CAPITOLO 13

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Ypros

Percy era uscito presto dalla tenda, preferendo passeggiare un po' davanti alle tende. Da una di loro uscì Zoe, che sorrise al ragazzo. "Mi posso unire?" Percy annuì. "Certo che puoi, Zoe." Mentre camminavano, Zoe lo rimproverò. "Non dovevi passare la notte con la principessa, Percy. Non è adatto a un cavaliere." Percy sospirò. "Zoe, non mi sono approfittato di lei. Ha detto lei che voleva, per aiutarmi a..." "A?" Zoe lo incitò. "A dimenticare Annabeth. Ho provato a dirle che non sarebbe stato giusto per lei. E che io non sarei rimasto a lungo lì." "Non le importava?" "No. Ha detto che anche lei pensava ad un altro. Potevamo farci compagnia a vicenda." Zoe sorrise, scuotendo il capo. "Incolpa i tuoi occhi per quello. Sono bellissimi." Percy ricambiò il sorriso. "Grazie Zoe."
La ragazza abbassò lo sguardo, prima di dire, indecisa. "Ti ricordi quando Talia mi aveva dato ragione sui maschi e io ho detto che tu eri diverso?" Percy la fissò, prima di chiedere. "Stai per rimangiarti la parola?" "Nono. Per niente, lo penso ancora. Sei diverso dagli altri eroi. Sei il più potente di tutti, ma anche il più umile. È... raro trovarlo in qualcuno." Percy la guardava. "Allora con che proposito lo hai citato?" Zoe lo guardò negli occhi, rispondendo. "Annabeth è quella che ha sbagliato, non tu. È stata lei a tradirti e non tu. Talia aveva scelto molto bene, fidandosi di te. Era Annabeth quella a... non essere affidabile. Ti chiedo scusa per quello che ti avevo detto prima di comprendere la tua vera essenza." Percy, nascondendo le lacrime agli occhi, scosse la testa. "Non esserlo. Le tue parole mi hanno aiutato a crescere. E Annabeth... probabilmente Marcos le dava qualcosa che io non ero in grado di darle. Non importa, credo di poterlo superare." Zoe scosse la testa. "Non illuderti. Io non ho superato Ercole." Percy la guardò. "Quindi? Magari..." "Il tuo amore è più puro del mio e io non ho superato Ercole. Non dimenticherai mai Annabeth. Potrai conviverci, però."

Dopo aver lasciato Zoe, Percy si diresse verso l'arena dell'accampamento, dove trovò Luke allenarsi con dei manichini.
Sorridendo, disse. "Ho un senso di dejavu. Stavi per cercarmi, per caso?" Luke si voltò, sorridendo. "Sì, in effetti ero lì lì per venire da te. Pensavo che però avresti dormito fino a tardi, per recuperare le ore perse ieri..." "La smetti di fare insinuazioni, per favore?" Luke rise, rispondendo. "Solo una cosa: come vi siete lasciati?" "Bene, credo. Sono andato via mentre dormiva." "A Zoe lo hai detto?" Percy scosse la testa. "No, grazie, e non dirglielo. Ho già troppe prese in giro e rimproveri così." Luke annuì. "Perchè te ne sei andato via? Non credevo fossi il tipo." "I celtici possono leggere il cuore di una persona. Sapeva di Annabeth. Non volevo percepisse la mia..." "Colpa?" Percy annuì. "Meglio passare per un poco di buono che per un debole." "Convinto tu." "Fidati, è stato per il meglio. Sapeva a chi avrei pensato. In un modo o nell'altro." Disse.
Percy, poco dopo, disse. "Ti va di allenarti un po'? Sai, in onore dei vecchi tempi." Luke ghignando rispose. "Credevo che non me lo avresti chiesto."

Rientrato nella tenda, Percy vide Talia seduta sul suo letto. "Stanotte ho sentito dei singhiozzi." Percy annuì, sedendosi vicino a lei. "Sì, è così. Nico ha avuto un incubo. Io... Tals penso che forse sia un po' colpa mia." "No, Perce. Semplicemente è troppo da superare. Siamo sottoposti a pressioni molto forti, non è da biasimare se, a volte, sfoghiamo i nostri sentimenti con degli incubi." "Nico era terrorizzato, Tals. E se... ha paura di un possibile aiuto da parte di Miraval? Infondo non è quello che ci aveva raccomandato il Lord?" Talia annuì, seria. "Quindi? Come ci comportiamo? Non penso che le torture di Miraval siano il meglio, per noi. Toglievano tutte le emozioni, e io voglio vivere." Percy annuì. "Lo so. Motivo per cui esiste una sola soluzione. Aspetta qui, torno subito."

Dopo poco tempo, Percy rientrò, seguito da Nico e da una serva del regno.
"Ho spiegato al re di Ypros che abbiamo bisogno di recuperare le forze più che possiamo. Per stasera, ceneremo noi tre da soli. Gli altri Cavalieri ceneranno nelle loro tende. Ylenia, qui, è un'ancella del re e si è offerta di provvedere alla nostra..." "...desinazione. Ne sono molto onorata, ovviamente." La giovane aveva dei capelli neri, gli occhi blu ed una corporatura minuta. Le sue orecchie erano leggermente a punta. Talia, osservandole, domandò. "Siete un'elfa?" La giovane rise, arrossendo. "Un'elfa? Io? No, Cavaliere, sono una gnoma. Essere del bosco, ma meno nobile degli elfi." "Mi scuso per l'errore." "Non preoccupatevi, my Lady, molti commettono tale errore. È nella natura umana interpretare male i segni."

La cena venne servita ed Ylenia si ritirò per lasciare intimità ai cavalieri.
Nico e Talia guardarono Percy. Lui sorrise e disse. "Tecnicamente non ho mentito. Dobbiamo davvero riposare in vista della battaglia di domani. Non ci serviva cenare da soli, questo è ovvio, ma ho pensato che ci serviva un momento per noi. Sapete... da passare in famiglia." I due sorrisero alle parole di Percy. "Credo che tu abbia davvero ragione, Perce." Disse Nico, facendo sorridere l'altro semidio. Talia annuendo, disse. "Beh, dopo la principessa dei celtici, penso che Ylenia possa essere un'interessante conquista, Perce." "Perce non si fa problemi per le sue conquiste." Disse Nico. Percy sbuffò e disse. "A Percy non piace questa conversazione." "Parli di te in terza persona?" Chiese Talia, ridendo forte. Nico, ridendo anche lui, si appoggiò sorridendo al cugino. "Grazie." Disse poi, guardandolo negli occhi. "Di cosa?" "Lo sai benissimo." Rispose il minore. Percy, incrociando per un momento lo sguardo di Talia, disse. "Per la famiglia questo ed altro."

La notte era scesa, e la cena era conclusa da molto tempo. Percy osservava il soffitto della loro tenda, sorridendo per i momenti felici passati insieme ai suoi due cugini. Ad un certo punto, i suoi sensi si risvegliarono. Qualcosa si stava muovendo. E sembrava impazzita. Immaginando un nemico alla porta, Percy si alzò, abituando velocemente la propria vista al buio. Capì all'istante che non era un nemico la causa del rumore, bensì sua cugina, che si agitava per un incubo.
Percy le fu subito accanto. "Tals, svegliati. Tals!" La ragazza spalancò i proprio occhi e la sua espressione spaesata ricordò dolorosamente al ragazzo la medesima espressione indossata quando si erano conosciuti, ovvero quando il Vello aveva funzionato troppo bene, curando anche le ferite inferte alla giovane Talia.
"Tals, stai bene?" "Ho fatto un incubo, era... terribile." "Cos'hai sognato?" "La battaglia di domani, Perce. Tu non puoi parteciparvi." "Per quale ragione?" "Morirai domani. Ho sognato la tua morte e la... perdita era insopportabile." Percy la abbracciò, sussurrando. "Sono qui e sono vivo. E non vado da nessuna parte." Talia ricambiò l'abbraccio, aggrappandosi al cugino come se fosse un rifugio da una tempesta. "Fammi spazio." Disse Percy, accennando al letto. "Dormi con me?" Gli chiese Talia, sorridendo. Percy annuì. "Non prendermi a calci, però." I due cugini erano sdraiati vicini. Percy, abbracciandola ancora, disse. "Buona notte, Tals." "Notte, Perce."

"Bene; bene. Ma guarda un po'." Percy e Talia spalancarono gli occhi, vedendo come prima cosa Nico a braccia conserte davanti al letto di Talia. Talia sbuffò. "Ma perchè fai tutto questo casino, Nico? Qual è il tuo problema?" Nico guardò Percy, sbuffando. "Non hai dormito con me quando ho avuto io l'incubo." Percy rise. "Mea culpa. Rimedierò, non temere."

Terra
Marcos era inginocchiato davanti a Gea. "Mia signora, mi avete fatto chiamare?" "Esattamente. Hai scoperto se Percy Jackson, Nico Di Angelo e Talia Grace sono morti?" Marcos indietreggiò, deglutendo e rispondendo. "Non ne posso essere sicuro, mia signora. Non abbiamo la certezza, perchè non abbiamo più spie all'interno del Campo. Abbiamo potuto comprendere che però non sono mai stati ritrovati." Gea si allontanò di pochi passi, rispondendo. "Sei stato scelto per compiacermi, Marcos, non dimenticarlo mai." "No, mia signora. Ne sono consapevole e..." "Silenzio!" Una volta ottenuto, Gea proseguì. "Non voglio solo che siano dispersi, li voglio morti. Comprenderai anche da solo che sono pericolosi vivi." Marcos annuì. "Io, John e Juliet possiamo partire per l'Alaska. È lì che si sono diretti." Disse il semidio. "Non da soli. Non potete competere con loro, nemmeno se fossero moribondi. No... manderò qualcun altro a occuparsi della ricerca." Marcos si inchinò ancora più profondamente. "Come volete, mia signora."
"Vattene." Marcos uscì, lasciando la divinità sola, a meditare le sue prossime mosse sulla scacchiera del mondo.

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

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