Una settimana dopo
Terra
Chirone allertò i capogruppi. "Ragazzi, New York è sotto attacco. Preparatevi, velocemente. Non possiamo fare ritardi, questa volta." Annabeth chiese. "Chi la sta attaccando? Ancora i Titani?" Chirone non rispose, forse per la prima volta in tutta la vita della ragazza, ad una sua domanda. "Sbrighiamoci e basta, Annabeth. Non abbiamo molto tempo."
La figlia di Atena chinò il capo e decise di obbedire.
Giunti a New York, i semidei vennero disposti intorno all'Empire State Building, luogo dove l'armata nemica si stava dirigendo.
Annabeth, seguendo lo sguardo triste ma arrabbiato del centauro, vide i tre fratellastri dei suoi amici. John, Juliet e Marcos, lì sogghignanti tra le armate dei Giganti.
"TRADITORI!" L'urlo provenne da Clarisse, che fissava disgustata Marcos, in particolare.
Marcos scoppiò a ridere. "Delusi? Non mi sorprende che siate disperati adesso." Juliet ridacchiò, squadrando Artemide con un ghigno. "Ci avrei pensato due volte prima di allontanarli, sai?"
I tre cugini cominciarono un rituale per riportare Gea al potere. Dopo averlo compiuto e averla riportata al potere, Marcos ghignò ai semidei. "Secondo me, adesso vi pentite di averci preferito ai quei tre miserabili."
Gea alzò le braccia. "Finalmente." Dalla Terra si aprirono dei passaggi fino al Tartaro, da dove uscirono i figli della divinità. "Preparatevi alla vostra fine. Se vi inchinerete a me, verrete perdonati. Solo gli dei devono pagare, voi semidei, come John, Juliet e Marcos hanno capito, possono scegliere."
I semidei del Campo rimasero fermi. Gea sospirò. "Uccideteli."Alla fine della battaglia, o del massacro, Atena trovò i tre dei maggiori. "Zeus." Il re degli dei guardò stanco la figlia. "Dimmi, Atena." "Sono morti dieci semidei, quaranta cacciatrici, non so bene quanti centauri, satiri e spiriti della natura. E tutti sono feriti." Zeus abbassò lo sguardo, annuendo. Atena si allontanò. Poi, fermandosi, disse. "Senza loro tre, perderemo. Spero ve ne siate accorti anche voi." Se ne andò, lasciandosi alle spalle i tre dei a confrontarsi con il loro dolore e il loro senso di colpa.
Base di Miraval
"Siete patetici." La voce di Miraval arrivò alle orecchie di Talia tagliente. La ragazza abbassò lo sguardo. "Abbassi lo sguardo, Talia? Non mi sorprende. Patetica e codarda. Forse tuo padre non aveva tutti i torti. Scappi da tutto e da tutti. Non sei degna..." "NOO!"
Talia si svegliò improvvisamente. Sospirò, era solo un incubo.
Le tende intorno al suo letto si mossero.
"Talia? Stai bene?" Percy le si era accovacciato di fianco. Talia scosse la testa, piangendo. "No. Io... Miraval... è anche nella mia testa!" Percy la abbracciò. "È colpa mia, mi dispiace." "No, non è vero. Tu ce lo hai proposto, noi abbiamo accettato. Ero così felice di avere l'opportunità di liberarmene. Di tutto quel dolore. Ma... Miraval è diventato il nostro carceriere. Non abbiamo un momento libero, non possiamo sfuggire a lui! È ovunque e tutti gli sono leali!" Percy sospirò. "Mi sento diverso da quando siamo arrivati. Mi sento più razionale, forse, ma meno empatico." "È un bene? In battaglia la razionalità è fondamentale." "Ma nella vita lo è l'empatia. E... non lo so... non so se sia un bene o un male."
Prima che Talia potesse rispondere al cugino, Lord Caos apparve nella stanza, svegliando tutti e nove i ragazzi.
"Mio signore?" Luke si alzò immediatamente, chinando il capo.
"Semidei. Con piacere vi comunico che potete finalmente diventare dei Cavalieri. Siete pronti."
I ragazzi si scambiarono delle occhiate eccitate, mentre Talia, Nico e Percy si guardarono sollevati, comprendendo che la tortura sarebbe finita presto.Angolo autrice
Ehi!
Ecco a voi un nuovo capitolo!
Scusate, la scuola mi ha ucciso!
Alla prossima!
By rowhiteblack
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Stand By You
FanfictionWhat doesn't kill you makes you stronger universe! Abbiamo scoperto cosa è successo un anno dopo la scomparsa di Nico, Talia e Percy dalla Terra. Ma come sono diventati Cavalieri? Cosa hanno provato nel rincontrare i loro amici, creduti morti? Quest...