Base di Miraval
Quella sera, dopo cena, Percy, Talia e Nico erano seduti sul letto della ragazza.
Percy disse. "Miraval ha sentito il mio discorso con Luke... gli ho spiegato quello che è successo sulla Terra, tra me e... loro." "Ha detto qualcosa? Non è che ti ha giudicato... fragile?" Talia fissava spaventata il cugino. "No, niente del genere. Anzi, ha detto che conosce un modo per... controllare il dolore. Se volete, è disposto ad aiutare anche voi." Talia si entusiasmò. "Certo che vogliamo! Sarà fantastico!" Nico annuì, concorde. Percy sorrise. Poi guardò l'ora. "Anche se non scorre il tempo, domani dobbiamo svegliarci presto. Sarà meglio andare a dormire, adesso." Talia annuì. "Concordo. Liberatemi il letto, su." Nico e Percy soffocarono una risata. "Agli ordini, capo!"

La mattina successiva, Lord Miraval li attendeva nella sala addestramenti. A differenza del giorno prima, però, non vi erano nè bersagli nè manichini. Lo spazio era completamente libero.
Agli sguardi sorpresi dei ragazzi, Miraval disse. "Vi avevo preventivato che le lezioni si sarebbero divise in lezioni teoriche sui costumi e lezioni di addestramento pratico. Stamattina avremo una lezione sui costumi, che dovrete apprendere. Molti pianeti ne fanno uso. So che sulla Terra non sono così in voga, attualmente. Ma molti pianeti li considerano ancora uno sfoggio di ricchezza e cortesia."
Percy lo fissò, mentre un dubbio gli si insinuava nella mente. "A che cosa vi state riferendo, Lord Miraval?"
Miraval lo fissò, sorridendo lievemente, come se avesse capito a cosa stesse pensando il giovane. "Alla danza. Siete dispari, e perciò Talia ballerà con Nico e Perseus, a turno."
Percy e Nico impallidirono. "Io non danzo." Dissero in coro. "Certo che lo farete. Anzi, Perseus, tu e Talia inizierete, per mostrare agli altri come danzano gli elfi."
Talia, sorridendo lievemente, andò al centro della stanza. Percy, invece, rimase fermo dove si trovava. "Perchè io?" "Perchè devi affrontare le tue paure." Pur sapendo che non si stava riferendo alla danza, Percy rispose. "Non ho paura di ballare." "Ottimo. Vieni e dimostralo, allora."
Colpito nell'orgoglio, Percy avanzò fino a raggiungere la cugina.
"Molto bene. Perseus mano sinistra sul fianco di Talia. Talia, mano destra sulla spalla di Perseus. L'altra mano deve prendere quella dell'altro."
I due eseguirono.
"Dovreste stare più vicino."
Luke cominciò a ridacchiare, mentre Percy avvicinava controvoglia la cugina a sé.
Talia gli mormorò all'orecchio. "Io ucciderò Luke." "Sentiti libera di farlo. Non sarò io a fermarti, certo."
Miraval disse loro. "Cominciate a muovervi. Un due tre. Un due tre." I due ragazzi danzarono, anche molto elegantemente.
Solo a guardarli, si notava uno sfoggio di eleganza e quasi di potenza, come se in quel ballo fossero contenute tutte le loro qualità e i loro punti di forza.
Miraval sorrise. "Come potete vedere, più disinvolti si è, maggiore sarà la buona impressione che farete sui vostri osservatori. Gli elfi, in particolare, trovano divertente mostrare la loro superiorità in tutti gli ambiti, la danza compresa."
Percy e Talia continuavano a danzare, mentre i restanti sette ragazzi li osservavano sconvolti.
Miraval sorrise. "Molto bene. Ballate anche voi, su. Nico, aspetta ancora un po', il tempo che Perseus ti dia il posto." Nico annuì, sedendosi per osservare i compagni ballare.

Dopo il pranzo, i Cavalieri entrarono nella sala addestramenti, contenti di vedere i manichini.
Miraval era sempre lì, pronto ad aspettarli. "Ben arrivati. Oggi ci addestreremo solamente con la spada. Ieri l'allenamento con l'arco ha dato i suoi frutti, e non serve proseguire anche oggi. So che siete stati allenati da Chirone e dalle parole di Lord Caos non so bene cosa aspettarmi. Vediamo cosa siete in grado di fare. Dopodiché, rifletterò molto su come impostare i vostri allenamenti. Ho visto cosa sapete fare, e credo che entro poco, Lord Caos potrà finalmente avere i suoi Cavalieri."
I nove ragazzi cominciarono ad allenarsi.
A differenza del giorno prima, Lord Miraval rimase fermo, passando il suo sguardo freddo sui ragazzi, senza commentare niente nè dare suggerimenti.
Dopo qualche ora, li fermò.
"Ho visto che abbiamo del lavoro da fare. Le vostre abilità non sono uguali tra di loro, ma possiamo renderle quasi omogenee. Ovviamente, qualcuno di voi mostrerà una predisposizione all'utilizzo di quest'arma, così come qualcuno di voi mostrerà predisposizione al comando."
I ragazzi lo fissarono, confusi dall'ultima frase.
Miraval, senza spiegarsi, congedò i ragazzi.
"Per oggi potete andare, abbiamo finito. Perseus, Talia, Nico, aspettate un attimo. Devo parlarvi di una cosa."
I sei ragazzi non interpellati uscirono dalla porta, pronti ad andare a lavarsi e rilassarsi.
"Perseus vi ha parlato della mia intenzione?" Talia e Nico annuirono. Il ragazzo disse. "Abbiamo deciso di unirci anche noi, Lord Miraval."
Miraval annuì, come se avesse preventivato questa decisione.
"Sono molto contento della vostra scelta, naturalmente. Senza i pensieri e le preoccupazioni, avrete sicuramente più possibilità di divenire degli eccellenti Cavalieri. Probabilmente i migliori che Caos abbia mai avuto."
I tre abbassarono lo sguardo, orgogliosi delle parole del Lord.
"Inizieremo domani. Oggi vi volevo spiegare cosa avevo intenzione di fare." I tre annuirono.
"L'allenamento consiste nel controllare il dolore, la sofferenza. Purtroppo, sono emozioni molto forti, perciò sarà possibile fermarle solo sostituendole con l'indifferenza."
Percy corrugò la fronte. "In che senso, Lord Miraval?"
"Quando sarete sopraffatti dal dolore, lo potrete fermare, sostituendole con niente. Non sentirete nemmeno le emozioni positive, fintanto che manterrete attiva questa protezione." "Ha dei vantaggi?" Domandò Nico. Miraval annuì. "Naturalmente. Non sentendo emozioni, sarete razionali completamente, senza offuscamenti o distrazioni." Talia annuì. "A noi va bene anche con questa clausola." Miraval sorrise. "Lo avevo immaginato. Andate, adesso. Mettetevi in ordine prima della cena."

Terra
Olimpo
Ade sospirò. "Non abbiamo alcuna notizia su loro tre. Se ne sono andati, ed è l'unica cosa certa che abbiamo su di loro. Dovremo difenderci da soli, questa volta."
Alla fine del consiglio, che non determinò niente, Persefone andò incontro ad Ade.
"Mia madre mi ha detto cosa hai fatto con Nico! Ti rendi conto di come ti sei comportato?" Ade annuì. "Lo so, ma..." "Ma niente! Sai vero se è solo per Nico se hai acquistato un po' di credibilità tra loro, vero? Addirittura da salire sull'Olimpo non solo per il Solstizio! Ma no, hai trattato comunque malissimo il tuo unico figlio! Come ti è venuto in mente di mettere in dubbio le sue parole? Era chiaro che non avrebbe mai inventato niente, solo per non mettere te nei guai!"
Persefone lo guardò disgustata. "Vedi di trovarlo alla svelta! Non voglio rivederti fino a che non lo ritrovi!"
Persefone raggiunse la madre Demetra che, dopo aver fulminato con lo sguardo il dio dei morti, se ne andò.
Zeus e Poseidone si avvicinarono al fratello, posandogli una mano sulla spalla ciascuno.
"Stai bene?" Ade annuì. "Beh, Zeus tu non rischi di litigare con Era per Talia, almeno." Zeus scosse la testa. "Difficile, visto il suo disprezzo per lei."

Nel frattempo, Artemide parlava con il fratello Apollo. "È solo colpa mia, se Talia se ne è andata. Lei non meritava le mie accuse: aveva un cuore buono e io l'ho rovinato..." Apollo le mise una mano sulla spalla, ma la dea si divincolò dalla presa, correndo via, in lacrime.
Poco distanti, Efesto ed Ermes osservavano la scena. Ermes guardò Efesto. "A che pensi?" "Anche se li ritroveremo, non sarà più come prima." Ermes, pur avendo intuito i soggetti della frase del fabbro, domandò. "In che senso, Efesto?" "Sai, una frase che dicono spesso gli inventori qual è? Se rompi una persona, non la puoi più aggiustate. Le loro azioni hanno rotto Percy, Nico e Talia, in modi diversi. Ma non saranno più come prima. Mai più."

Campo
Rachel era seduta su un sasso, vicino al fiume. "Rachel, mi hai chiamato?" L'oracolo si voltò: Apollo era lì, in maglietta e pantaloni, come un normalissimo ragazzo del Campo.
"Sì, Apollo. Io... è un po' di giorni che vedo delle strane immagini." Apollo annuì, paziente. "Che tipo di immagini, Rachel? Visioni?" La ragazza annuì. "Più o meno. Sono simili a ricordi, ma è impossibile. Sembrano le cose che vedevo prima di diventare l'oracolo. Ma, appena preso lo spirito di Delfi, erano sparite." "Dimmi cosa vedi. Se non so cosa sono, non posso aiutarti." Rachel annuì. Dopo aver sospirato, disse. "Vedo Percy, Nico e Talia con dei draghi. Non come Peleo, molto più grandi. Enormi. Ma non li stanno combattendo, li stanno usando."
Apollo rimase in silenzio per qualche istante. "Sono sulla Terra?" Rachel alzò le spalle. "Potrebbe, io non lo so. Non vedo niente di ricollegabile ad un luogo preciso." Apollo annuì, dicendo. "Non parlarne con nessuno, Rachel. Almeno fino a quando non ne veniamo a capo. Se hai delle altre visioni riguardanti Percy, Talia o Nico, chiamami subito." Rachel annuì. "Va bene."
Apollo, dopo aver sorriso alla ragazza, sparì.
Subito dopo essere rimasta sola, Rachel venne raggiunta da Annabeth e Grover.
"Rachel!" La ragazza si alzò. "Ciao, ragazzi. Come va?" Annabeth fece un cenno distratto con la mano, prima di chiedere. "Sai qualcosa su Percy?"
Rachel, arrabbiata, alzò la voce. "State scherzando, vero? Lo avete abbandonato! Andate via!"
"Rachel, per favore." Annabeth venne zittita da uno schiaffo di Rachel. "È SOLO COLPA TUA SE PERCY SE NE È ANDATO!"
L'oracolo, in lacrime, corse via, lasciando i due ragazzi immobili, e sconvolti.

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

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